Selezione scolastica e lezioni private

Tempo di lettura: 7 minuti

Nella sessione di gennaio, con il consueto ritardo al quale sono sottoposti tutti gli atti parlamentari proposti dall’MPS, il Gran Consiglio ha discusso una mozione, presentata nel marzo del 2022, sul tema della selezione e del relativo fenomeno delle lezioni private nelle scuola medie superiori (SMS) del nostro cantone.
Sempre in quei primi mesi del 2022 i giovani vicini all’MPS – i Giovani Anticapitalisti (GA) – avevano condotto un sondaggio al Liceo di Bellinzona al quale avevano risposto oltre 300 studenti sugli 800 che lo frequentavano. I dati emersi mostrano che circa il 30% degli studenti del primo anno seguiva lezioni private almeno una volta a settimana, una tendenza che si mantiene anche negli anni successivi.

Un fenomeno diffuso e inaccettabile…

Il fenomeno è così rilevante che persino il Consiglio di Stato lo riconosce come un problema che merita attenzione, sottolineando come “Il ricorso diffuso a forme di insegnamento private e individuali rappresenta un rischio per il sistema scolastico cantonale, in quanto accentua le diseguaglianze e intacca il principio dell’equità che fonda la scuola pubblica ticinese”.
Tuttavia, Parlamento e governo hanno respinto le proposte della mozione, che includevano l’assegnazione di ore supplementari per le attività di recupero e l’organizzazione di attività di sostegno gratuite.
L’unico spiraglio di apertura riguarda la realizzazione di uno studio sulla selezione scolastica e le lezioni private, ma senza indicazioni chiare sulle tempistiche e le modalità di attuazione.

…per il quale non si fa nulla

L’alternativa? Il messaggio (ripreso dal rapporto di maggioranza) indica due modalità. Da un lato, il riferimento alle attuali attività di recupero, ossia le lezioni supplementari e le forme di sostegno individualizzato (i cosiddetti “sportelli”) che i vari istituti organizzano attingendo alla dotazione di sede assegnata dal DECS ogni anno; dall’altro, il ricorso a modalità didattiche che consentirebbero un contatto più diretto con gli studenti, garantendo una maggiore efficacia. Il riferimento è ai laboratori, concepiti in modo analogo a quanto previsto dal defunto progetto La scuola che verrà, che nelle SMS si svolgono a classi dimezzate.
Tuttavia, questi due strumenti non permettono di raggiungere gli obiettivi di recupero auspicati.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ossia la disponibilità di ore per le attività di recupero, non si può non constatare come queste siano ormai ridotte al minimo e in continua diminuzione.
Il governo sostiene che il sostegno attuale sia sufficiente e ricorda che le scuole, autorizzate dall’art. 35 della Legge sulle SMS, possono attingere alla dotazione oraria per destinare ore alle attività di recupero. Si dimentica, però, che per farlo gli istituti devono rinunciare a impiegare queste ore per altre attività, il che non è sempre possibile.
Nel messaggio del novembre 2022, il governo affermava che “con riferimento agli ultimi tre anni scolastici, le ore settimanali per istituto destinate a queste attività variano tra 10 e 25 e, in generale, l’offerta attuale riesce a rispondere alle esigenze degli allievi”. I dati si riferiscono agli anni scolastici 2019/2020, 2020/2021 e 2021/2022.
Una simile affermazione solleva almeno due questioni:
a) L’anno scolastico successivo a questi tre (2022/2023) ha registrato forse il tasso di insuccessi più alto nelle SMS, segno che l’intervento non ha portato miglioramenti significativi.
b) Negli anni più recenti – successivi a questa rilevazione e nonostante la persistenza di alti tassi di insuccesso scolastico – l’offerta di attività di recupero si è ulteriormente ridotta, rendendo i dati forniti dal governo poco aderenti alla realtà attuale.
Sarebbe bastato qualche contatto diretto con le scuole per verificarlo (cosa che la Commissione scuola del Gran Consiglio non ha nemmeno preso in considerazione). Per esempio, il Liceo di Bellinzona – dove è stato condotto il sondaggio che ha dato origine alla mozione – non prevede alcuna lezione supplementare nella propria griglia oraria; il Liceo di Locarno mette a disposizione circa dieci ore per il sostegno a tutte le classi; al Liceo 1 di Lugano le ore disponibili sono otto o nove, mentre al Liceo di Mendrisio – che risulta quello con il numero più alto – si arriva a quattordici. Questa verifica empirica, sebbene possa presentare qualche imprecisione, riflette comunque la situazione generale e mostra che il numero di ore effettivamente disponibili è inferiore alla fascia indicata dal governo (più vicina a un intervallo tra 6 e 14 ore, piuttosto che tra 10 e 25), confermando il progressivo ridimensionamento delle attività di recupero.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, ossia le nuove metodologie didattiche, il governo osserva: “Si ricorda inoltre che, sempre al liceo, a seguito della graduale introduzione, a partire dall’anno scolastico 2020/2021, del nuovo piano settimanale delle lezioni, in diverse discipline – tra cui italiano, matematica, francese e tedesco – parte delle ore settimanali nelle classi I e II si svolge in laboratori. Questa modalità didattica, che prevede classi dimezzate, rappresenta un’occasione privilegiata (e apprezzata) per la differenziazione pedagogica, permettendo all’insegnante di supportare individualmente ogni allievo”.
Non sappiamo chi abbia scritto queste righe, ma è evidente che non ha letto i programmi liceali, i quali attribuiscono ai laboratori un ruolo ben diverso. Sebbene le classi siano dimezzate, i laboratori non sono concepiti come attività di recupero o sostegno.
A riprova di ciò, riportiamo un esempio tratto da una delle materie più selettive, la matematica: i nuovi piani di studio dei licei definiscono il laboratorio di matematica come un’attività finalizzata a “educare al gusto per la ricerca del nuovo”, obiettivo ben distante dall’idea di recuperare conoscenze insufficienti.
Persino il laboratorio di italiano, che nelle prime settimane del primo anno di liceo cerca di colmare gravi lacune nella competenza espressiva scritta (sintassi, lessico, punteggiatura) e potrebbe dunque essere considerato un’attività di recupero sui generis, è perlopiù dedicato all’analisi testuale e all’esplorazione dei diversi generi testuali. Inoltre, in alcune materie (come il francese), i laboratori linguistici non sono nemmeno presenti in tutte le sedi.
Le due soluzioni indicate nel messaggio del governo per rispondere alle esigenze della mozione risultano dunque o in fase di forte ridimensionamento o, semplicemente, inadeguate. Il persistere di un alto tasso di insufficienze – che poi si traduce in insuccessi scolastici – porta così a un ricorso sempre più diffuso alle lezioni private.
Dire no alle nostre proposte significa lasciare immutata la situazione, impedendo a ogni allievo di raggiungere i traguardi di apprendimento esclusivamente attraverso le attività didattiche ordinarie previste dagli orari scolastici. Come affermato dalla maggioranza della commissione (e dal governo), “non è accettabile che il compito di portare gli allievi al raggiungimento dei traguardi di apprendimento possa essere esternalizzato o demandato a persone e/o enti esterni alle scuole e al sistema scolastico”. Tuttavia, come abbiamo visto, queste parole restano lettera morta.

Selezione e lezioni private

In questo contesto, è evidente che le lezioni private tendono ad aumentare. Esse rappresentano, come suggerisce l’aggettivo stesso, un fenomeno di “privatizzazione” dell’insegnamento.
Si tratta di un fenomeno ormai rilevante non solo nelle scuole medie superiori, ma, come dimostrano inchieste passate e come è empiricamente verificabile, anche nella scuola dell’obbligo, in particolare tra gli studenti di terza e quarta media.
Questo aumento testimonia le crescenti difficoltà che gli studenti incontrano nelle scuole medie superiori, dove il tasso di selezione è costantemente elevato, al punto da non poter essere considerato semplicemente indice di un insegnamento “rigoroso” ed “esigente”.
In alcune materie, in particolare, è evidente la presenza di un alto e costante numero di insufficienze, che spinge gli studenti a ricorrere frequentemente alle lezioni private e che, in ogni caso, tende a generare tassi di insuccesso scolastico comunque elevati.


Di chi è la responsabilità? La situazione non appare di facile lettura, come evidenziava già il commento con il quale  i Giovani Anticapitalisti aveva accompagnato i dati raccolti dal sondaggio del 2022 al Liceo di Bellinzona. Scrivevano: “Quali sono le ragioni di questa situazione? Sarebbe necessario un lungo lavoro di analisi e riflessione. Nella scuola, tra i docenti in particolare, vi sono due tipi di ragionamento … Il primo considera inadeguato il livello di preparazione degli studenti di scuola media che decidono di frequentare una SMS, cosa che renderebbe estremamente difficile il “passaggio” al nuovo ordine di scuola, creando uno “scalino” nel quale incespicano molti studenti. Non sembrerebbero impedire questa situazione i criteri di ammissione alle SMS: cioè avere conseguito un attestato di Sme con almeno una media di 4,65, frequentato i corsi attitudinali di matematica e tedesco (livello A) e ottenuto almeno il 4,5 in italiano…. Il secondo ragionamento tende invece a chiamare in causa insegnamento e programmi delle SMS. In particolare per i Licei ci si chiede se le esigenze rivolte agli studenti – in particolare in alcune materie – non siano eccessivamente elevate e tese a rispondere più alle richieste delle scuole universitarie (in particolare i Politecnici) che al conseguimento di un attestato di maturità che dovrebbe certificare il raggiungimento di un traguardo soprattutto di ordine culturale…”. Tema, come detto, da approfondire, e che ci dice come, in ogni caso, la situazione, lo statuto e il funzionamento della scuola media sia grande come una casa e che, seppur necessario affrontarlo e risolverlo nel senso di un suo superamento (vedremo come andrà a finire con una “sperimentazione” che appare – raccogliendo voci e commenti dei protagonisti – abbastanza “farlocca”), la questione dei livelli non sia il tema fondamentale con il quale la scuola media è confrontata.

Lo studio promesso: un’illusione?

Il Parlamento ha accolto l’idea di uno studio sulla questione delle lezioni private. Il governo ha dichiarato di voler condurre un’indagine che coinvolga anche le SMS, per verificare l’eventuale correlazione tra il ricorso alle lezioni private e il successo o insuccesso scolastico. Tuttavia, si tratta per ora solo di un’intenzione, un po’ poco per un fenomeno in crescita da anni.
La discussione parlamentare non ha chiarito le modalità di questo studio, né i suoi tempi di realizzazione. Nel messaggio del 2022, il Consiglio di Stato definiva gli assi principali della ricerca:
– Analisi comparativa con l’indagine del 2017.
– Estensione al secondario II e alle forme di sostegno gratuito (genitori, conoscenti, tutor tra pari).
– Mappatura delle attuali attività di recupero scolastico.
– Verifica della correlazione tra lezioni private e successo/insuccesso scolastico.
La Commissione della gestione, pur respingendo le proposte della mozione, ha sostenuto l’idea dello studio. Tuttavia, proprio sulla sua realizzazione, il dibattito subisce una sorta di accelerazione: da studio da realizzare e pianificare diventa, anche sulla base di una dichiarazione della Consigliera di Stato, uno studio che sarebbe ormai in dirittura d’arrivo.
È così che hanno compresa la questione i giornali che hanno seguito il dibattito parlamentare. La Regione scriveva, lo scorso 21 gennaio, che “L’approfondimento è in corso e verrà presentato nei prossimi mesi. Sulla sua scorta si faranno delle valutazioni sulle misure da intraprendere». Lo stesso giorno il Corriere del Ticino riferiva che “Anche Carobbio Guscetti in aula ha assicurato che uno studio «è già in corso e dovrebbe terminare nei prossimi mesi, con un rapporto finale atteso per la fine del primo semestre ». Studio a cui, ha spiegato, seguiranno « proposte per rispondere a un tema che preoccupa il Governo». Come dire: la consigliera di Stato ha semplicemente chiesto pazienza al plenum, in attesa dei risultati dello studio. Impostazione poi approvata dal Gran Consiglio con 53 voti a 14”.
Abbiamo cercato di capire su quali basi questo studio venga condotto. Un’indagine seria dovrebbe quantificare il fenomeno, individuando quanti studenti ricorrono alle lezioni private, per quali materie e in quali ordini scolastici, nonché analizzare l’offerta pubblica di recupero.
L’ultima ricerca risale al 2017 e si basava su questionari agli studenti del Secondario II e sull’analisi dei dati PISA per le scuole medie. Tuttavia, i più recenti dati PISA (2022) includono una sola domanda sul ricorso a lezioni private, limitata alla matematica. Questo non permette di avere un quadro completo, né di analizzare altre materie, come il tedesco, o di comprendere le dinamiche tra gli studenti più giovani.
Per uno studio efficace sarebbe necessario un nuovo questionario, come fatto nel 2005. Tuttavia, da contatti con docenti e dirigenti scolastici, non risulta che sia stata avviata un’indagine del genere.
Attendiamo quindi la presentazione dello studio e delle proposte che ne seguiranno, sperando che il problema non venga nuovamente sacrificato alle politiche di austerità del governo e della maggioranza parlamentare.

*articolo apparso giovedì 20 marzo 2025 su naufraghi.ch

articoli correlati

Sudan

L’altra catastrofe: genocidio e fame in Sudan

Spagna - Sanchez primo ministro

Spagna. L’acquisto di munizioni da Israele apre una crisi nel governo

manifestazione bellinzona

Non è normale. Appello per una manifestazione femminista il 14 giugno 2025