Dopo il SÌ a EFAS, avanzano la privatizzazione dei servizi sanitari e la desolidarizzazione dell’assicurazione malattia

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Le notizie che si sono susseguite a ritmo sostenuto sul fronte della sanità, dopo l’approvazione di EFAS (Finanziamento uniforme delle prestazioni ambulatoriali e stazionarie, secondo l’acronimo tedesco) il 24 novembre 2024, puntano tutte nella stessa direzione: il potere degli assicuratori malattia si rafforza e il settore privato estende la sua influenza di fronte a un servizio pubblico sempre più “in vendita”. L’importanza della costituzione di una coalizione sociale per contrastare questa dinamica risulta ancora più necessario. Ecco una breve panoramica.

Swiss Medical Network continua a fare acquisizioni

Cominciamo con una visita nel canton Argovia. Lì, il 22 dicembre 2024, l’ospedale cantonale di Aarau e il gruppo Swiss Medical Network (SMN – con l’ex diplomatico PDC Raymond Loretan alla presidenza del consiglio di amministrazione), con sede a Genolier, annunciano la conclusione di un accordo, per altro passato quasi inosservato in Svizzera romanda. SMN rileva la sede di Zofingen, con circa 770 posti di lavoro, dall’ospedale cantonale di Argovia. Questa acquisizione è finanziata attraverso uno scambio di azioni, con l’ospedale cantonale che diventa azionista di SMN con una quota del 3,57%. SMN rileva anche i debiti della sede di Zofingen. Il presidente dell’ospedale cantonale, Daniel Lüscher, entra immediatamente a far parte del consiglio di amministrazione di SMN.

Questo accordo porterà al lancio, nel 2026, di una rete di cure integrate VIVA, istituita in collaborazione con l’assicuratore Visana, sul modello della rete VIVA lanciata all’inizio del 2024 nel Giura bernese, attorno alla rete Arc. In questo contesto, l’ospedale cantonale di Argovia diventerà l’ospedale di riferimento per i casi complessi presi a carico da SMN.

Ricordiamo che Visana, in seguito al lancio del modello assicurativo VIVA, è diventata anche azionista di SMN ed è rappresentata nel suo consiglio di amministrazione dal suo direttore (Angelo Eggli, ex direttore di Allianz Partners Svizzera) e dal presidente del suo consiglio di amministrazione, il consigliere nazionale del Centro Lorenz Hess. Il Canton Argovia è il terzo in cui sarà lanciato il modello assicurativo VIVA: dall’inizio del 2025, questa offerta è disponibile anche in Ticino, con la rete di cure integrate denominata Rete Sant’Anna [1].

Quattro tendenze in azione

Questa notizia illustra gli effetti di quattro tendenze che stanno agendo nel settore sanitario.
In primo luogo, molti ospedali pubblici, come l’ospedale cantonale di Aarau, sono stati trasformati in aziende indipendenti e sono gestiti come qualsiasi altra azienda.

È in questo contesto che interviene il secondo elemento: gli ospedali generici sono attualmente sottofinanziati: ciò è dovuto al finanziamento forfettario per caso (Diagnoses Related Groups – DRG) e alla pressione esercitata dalle casse malati, con l’incoraggiamento delle autorità federali, per allineare il finanziamento agli ospedali meno costosi (il 30° percentile), con il pretesto di costringere il sistema ospedaliero a essere più “efficiente”. L’Ospedale cantonale di Aarau, uno dei dieci più grandi della Svizzera, ha dovuto essere salvato dal Cantone con un contributo di 240 milioni di franchi.

In terzo luogo, questa fragilità finanziaria spinge a smantellare gli istituti di proprietà pubblica, il che rappresenta una notevole opportunità per il settore privato alla ricerca di opportunità di espansione. Ad esempio, la sede di Zofingen aveva bisogno di investimenti per un importo pari a 70 milioni di franchi: il Cantone, in difficoltà finanziarie, non poteva/voleva garantirli. Di fronte all’opzione di chiudere la sede di Zofingen, l’acquisizione da parte di SMN è apparsa quindi una occasione “favorevole”.

In quarto luogo, intere fazioni politiche sono soddisfatte di queste evoluzioni e cercano di  agevolarle. Il direttore della sanità del Canton Berna è il consigliere di Stato UDC Pierre-Alain Schnegg: è lui che ha permesso a SMN e a Visana di lanciare il loro modello assicurativo VIVA. Anche il direttore della sanità del Canton Argovia, Jean-Pierre Gallati, è un eletto dell’UDC. Lo stesso vale per Nathalie Rickli, direttrice della sanità del Canton Zurigo, che ha spinto l’ospedale di Wetzikon, di proprietà di diversi comuni zurighesi, sull’orlo del fallimento.

Le casse malati liberate dall’obbligo di contrarre

«Gli assicuratori ottengono molto più potere»: così la Neue Zürcher Zeitung (12.03.2025) riassume la decisione del Parlamento di rimettere in discussione il loro obbligo di contrarre con i fornitori di servizi sanitari (ospedali, medici…) che hanno l’autorizzazione a praticare. La sintesi della posta in gioco di questa decisione da parte dell’organo borghese zurighese è esplicita: “Il Parlamento vuole così esaudire un vecchio desiderio delle casse malati. Non vogliono più dover collaborare con fornitori di servizi medici che considerano inefficienti, cioè troppo costosi. La seconda motivazione principale è quella di gestire meglio la medicina ambulatoriale: se in una regione ci sono troppi studi medici, in futuro gli assicuratori potrebbero impedire l’apertura di nuovi studi medici”. Questo dà una buona idea del potere sulla pratica medica (eliminare gli “inefficaci”) e sulla politica sanitaria pubblica (“impedire l’apertura di nuovi studi medici”) a cui aspirano gli assicuratori che, va ricordato, sono aziende private guidate dai loro obiettivi finanziari.

Per la popolazione, ciò significa la fine definitiva della libera scelta del medico… per le persone che non possono permettersi un’assicurazione privata (un mercato che beneficerà così di un bel colpo di mano). Per i medici e gli ospedali, ciò equivale a trovarsi senza protezione di fronte alle richieste degli assicuratori che potranno, in qualsiasi momento, decidere di interrompere il rimborso dei fornitori che non si piegano alle loro richieste.

L’abolizione dell’obbligo contrattuale per gli assicuratori era già al centro del progetto di managed care, respinto nel giugno 2012 dal 76% dei votanti. Ma ci vuole più di una votazione popolare per scoraggiare gli assicuratori privati (come la destra e i datori di lavoro). Da allora non hanno smesso di rivendicare questo cambiamento. L’hanno gradualmente introdotta con i modelli assicurativi che fanno riferimento alle cosiddette “reti di cure integrate”, che già limitano la scelta degli operatori professionali a cui l’assicurato è autorizzato a rivolgersi. La decisione del Parlamento dell’11 marzo scorso offre ora loro la possibilità di generalizzare questa pratica. Il Consiglio federale dovrà ora elaborare una proposta legislativa concreta.

I malati che dispongono di bassi redditi dovranno pagare di più

Una settimana dopo, il Parlamento ha preso un’altra decisione: la franchigia minima a carico degli assicurati dovrà aumentare e seguire in futuro l’andamento dei costi sanitari (NZZ, 21.03.2025). Il Consiglio federale dovrà presentare una proposta concreta, ma si parla generalmente di un aumento di questa franchigia dagli attuali 300 franchi a 500 franchi. In attesa di ulteriori futuri aumenti.

Ricordiamo che ogni assicurato paga un premio mensile per la propria assicurazione malattia obbligatoria. Per una persona che ha scelto la franchigia minima, questo può facilmente ammontare a 500-600 franchi al mese, indipendentemente dal reddito. Successivamente, le prime spese sanitarie sono a carico della cosiddetta “franchigia” e non vengono rimborsate. L’attuale franchigia minima è di 300 franchi all’anno, quella massima di 2500 franchi. Inoltre, l’assicurato paga, sulle spese mediche riconosciute e rimborsata, una “partecipazione” pari al 10% su ogni fattura, fino a un massimo di 700 franchi all’anno. Una persona che necessita di cure regolari di una certa entità, spesso si tratta di persone anziane con malattie croniche, può quindi ritrovarsi con una fattura di 8’200 franchi all’anno (12 x 600 + 300 + 700), senza contare le spese non coperte dall’assicurazione malattia. Da moltiplicare per due nel caso di una coppia. E questo pesa in modo importante sul bilancio.

L’argomento addotto per giustificare l’aumento della franchigia minima è che ciò “incoraggerebbe” un ricorso più cauto alle cure, contribuendo così a una relativa riduzione dei costi sanitari, di cui beneficerebbero tutti gli assicurati.

La nuova organizzazione mantello degli assicuratori malattia, prio.swiss, diffonde generosamente questo argomento e ha persino quantificato con precisione il risparmio previsto: 1,2 miliardi di franchi (comunicato del 12.03.2025). Per fare ciò, si basa su uno studio commissionato da Helsana [2], il più grande assicuratore della Svizzera, al Basel center for health economics (BCHE). Il BCHE è diretto dal professor Stefan Felder, che da circa quindici anni si è specializzato nella fornitura di studi quantitativi, verosimilmente fatturati con altrettanta precisione, a cliniche e assicuratori privati, al fine di legittimare le rispettive politiche. Dalla lettura emerge che circa la metà del presunto «risparmio» di 1,2 miliardi di franchi corrisponde in realtà al finanziamento supplementare versato dagli assicurati la cui franchigia aumenta di 200 franchi, e che quindi non si tratta affatto di un’economia, ma di un trasferimento di oneri. Per quanto riguarda l’altra metà, la sua valutazione si basa su ipotesi molto dubbie sul comportamento indotto da un tale aumento della partecipazione ai costi. Anche la Neue Zürcher Zeitung, pur favorevole all’aumento della franchigia, si permette di moltiplicare i dubbi sulla questione.

Il primo motivo per cui le persone assicurate scelgono una franchigia bassa è il fatto che soffrono di problemi di salute cronici. Un aumento della franchigia di 200 franchi non cambierà il loro ricorso alle cure (o, altrimenti, sarà a scapito della loro salute). Rappresenterà quindi per loro un puro trasferimento di oneri. Le persone a basso reddito tendono anche più spesso a scegliere una franchigia bassa poiché non dispongono della liquidità finanziaria necessaria per far fronte a una spesa imprevista di una certa entità. Secondo gli ultimi dati dell’indagine SILC (Statistics on Income and Living Conditions) pubblicati il 31 marzo 2025 dall’Ufficio federale di statistica (UST), quasi il 19% della popolazione non è in grado di far fronte a una spesa imprevista di 2’500 franchi nello spazio di un mese. Sono quindi le persone con una salute fragile e/o quelle con un reddito basso, che spesso sono anche persone anziane, a essere più direttamente colpite da quella che rappresenta una vera e propria misura di regressione sociale.

*ricercatore nel settore sanitario, è autore, tra l’altro, di Conditions de travail, chômage et santé : la situation en Suisse à la lumière de l’Enquête suisse sur la santé 2007, Editions page 2, Lausanna, 2010. Questo articolo è apparso sul sito alencontre il 7 aprile 2025.

[1] Ecco come uno dei portali più seguiti in Ticino ha riferito la notizia: GENOLIER – Swiss Medical Network (SMN) ha acquisito PDS Medical, che in Ticino gestisce dieci studi medici con il marchio Centromedico… Modellata sul modello del Réseau de l’Arc, sito a Saint-Imier, nel Giura bernese, la prima organizzazione di questo tipo a concentrarsi su un’assistenza preventiva e completa per i pazienti lungo tutto il loro percorso di cura, la futura nuova organizzazione opererà con il nome di Rete Sant’Anna…PDS Medical, che ha generato un fatturato di 42 milioni di franchi l’anno scorso, ha dieci studi medici nel cantone a sud delle Alpi e fornisce una parte essenziale dell’assistenza medica di base alla popolazione ticinese”. (N.d.T.)

[2] Le casse malati sono aziende private che svolgono un compito pubblico, ovvero offrire un’assicurazione malattia obbligatoria. Nell’ambito delle loro attività, raccolgono un’enorme quantità di dati. Questi, sebbene derivino da un mandato pubblico, non vengono tuttavia sistematicamente messi a disposizione (ovviamente in forma anonima) delle autorità pubbliche e della ricerca, per essere analizzati in una prospettiva di salute pubblica. Gli assicuratori scelgono le ricerche che commissionano o autorizzano. Lo scandalo del controllo da parte degli assicuratori privati sull’assicurazione sanitaria obbligatoria è rappresentato anche da questa privatizzazione di dati che appartengono alla collettività e che sarebbero utili a quest’ultima
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