Cina. Oltre l’economia, Nezha 2 e la svolta ideologica

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La Cina abbandona la retorica sul Pil a favore di quella sui trionfi tecnologici e culturali: una nuova narrazione di potenza nazionale emerge mentre l’economia vacilla e il regime cerca legittimità

Gemelli ideologici: DeepSeek e Nezha 2 come volti del nazionalismo tecnologico

Mentre nei mesi scorsi l’attenzione occidentale è stata catturata principalmente da DeepSeek, il modello di linguaggio AI cinese, un fenomeno parallelo ma altrettanto significativo si svolgeva nelle sale cinematografiche della Cina: l’ascesa di Nezha 2, un film d’animazione che ha superato ogni record di incassi nella storia del cinema cinese e si è affermato come uno dei film più redditizi della storia del cinema in generale. Non si tratta di eventi isolati. Fanno parte di una costellazione di “successi” tecnologici, culturali e militari cinesi emersi in rapida successione: i nuovi caccia di sesta generazione; il robot Yushu Technology presentato durante il Gala del Festival di Primavera (la popolarissima trasmissione televisiva che festeggia il Nuovo anno lunare); il videogioco Black Myth: Wukong che ha conquistato i mercati globali, o ancora i giganteschi e modernissimi nuovi mezzi da sbarco pronti per un’invasione di Taiwan. Insieme, questi fenomeni rappresentano l’emergere di un nuovo discorso nazionalista cinese – quello improntato a un “nazionalismo tecnologico” che sta soppiantando il precedente nazionalismo basato sulle performance economiche.
Ciò che rende questo fenomeno particolarmente degno di nota è la sua tempistica. Arriva in un momento di crescente pressione economica interna, con la Cina che affronta una crisi immobiliare senza fine, una crescente disoccupazione giovanile, un sempre maggiore disagio sociale e persistenti problemi demografici. Non è un caso che questo rigurgito di orgoglio tecnologico-militare coincida con l’affievolirsi della narrativa del “miracolo economico cinese” che ha sostenuto la legittimità del Partito Comunista Cinese (Pcc) per decenni. Stiamo assistendo al tentativo del Pcc di mettere in atto uno spostamento strategico nelle basi della legittimazione del potere in Cina: dai successi economici tangibili (come la crescita del Pil, sebbene negli ultimi tempi il dato sia stato sempre più alterato) a conquiste tecnologiche e culturali di portata maggiormente simbolica. DeepSeek e Nezha 2 rappresentano i due volti di questa strategia – uno rivolto al futuro tecnologico, l’altro che attinge al passato culturale – entrambi uniti nell’affermazione della capacità cinese di competere e superare l’Occidente.
È significativo che il recente concetto di “nuova produttività di qualità” promosso dal governo cinese abbia trovato la sua incarnazione proprio in questi successi. Quello che un anno fa sembrava uno slogan vuoto – “l’emergere continuo di tecnologie dirompenti” – è stato improvvisamente riempito di contenuto attraverso DeepSeek, Yushu, Nezha 2 e altri emblemi tecnologici. Questi successi non sono semplicemente prodotti commerciali o innovazioni tecniche; sono diventati vettori per la proiezione di un’immagine di potenza nazionale. Tutto ciò sta avvenendo in un momento in cui il regime cinese sembra non sapere che pesci pigliare per cercare di porre rimedio al crollo del proprio settore immobiliare, la principale colonna portante dell’economia fino a qualche anno fa. Xi Jinping intende chiaramente sostituirlo pompando centinaia di miliardi nel settore high-tech e dell’intelligenza artificiale, nell’evidente tentativo di farne un nuovo pilastro dell’economia, che però rischia di diventare l’ennesima bolla. E’ chiaro anche il tentativo di serrare urgentemente le fila stabilendo obiettivi grandiosi nel momento in cui il paese è esposto ai venti desabilizzanti del trumpismo a livello internazionale e, internamente, ai forti scontenti di giovani, donne, lavoratori e perfino degli apparati militari.
In questo contesto, Nezha 2 merita un’attenzione particolare proprio perché, a differenza di DeepSeek, ha ricevuto relativamente poca copertura nei media occidentali nonostante la sua enorme rilevanza culturale ed economica per la Cina contemporanea. Il film non è solo un prodotto di intrattenimento, ma un complesso artefatto culturale che riflette le tensioni, le aspirazioni e le contraddizioni della Cina odierna.

Nezha 2: le coordinate di un fenomeno

Nezha 2 (哪吒2:魔童闹海, “Nezha 2: Il ragazzo demone conquista il Re Drago”) racconta la storia di un potente ragazzo-demone che deve affrontare creature mitiche e divinità nell’ambito di una missione mirata a salvare un suo amico e a proteggere la fortezza della sua famiglia. La trama attinge profondamente alla mitologia cinese, in particolare dal romanzo classico del XVI secolo “L’investitura degli dei” (Fengshen Yanyi). Il film è diventato un fenomeno senza precedenti, accumulando oltre 13,9 miliardi di yuan (circa 1,9 miliardi di dollari) al botteghino, superando film come “The Lion King” e “Spider-Man: No Way Home” nella classifica globale dei film più redditizi. È ora il film d’animazione dai maggiori incassi nella storia del cinema e si posiziona tra i primi 10 film più redditizi di tutti i tempi.
Il successo commerciale di Nezha 2 è stato alimentato da spinte istituzionali chiaramente pianificate a tavolino, ma che hanno ottenuto un ampio riscontro popolare. Da un lato, istituzioni statali, aziende e scuole hanno organizzato visioni collettive, con tanto di canti dell’inno nazionale o esibizione di striscioni patriottici in alcuni casi. Svariate sale cinematografiche hanno persino annunciato di avere deciso di rimandare le proiezioni di “Captain America” per dare priorità a Nezha 2 e i media statali hanno ulteriormente promosso il film come simbolo dell’ascesa culturale cinese. D’altro lato, il film ha generato meme, fan art e discussioni spontanee sui social media, ricevendo recensioni estremamente positive (8,5/10 su Douban).
Ciò che distingue Nezha 2 da altri successi commerciali recenti è la sua capacità di risuonare presso il pubblico cinese a livello culturale ed emotivo. Il protagonista Nezha, con la sua natura ribelle e la sua lotta per l’approvazione genitoriale, tocca temi profondamente radicati nella storia culturale cinese. Frasi come “Il mio destino è nelle mie mani, non nelle mani degli dei” e “Sono un demone, e allora?” hanno colpito una corda particolarmente sensibile in una società che sta negoziando tensioni tra valori tradizionali e aspirazioni moderne.


Il film è stato realizzato con un investimento senza precedenti di risorse creative e tecniche. Ha coinvolto oltre 4.000 persone e 140 studi di animazione, rappresentando un enorme scommessa sull’industria dell’animazione domestica. La produzione è durata circa cinque anni e ha comportato la creazione di 1.948 riprese con effetti speciali – un numero superiore al totale delle riprese nel primo film. Questo investimento massiccio riflette l’ambizione più ampia della Cina di rivitalizzare la propria industria dell’animazione come strumento di soft power. Il paese ha una ricca storia di animazione risalente agli anni ’50-’60 (spesso chiamata “età d’oro”), che ha subito un declino con la successiva crescita dell’influenza dell’animazione giapponese e americana. Negli ultimi anni, c’è stato un forte impulso per riportare l’animazione cinese al suo antico splendore, e Nezha 2 è visto come il culmine di questo “sogno dell’animazione cinese”.
Tuttavia, il successo apparentemente unanime del film nasconde alcune ombre inquietanti. I critici del film hanno riferito di essere stati attaccati online e accusati di essere “non patriottici”. Gli articoli critici sono stati sistematicamente eliminati dai censori dei social media, e si è creata una pressione sociale per cui criticare il film equivale a tradire la nazione. Questo clima di intimidazione riflette come il film sia stato caricato di significati che vanno ben oltre l’intrattenimento. Per molti, Nezha 2 non è solo un film: è diventato un simbolo dell’ascesa della Cina e della sua capacità di sfidare l’egemonia culturale occidentale.

Il lato oscuro del successo: lo sfruttamento dei lavoratori

Ma cominciamo innanzitutto dalla sua produzione materiale. Dietro lo scintillio delle innovazioni tecniche che hanno reso possibile Nezha 2 si nascondono realtà ben più cupe, come ad esempio le precarie condizioni di lavoro di coloro che hanno reso possibile questo trionfo.
Secondo alcune testimonianze, il processo di produzione è stato estremamente “logorante”, con animatori che lavoravano regolarmente “metà mese o addirittura un mese” per completare una singola ripresa. Lo stesso regista ha ammesso candidamente che lavorare fino alle “quattro o cinque del mattino” è stata la norma durante la produzione, mentre alcune aziende coinvolte hanno rivelato di aver richiesto ai dipendenti straordinari persino durante la vigilia del Capodanno cinese. Questo regime di lavoro estenuante ha avuto conseguenze prevedibili sulla salute dei lavoratori. Gli animatori soffrono comunemente di problemi come spondilosi cervicale, stiramenti muscolari lombari, tenosinovite e secchezza oculare – condizioni direttamente attribuibili al lavoro prolungato e ad alta intensità.
Nonostante questi sacrifici, i compensi rimangono scandalosamente bassi. Alcuni professionisti hanno rivelato pubblicamente di guadagnare appena 2.000 yuan al mese (circa 280 dollari) – una cifra irrisoria considerando gli oltre 13 miliardi di yuan generati dal film. Come ha osservato un commentatore del settore: “I 10 miliardi di yuan incassati e il successo del film non si sono minimamente riflessi sulle loro vite: né nei guadagni, né nel riconoscimento della loro [dei lavoratori] opera.” Questa disparità è ulteriormente aggravata dalla struttura frammentata dell’industria. Le aziende di animazione adottano generalmente un modello di outsourcing multilivello, con animatori individuali che lavorano come freelancer o in piccoli studi. Tale frammentazione non solo precarizza i lavoratori ma rende estremamente difficile qualsiasi forma di azione collettiva o protesta. La situazione è ulteriormente complicata dalla narrazione della “passione” che permea l’industria culturale. La produzione di animazione viene romanticizzata come “creazione artistica”, e molti lavoratori accettano lo sfruttamento per ideali nonostante “il misero salario e la salute rovinata”. Come ha notato un analista del settore: “La retorica emozionale della ‘passione’ diventa per il datore di lavoro uno strumento per razionalizzare lo sfruttamento quotidiano.”

Il nazionalismo tossico

In parallelo, il film ha generato forme particolarmente tossiche di nazionalismo. Sui social media cinesi, si sono diffusi slogan come “Non mi interessa se Nezha può sopravvivere all’estero, ma Captain America 4 deve morire in Cina.” Come già accennato, questo antagonismo si è manifestato anche in attacchi contro chiunque osi criticare il film. Un articolo ora censurato descriveva come molti articoli critici su Nezha 2 abbiano incontrato “reazioni negative che non hanno nulla a che fare con il contenuto della critica e tutto a che fare con i cosiddetti ‘interessi nazionali’. “In questo clima, il film è diventato un test di lealtà culturale. Come ha osservato un commentatore: “A molte persone, ‘Ne Zha 2’ non sembra solo un film: è stato caricato della responsabilità di generare gloria per la nazione.”
È importante notare che questa ondata di nazionalismo culturale si manifesta in un momento di crescente instabilità economica in Cina, che si è riflessa anche sull’industria cinematografica del paese. Il 2024 ha visto un calo del 23% del box office. In questo contesto, il trionfo di Nezha 2 offre una momentanea distrazione dai problemi strutturali più profondi che affliggono il paese. Come ha osservato un articolo ora censurato: “Il pubblico cinese guarda ‘Nezha’ al cinema proprio come si assume una droga, dimenticando temporaneamente il proprio misero destino e proiettando i propri ideali su Nezha.” Questo commento evidenzia la funzione del film come meccanismo di fuga – un’opportunità per sperimentare collettivamente un senso di trionfo nazionale in un periodo di crescente incertezza.
Nezha 2 è stato inoltre presentato come una prova della crescente influenza culturale della Cina e della sua capacità di sfidare l’egemonia di Hollywood. I media statali lo hanno celebrato come simbolo della “fiducia culturale in ascesa” del paese e della sua abilità nel raccontare le proprie storie senza interferenze occidentali. Un articolo del China Daily ha enfatizzato questa idea, affermando che Nezha 2 “raccoglie l’eredità narrativa nazionale, dimostrando che nessuno può raccontare i miti della Cina meglio della Cina stessa.” Questa retorica echeggia la più ampia strategia di “autosufficienza” promossa dall’attuale leadership cinese. Così come la Cina cerca l’autosufficienza in ambiti critici come i semiconduttori e l’aerospazio, allo stesso tempo aspira anche all’autosufficienza culturale – la capacità di generare prodotti culturali che coinvolgano il pubblico domestico senza dipendere da modelli occidentali.
Significativamente, il successo di Nezha 2 è stato celebrato non tanto per il suo valore artistico o narrativo, quanto per i suoi risultati numerici – il suo record di incassi, il numero di biglietti venduti, il suo posizionamento nelle classifiche globali. Questa enfasi sui numeri riflette una concezione strumentale della cultura, vista principalmente come veicolo per affermare lo status della Cina.
Un altro aspetto politicamente significativo del film è il modo in cui Nezha, tradizionalmente una figura ribelle, viene ricontestualizzato. Nella tradizione letteraria cinese, Nezha è noto per il suo atto estremo di ribellione: “tagliare la carne per restituirla alla madre e le ossa per restituirle al padre”, rifiutando letteralmente l’autorità paterna. Nel film, questa dimensione radicalmente anti-autoritaria viene addomesticata e riorientata verso una narrativa più accettabile politicamente. Nezha rimane un ribelle, ma la sua ribellione è diretta principalmente contro forze esterne (i draghi marini) o contro antagonisti individuali corrotti (Wuliang Xianweng), piuttosto che contro le strutture di autorità in quanto tali. Come ha osservato un critico: “Il film evita deliberatamente di caratterizzare il sistema nel suo complesso come malvagio… presentando invece una narrativa in cui ‘tutto è buono ai vertici, ma ci sono problemi con l’esecuzione in basso’.”
Questa riformulazione politicamente conveniente riflette le più ampie tensioni nella cultura cinese contemporanea – il desiderio di esprimere insoddisfazione e frustrazione entro limiti che non sfidano fondamentalmente l’ordine esistente. Nezha può gridare “Il mio destino è nelle mie mani, non nelle mani degli dei”, ma come un articolo censurato ha acutamente osservato: “il destino del popolo cinese è ‘Il mio destino è determinato dal partito, non da me’.”
È precisamente questa tensione che rende Nezha 2 un artefatto culturale così affascinante. Il film canalizza autentici desideri di autodeterminazione e ribellione contro le ingiustizie, incanalandoli in modalità che in ultima analisi non minacciano – e possono persino rafforzare – il sistema politico esistente.

Il contrasto con “Living the Land” al Festival di Berlino

Un interessante contrappunto al trionfo nazionale di Nezha 2 si trova nella controversa accoglienza riservata al film “Living the Land” (生息之地) del regista Huo Meng, premiato con l’Orso d’Argento per la migliore regia al Festival di Berlino 2025.
A differenza dell’epica fantastica di Nezha 2, “Living the Land” offre uno sguardo realistico sulla vita rurale cinese nei primi anni ’90, seguendo le vicende di un bambino “lasciato indietro” dai genitori emigrati nelle città per cercare lavoro. Il film esplora temi complessi come le dinamiche familiari intergenerazionali, le politiche di pianificazione familiare imposte dallo stato, le disabilità dello sviluppo, e l’industrializzazione incombente.
Nonostante il riconoscimento internazionale, la reazione sui social media cinesi è stata prevalentemente ostile. Molti utenti di Weibo hanno accusato il regista di “dipingere la Cina in modo negativo” per compiacere il pubblico occidentale. Un utente ha commentato: “L’Europa non è ancora riuscita a distribuire ‘Nezha 2’ nei cinema, ma nel 2025 un film che finge di essere obiettivo (ma in realtà mira a diffamare la Cina) ha vinto un premio a un festival cinematografico europeo.”

Questo contrasto evidenzia una profonda tensione nel panorama cinematografico cinese contemporaneo. Come ha scritto un commentatore: “Il cinema cinese non è mai stato così conflittuale come oggi. Se i tuoi incassi al botteghino sono bassi, dicono che sei incompetente; se i tuoi incassi al botteghino sono alti, dicono che è perché hai sostenitori con tasche profonde… Se fai film commerciali ‘popcorn’, ti chiamano superficiale; se fai film d’autore incisivi, dicono che stai diffamando la Cina.”
Nezha 2 rappresenta certamente un’evoluzione rispetto ai film propagandistici esplicitamente militaristi come “The Battle at Lake Changjin” (2021), sulla partecipazione cinese alla Guerra di Corea del 1950-53, ma la sua ambientazione nel passato mitico della Cina rivela una caratteristica fondamentale del cinema cinese contemporaneo: l’incapacità o il rifiuto di confrontarsi direttamente con le realtà sociali del presente. Così come il fantascientifico “The Wandering Earth” (2019, con sequel del 2023) spostava lo sguardo in un futuro immaginario, Nezha 2 si rifugia in un passato leggendario, creando una distanza di sicurezza dai dilemmi della Cina contemporanea.
Questa tendenza a evitare narrazioni ambientate nel presente riflette i limiti imposti sia dalla censura ufficiale sia dall’autocensura che permea l’industria cinematografica cinese. I rari tentativi di rappresentare criticamente la Cina odierna – come “Living the Land” – vengono immediatamente etichettati come tradimento nazionale. La conseguenza è un panorama cinematografico vibrante in termini tecnici ma politicamente sterilizzato, dove le questioni scottanti della disuguaglianza economica, della corruzione, delle tensioni etniche o dei problemi ambientali possono essere affrontate solo attraverso il velo delle allegorie storiche o fantastiche. Questa fuga dalla contemporaneità rappresenta una debolezza strutturale nel tentativo della Cina di sviluppare una voce culturale autentica e influente sulla scena mondiale. Ma è una fuga che ha una sua precisa ragione politica: attingendo a figure e narrative radicate nella mitologia classica cinese, il film fa appello a un senso di continuità culturale che è diventato sempre più centrale nella legittimazione del Pcc sotto Xi Jinping. Rielaborando queste tradizioni attraverso le tecnologie digitali contemporanee, Nezha 2 materializza il concetto di “innovazione basata sulla tradizione” che il partito ha promosso come orientamento culturale ideale.

L’impatto limitato di Nezha 2 all’estero

Nonostante il suo straordinario successo in patria, Nezha 2 ha avuto un impatto relativamente modesto sui mercati internazionali. Secondo i dati disponibili, meno del 2% degli incassi totali del film proviene dall’estero, il che solleva interrogativi sulla reale portata globale del soft power culturale cinese.
Il film è stato distribuito in diversi mercati internazionali, tra cui Nord America, Australia, Nuova Zelanda e alcuni paesi del Medio Oriente. In Nord America, ha incassato circa 14,86 milioni di dollari nelle prime due settimane, un risultato rispettabile per un film in lingua straniera ma decisamente modesto se confrontato con il suo successo in Cina. È significativo notare che, secondo testimonianze sui social media, il pubblico nelle sale nordamericane era composto principalmente da membri della diaspora cinese: “Guardando ‘Nezha 2’ in un cinema nella zona cinese, ci sono cinesi ovunque, è come viaggiare indietro in Cina in un secondo.”
Questo divario tra successo domestico e risonanza internazionale evidenzia le difficoltà che i prodotti culturali cinesi continuano ad affrontare nel tentativo di attraversare barriere linguistiche e culturali. Come ha osservato Xie Yi, partner di Menbai Films: “Il più grande ostacolo per i film cinesi all’estero è ancora l’insufficiente influenza della cultura cinese nel suo complesso nel mondo. Il pubblico straniero spesso deve ancora affrontare divari e barriere culturali quando fruisce di film in lingua cinese.” La limitata penetrazione internazionale di Nezha 2 suggerisce che, nonostante gli enormi investimenti e i progressi tecnici, l’industria cinematografica cinese deve ancora trovare formule narrative che possano risuonare autenticamente con pubblici non cinesi senza diluire la propria identità culturale. Questo rappresenta una sfida fondamentale per le ambizioni di soft power della Cina – creare prodotti culturali che siano sia fedeli alle tradizioni cinesi sia accessibili a pubblici globali.

L’emulazione competitiva e il “momento Sputnik”

Sia DeepSeek che Nezha 2 rivelano un paradosso fondamentale nel progetto di ascesa cinese: mentre proclamano l’indipendenza culturale e tecnologica dall’Occidente, rimangono profondamente ancorati a parametri di successo definiti proprio dall’Occidente. Questo fenomeno trascende la semplice competizione geopolitica, rivelando una sorta di “dipendenza valutativa” nei confronti degli Stati Uniti. Nezha 2 non aspira semplicemente a essere un grande film d’animazione cinese, ma a superare i record stabiliti da Hollywood; DeepSeek non mira solo a essere un efficace strumento di AI per utenti cinesi, ma a rivaleggiare con ChatGPT e Claude su benchmark stabiliti dalle aziende americane.
Questa dinamica di emulazione competitiva – fare come l’Occidente, ma più in grande – può essere interpretata come una risposta compensativa al deteriorarsi delle prospettive economiche della Cina. Con il rallentamento della crescita e l’evaporazione della convinzione che il Pil cinese avrebbe presto superato quello americano, la leadership cinese e parte della popolazione sembrano aver riorientato le proprie ambizioni verso conquiste più simboliche e circoscritte. Tuttavia, questo approccio crea una contraddizione: più la Cina insiste sull’autarchia culturale e tecnologica, più rivela la propria integrazione strutturale nel sistema capitalistico globale di cui gli Stati Uniti rimangono perno fondamentale. Dietro alla retorica della “nuova Guerra Fredda” si nasconde una realtà ben diversa: lungi dall’essere sistemi antagonisti, Cina e Stati Uniti sono profondamente interconnessi in un unico sistema economico globale, con catene del valore intrecciate, interdipendenze finanziarie e, inevitabilmente, parametri di successo condivisi. I trionfi simbolici di Nezha 2 e DeepSeek non rappresentano quindi un’alternativa al modello occidentale, ma piuttosto la sua conferma attraverso l’emulazione competitiva.
Nelle settimane di entusiasmo enfatico per il lancio dell’ultima versione di DeepSeek, svariati commentatori, occidentali e cinesi, hanno parlato di un “momento Sputnik”, equiparando il lancio del modello di intelligenza artificiale cinese a quello del satellite con cui l’Urss nel 1957 superò gli Usa nella corsa allo spazio. Ma nessuno sembra avere notato che l’analogia tra DeepSeek (nonché di riflesso Nezha 2) e il lancio dello Sputnik sovietico si rivela profondamente ironica nella sua ambivalenza storica. Lo Sputnik del 1957 rappresentò certamente un trionfo tecnologico per l’URSS, ma venne lanciato in un momento di profonda crisi politica e sociale (solo un anno dopo le rivolte in Polonia e Ungheria) e segnò paradossalmente l’inizio di un percorso di stagnazione che culminò nell’invasione della Cecoslovacchia nel 1968 e, due decenni dopo, nel collasso dell’intero sistema sovietico.
L’attuale “momento Sputnik” cinese presenta inquietanti paralleli: arriva in una fase di crescente difficoltà economica, crisi demografica e irrigidimento politico, suggerendo che potremmo assistere non tanto all’inizio di una nuova era di dominio tecnologico cinese, quanto piuttosto all’apice di un ciclo espansivo che precede un periodo di contrazione. La differenza cruciale è che i tempi storici si sono drammaticamente compressi nell’era digitale: ciò che per l’URSS richiese decenni potrebbe svolgersi, per la Cina, in un arco temporale molto più breve. Il vero pericolo del “momento Sputnik” cinese potrebbe essere proprio questo: l’illusione di un trionfo che maschera, solo temporaneamente, le contraddizioni che lo hanno generato.

*articolo apparso sul blog substack.com il 27 marzo 2025.

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