Il silenzio che, soprattutto a sinistra, sta accompagnando la decisione del Consiglio di Stato (e quindi del DECS – sappiamo quali sono i criteri che regolano i rapporti tra membri del governo quando l’azione di un dipartimento viene contestata) di riconfermare la nomina di Desirée Mallè e Mattia Pini alla guida della Sezione dell’Insegnamento Medio Superiore (SIMS), è imbarazzante.
Questa decisione ripropone la decisione dell’inizio di luglio 2024, oggetto di un ricorso accolto dal Tribunale Amministrativo Cantonale (TRAM). Quest’ultimo aveva annullato la decisione, invitando il governo a emanarne una nuova che dimostrasse in modo approfondito che i due candidati scelti fossero effettivamente in possesso di tutti i requisiti previsti dal bando di concorso.
Come noto, fu proprio un’interpellanza dell’MPS (presentata pochi giorni dopo la comunicazione della nomina e quindi indipendente dalla presentazione del ricorso e dalle ragioni dei ricorrenti) a sollevare la questione. Successivamente, la decisione del TRAM di fine febbraio 2025 ha suscitato una serie di prese di posizione. Ma, val la pena osservare, anche senza il ricorso e la successiva decisione del TRAM, la nomina decisa lo scorso luglio è stata una pessima scelta.
Le ragioni alla base della contestazione della decisione di luglio non erano di carattere amministrativo o giuridico, ma eminentemente politico. Quella scelta era politicamente sbagliata e tale rimane, indipendentemente dalla decisione del TRAM.
Quella scelta era stata accolta con incomprensione, rabbia e amarezza dai docenti delle SMS, come una sorta di “imposizione esterna”, una volontà di “mettere al passo” un settore che, in passato, ha dimostrato una certa autonomia di giudizio, una volontà di partecipazione e coinvolgimento nelle scelte della scuola; non da ultimo, una certa mobilitazione critica nei confronti delle misure che negli ultimi anni sono state intraprese nella scuola
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Ma quali sono le contestazioni di tipo sostanzialmente politico che possono essere mosse a quella scelta?
1. L’estraneità dei due prescelti al mondo delle scuole medie superiori (SMS)
Si tratta di due persone che, nel corso della loro carriera professionale, non hanno maturato un’esperienza continuativa e variegata nell’ambito delle SMS (Liceo e SCC). Non possiedono quindi quell’esperienza nel settore che, ad esempio, viene richiesta a chi si candida come direttore di una SMS (unitamente all’abilitazione all’insegnamento in quel settore – altro requisito di cui i due erano privi al momento della nomina). È difficile immaginare che per dirigere l’intero sistema delle SMS questi criteri possano essere completamente ignorati, soprattutto considerando che vi erano altri tre candidati (se abbiamo ben compreso) che invece soddisfacevano tali requisiti. Conoscere il settore e avervi maturato un’esperienza continuativa appare cruciale, specialmente in un momento in cui le SMS stanno affrontando l’applicazione dei nuovi programmi di studio. Comprendere problemi, ostacoli, eventuali resistenze e punti di forza sui quali basare la propria azione può derivare solo dal contatto quotidiano con il mondo delle SMS. Tutto questo, è evidente, manca ai due candidati. Fingere che non sia importante è una scelta politica disastrosa.
2. L’esclusione di candidati con requisiti di esperienza e conoscenza del settore
Nella fase finale del concorso vi erano persone che possedevano tutti i requisiti richiesti, ai quali si aggiungeva in particolare un’esperienza consolidata nelle SMS. Questo elemento è significativo, poiché smentisce le voci circolate nelle scorse settimane secondo cui il concorso avrebbe visto la partecipazione di pochi candidati qualificati ed esperti.
3. Le modalità con cui si è svolto il concorso
È noto, ad esempio, che il collegio dei direttori delle SMS è stato totalmente e deliberatamente ignorato. In nessun momento della procedura – né nella stesura del bando né nelle decisioni successive – è stato coinvolto, nemmeno per definire i requisiti richiesti.
Inoltre, desta perplessità anche la composizione della commissione incaricata di valutare le candidature: una commissione interamente interna alla direzione della Divisione scuola, senza l’apporto di persone provenienti da ambienti diversi, che avrebbero potuto offrire prospettive differenti (ad esempio, qualcuno attivo in ambito universitario). Tutti e tutte fedelissimi del capodivisione.
4. L’allineamento pedagogico dei candidati prescelti
Infine, e non meno importante, è plausibile che gli orientamenti pedagogici dei due candidati – chiaramente e nettamente allineati agli indirizzi prevalenti e imposti nella gestione del DECS nell’ultimo decennio – siano stati un fattore determinante nella loro selezione. La scelta, fortemente voluta dal capo divisione Berger, sembra rispondere proprio a questa logica: due figure inesperte del settore, ma perfettamente in linea con l’ortodossia pedagogica del DECS. Quale migliore soluzione per garantire un settore tranquillo e allineato?
Come si può vedere, le ragioni della scelta del DECS sono puramente politiche. Sarebbe dunque opportuno che su questi temi si aprisse un dibattito all’interno della scuola.
Ha correttamente osservato il Movimento della Scuola in una recente presa di posizione: “Il punto centrale della questione riguarda l’equilibrio che chi dirige l’istituzione scolastica sceglie di adottare tra due diverse prospettive: quella che considera il corpo docente innanzitutto come destinatario di indicazioni provenienti ‘dall’alto’ e quella che valorizza l’esperienza degli insegnanti come risorsa per il miglioramento del sistema educativo ‘dal basso’. Sono due attitudini che chi ricopre ruoli di responsabilità deve saper bilanciare, ma se la prima offusca la seconda, il rischio di fratture e incomprensioni tra gli insegnanti e i vertici del Dipartimento diventa reale.”
Purtroppo, la gestione e le scelte politiche condotte da Bertoli – delle quali l’attuale capo divisione del DECS è stato, per molti aspetti, il “frontman” – hanno seguito proprio questa direzione, creando un clima di totale sfiducia tra la direzione del DECS e gli insegnanti.
All’inizio del mandato di Marina Carobbio in Consiglio di Stato, ci eravamo permessi di richiamare la sua attenzione su questo problema e sulla necessità di un cambio di rotta. La decisione del governo di riconfermare le stesse persone alla guida della SIMS è una chiara scelta politica – sicuramente voluta dalla direzione del DECS – che di fatto sancisce la volontà di proseguire sulla linea delle legislature precedenti.