Abilitazione: non solo italiano

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La questione delle difficoltà legate ai corsi di abilitazione all’insegnamento nella scuola media superiore (SMS) non riguarda solo i docenti di italiano ed è tutt’altro che nuova. Già lo scorso anno, diversi aspiranti docenti si erano rivolti alla consigliera di Stato Marina Carobbio per segnalare, citiamo, “una situazione problematica che si è venuta a creare al termine delle formazioni abilitanti nel medio superiore presso il DFA/ASP“.

A differenza di quanto accade oggi, lo scorso anno i concorsi erano stati aperti, ma si era verificata una notevole discrepanza tra il numero di persone formate e la disponibilità di posti di lavoro a tempo pieno. Nelle materie coinvolte (matematica, chimica, arti visive nelle SMS) erano stati ammessi ai corsi di abilitazione 28 candidati: 12 per matematica, 10 per chimica e 6 per arti visive. Nonostante le rassicurazioni ricevute, il numero di docenti ammessi risultava “sproporzionato rispetto alle reali necessità della scuola”. A conferma di questa situazione, si sottolinea come due candidati abbiano deciso di abbandonare la formazione per mancanza di prospettive concrete.

Pur consapevoli delle incertezze del sistema, gli abilitandi avevano chiesto garanzie sul loro futuro. Tuttavia, riferiscono, “siamo stati rassicurati che non potevamo basarci unicamente su voci di corridoio“. Quando la realtà è emersa, la difficoltà della situazione è apparsa evidente: i concorsi sono stati aperti, ma con un numero di ore disponibili molto inferiore rispetto ai docenti abilitati. Per esempio, per l’insegnamento della chimica sono stati incaricati solo due docenti, entrambi a tempo parziale, per un totale di sole 25 ore disponibili. Per la matematica, su 11 docenti formati, solo 7 hanno ottenuto un incarico e solo due con un carico superiore al 50%, mentre gli altri hanno dovuto accettare spezzoni tra il 33% e il 50% dell’orario.

Questa situazione porta a una precarietà insostenibile: è difficile vivere con un salario basato su un incarico del 33% o, persino, del 50%. La lettera inviata dagli insegnanti mette in evidenza proprio questa dicotomia tra l’offerta formativa e la reale disponibilità di posti di lavoro.

Inviata in agosto alla direzione del DECS, la lettera non è mai stata resa pubblica. Solo a novembre è seguito un incontro tra alcuni firmatari e la responsabile del DECS, accompagnata dal capo divisione. Gli insegnanti scrivono: “Siamo consapevoli, come ci è stato comunicato più volte, che l’ammissione al corso di diploma non implica l’assunzione come docente SMS. Sappiamo che diversi fattori straordinari hanno influito negativamente sulla disponibilità di ore, tra cui aumenti di percentuale tra i docenti in servizio, un incremento del tasso di bocciature e abbandoni, oltre a un calo delle iscrizioni al primo anno, stimato intorno al 10%. Comprendiamo anche la difficoltà di stimare con precisione il fabbisogno di nuovi docenti con un anno e mezzo di anticipo (la decisione di aprire la formazione per Arti Visive, Chimica e Matematica è stata pubblicata a fine novembre 2022). Tuttavia, la discrepanza tra il numero di abilitandi e il fabbisogno effettivo è talmente marcata da spingerci a mettere in discussione la strategia e le decisioni prese sull’apertura della formazione“.

Un ragionamento che dimostra maturità e comprensione delle difficoltà strutturali del sistema, in contrasto con il tentativo del DECS e del DFA, nei giorni scorsi, di screditare le giuste rimostranze dei docenti di italiano, insinuando che “non avessero capito” che l’abilitazione non garantisce automaticamente un posto di lavoro.

L’incontro di novembre con il DECS si è risolto in una ripetizione di informazioni generiche, senza risposte concrete. Di conseguenza, la vicenda dei docenti di italiano non è un caso isolato o un evento inaspettato. Se è vero che la rinuncia all’apertura di un concorso dopo aver organizzato un corso di abilitazione con una vasta partecipazione è una novità, le tensioni nel sistema erano già evidenti, come dimostra la vicenda riportata.

Di fronte a questa situazione, è necessario un cambiamento. Il DECS dovrebbe avviare al più presto un dibattito sul modo migliore per superare l’attuale sistema di abilitazione e garantire una maggiore coerenza tra la formazione dei docenti e le reali necessità delle scuole.

*articolo apparso sul quotidiano La Regione sabato 22 marzo 2025

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