Tornano oggi a scioperare per la terza volta (dopo le giornate del 13 dicembre e del 2 febbraio) gli oltre due milioni di metalmeccanici in lotta per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro scaduto da alcuni mesi.
Tra le diverse rivendicazioni, spicca quella di un aumento salariale di 280 euro ai quali le associazioni padronali oppongono 177 euro.
Proponiamo qui di seguito la presa di posizione con la quale i compagni e le compagne di Sinistra Anticapitalista parteciperanno a questa giornata di lotta. (Red)
Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici scioperano per il contratto nazionale, per un salario decente, per recuperare una inflazione mai così alta negli ultimi anni e difendere le condizioni di lavoro. Mai lotta è stata più giusta e necessaria.
I salari italiani da 30 anni risultano in perdita costante. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha certificato che dal 2008 ad oggi sono scesi di 8,7 punti percentuali. Le aziende, hanno continuato a fare profitti e la Federmeccanica rifiuta qualsiasi aumento salariale cercando di smantellare definitivamente il contratto nazionale. Continua l’inaccettabile catena degli omicidi sul lavoro prodotta dalla deregulation padronale e dalla mancanza di misure di sicurezza. Servirà una lotta molto dura per battere padronato e governo che, a sua volta, ha programmato per le lavoratrici e lavoratori del pubblico una riduzione degli stipendi.
Viviamo in un mondo in cui la crisi del sistema capitalista basato sulla concorrenza e sulla ricerca del massimo profitto vede i grandi paesi imperialisti, guidati da padroni sempre più potenti e voraci, impegnati non solo in una concorrenza estrema (vedi i dazi), ma anche in un forsennato riarmo militare, moltiplicando così i possibili scontri di guerra. Il conflitto in Ucraina, determinato dell’invasione russa, ha già prodotto un milione tra morti e feriti; in Medio Oriente è in corso il mostruoso genocidio del popolo palestinese compiuto dal governo israeliano, col sostegno attivo degli Usa e la totale complicità dei governi occidentali (ma non solo), compreso il nostro. Oggi Usa e Russia discutono di come spartirsi il mondo, ma anche la Cina e altri nuovi attori sono presenti in questa lotta per il controllo dei diversi spazi e la divisione del bottino, cioè delle ricchezze prodotte dalle classi lavoratrici.
E l’Europa capitalista, dopo che l’UE ha imposto per anni l’austerità, programma un folle riarmo da 800 miliardi che sarà pagato dalle classi lavoratrici con l’ulteriore taglio della sanità, l’istruzione, il welfare e con bassi salari, aumentando ancor più i profitti delle industrie belliche. Sperano così di rilanciare la loro economia promovendo una regressione sociale senza fine e creando le condizioni per terribili confitti armati. Non è certo aumentando le spese militari, ma anzi solo riducendole drasticamente, come sempre si è battuto il movimento operaio che si potrà rompere l’infernale spirale di guerra e soddisfare invece i bisogni sociali, economici e democratici delle popolazioni. Sono inaccettabili le proposte dei pazzi ministri che propongono di trasformare il settore dell’auto in catene di montaggio per carri armati e missili.
Questa crisi capitalista profonda favorisce lo sviluppo in tutti i paesi delle forze reazionarie e fasciste; in molti sono già arrivati al governo; in altri sono vicini e già oggi influenzano la politica dell’UE. Sono forze anche diverse, ma con medesime strategie e idee politiche, nazionaliste, razziste, colonialiste, patriarcali; sono nemici giurati della democrazia e della classe lavoratrice che vogliono dividere in primo luogo tra lavoratrici/tori originari e migranti.
Per tutte queste ragioni è decisivo per il futuro della classe lavoratrice, tornare ad essere protagonista; battere i padroni, la Federmeccanica, il governo; riconquistare un contratto di lavoro che difenda le condizioni di vita e di lavoro. E’ così che si può tagliare l’erba sotto i piedi delle forze fasciste, difendere gli spazi democratici, costruire una alternativa sociale alla crisi del capitalismo e alle sue barbarie sociali, di guerra e di distruzione ambientale.
Oggi, più che mai serve una sinistra di lotta, capace di difendere un progetto di trasformazione rivoluzionaria e profonda della società, che metta al centro non i profitti e le rendite, ma i bisogni delle/dei cittadine/i. E’ difficile, ma bisogna trovare la strada per rompere con il capitalismo e costruire una società ecosocialista, democratica, libertaria, egualitaria e femminista.