Complice il cattivo tempo che mi ha impedito la desiderata escursione primaverile in campagna domenica mi sono sorbito pagine e pagine dei quotidiani e le tante fotografie che illustravano le esequie del papa. Se anche mai avessi dubitato della necessità della rivoluzione quelle letture e quelle immagini mi hanno confermato l’obbligo politico e morale della militanza per rovesciare l’ordine capitalista esistente.
Scrive un giornalista de La Stampa. “La diretta TV a reti quasi unificate ha restituito la maestosità a chi punta all’eterno. Rispetto alla narrazione della Chiesa degli ultimi è stato il più fantasmagorico spettacolo della magnificenza che possono attribuirsi i mortali”.
Foto e immagini che nella loro staticità iconica devono confermare a tutte e tutti che il mondo è così e così deve essere con quella precisa gerarchia di potere e di ricchezza, come da sempre si è visto in tutte le grandi funzioni religiose delle cattedrali, con il ben studiato e preciso ordine dei potenti, cioè degli oppressori e dei malfattori. E la chiesa cattolica coi suoi prelati in veste rossa è parte piena e costitutiva di questa realtà dell’esistente.
Più lontano nella piazza, nelle vie di Roma, indistinti negli abiti e nei volti c’era il popolo, una massa subalterna che può consolarsi con le vecchie parole buone e solari del papa (quelle che l’omelia del cardinale officiante ha saputo ricordare) e della sua reliquia.
I giornali hanno segnalato che i governanti e i potenti non hanno ascoltato gli appelli del papa alla pace, alla difesa dell’ambiente, al rigetto del riarmo, alla ripulsa delle ingiustizie e all’attenzione ai più deboli, ai poveri, ai migranti; alcuni hanno anche richiamato la palese ipocrisia dei personaggi; qualche altro addirittura ha scritto che quei potenti erano ben contenti di essere al funerale di un papa comunque scomodo che infine se ne era andato.
Un personaggio, il papa Francesco, che in realtà da molti anni parlava al vento, le cui dichiarazioni trovavano sempre meno spazio sui media, i cui contenuti non erano per nulla presi in considerazione non solo da chi governa, ma anche solo nei dibattiti e nei talk show televisivi, tutti registrati su ben altre lunghezze d’onda, quelle delle politiche liberiste e riarmiste, salvo il richiamo disperato di qualche esponente di una sinistra priva di forza e di credibilità per il peso delle sconfitte e degli errori compiuti negli anni.
Tutti si sono ben guardati anche solo di ipotizzare che forse per riuscire a sconfiggere guerra, povertà, oppressione e sfruttamento del sistema è necessario che chi sta in basso non deleghi a nessun altro (ni Dieu, ni César, ni tribun per usare le parole francesi dell’Internazionale), il proprio riscatto e la propria salvezza, quella concreta, terrena, ma lotti e si organizzi per una alternativa sociale complessiva.
Anche perché quei media e quei giornalisti giocano un ruolo fondamentale nella costruzione dell’ideologia dominante e nel mantenimento dell’ordine esistente del sistema capitalista.
Il nostro sito ha pubblicato due articoli sul papato di Francesco che sono molto utili per capire le contraddizioni di fondo su cui si è mosso Bergoglio tra cui l’assoluta continuità di pensiero reazionario su alcune questioni fondamentali (donne, aborto, LGBT+, ma non solo) ed anche la necessità per delle forze anticapitaliste di saper lavorare a livello di massa in settori sociali in cui la religione è profondamente ancorata per saper cogliere le speranze popolari di una trasformazione della loro realtà sociale. In realtà alcune sono “contraddizioni” connaturate all’essenza stessa della chiesa cattolica.
Vogliamo solo richiamare, come più volte ci ha ricordato Antonio Moscato, storico particolarmente attento ai fenomeni religiosi, che la Chiesa è una potente struttura di potere, non solo ideologica economica e finanziaria dotata di una struttura burocratica organizzata, consolidata nei secoli e perfettamente modellatasi con le diverse forme di dominio che si sono prodotte nella storia fino a quella capitalista. E in nome di Dio e della religione ha sempre giustificato e condiviso l’ordine di dominio esistente. Bisogna ricordarsi che i papato è una monarchia teocratica con un capo assoluto e con una particolare discriminazione nei confronti delle donne. Tutti i media hanno per altro sottolineato che i tentativi, pure parziali, di rinnovamento della curia romana, ipotizzati dal papa, non hanno ottenuto alcun risultato significativo.
Moscato più volte ha richiamato il fatto che la Chiesa cattolica, per costruire consenso, ha qualche volta proposto delle svolte “riformiste”, si pensi a quella di Giovanni XXIII, per altro in un periodo in cui nel mondo le prospettive di una radicale trasformazione sociale erano molto forti, producendo encicliche (le encicliche sociali della Chiesa), che sono quelle a cui gli ammiratori di sinistra sempre fanno riferimento, compresa poi in particolare quella dedicata all’ambiente. Per altro la missione fondamentale della Chiesa è sempre stata quella della cura dei poveri, attività che certo in parecchie situazioni drammatiche lenisce un poco le terribili ferite della società, ma che, per l’appunto, è accettata come realtà data immutabile che produce povertà ed emarginazione. Noi marxisti vogliamo invece il rovesciamento totale della società basata sullo sfruttamento delle classi lavoratrici e sulle povertà.
Scrive Moscato a conclusione di un suo artico di 10 anni fa: “Ma queste ammirevoli testimonianze non cambiano nulla alla struttura mastodontica della Chiesa romana, ai suoi molteplici legami con il potere economico e militare in tutto il mondo, e alla sostanza del suo messaggio, che usa la denuncia per ottenere consensi, ma evita di schierarsi nettamente come potrebbe fare se indicasse soluzioni concrete. Con l’enorme potenza anche materiale della Chiesa (che custodisce gelosamente e continua ad accrescere quando può) non sarebbe impossibile passare dalla denuncia del commercio di armamenti e delle enormi concentrazioni di ricchezze a proposte concrete per fermare i criminali e soccorrerne le vittime.
George Bernard Shaw diceva della Chiesa Anglicana che avrebbe rinunciato più facilmente a tutti e 39 i suoi articoli di fede, che a un trentanovesimo delle sue entrate. E questo vale anche per quella cattolica, e rende assurdo che un pezzo di sinistra pensi di affidarle il ruolo di faro morale universale che pretende” (qui l’articolo completo).
La credibilità e l’attrazione della “vox clamantis in deserto” del papa Francesco sono strettamente collegate alla mancanza di una soggettività e di una voce credibile alternativa forte ed organizzata delle forze della sinistra autentica, a sua volta prodotta dalle sconfitte terribili subite dalla classe lavoratrice e dalla involuzione e subordinazione alle logiche del capitale dei dirigenti di quelle che erano le sue organizzazioni. E’ comprensibile che a livello di massa davanti a una situazione in cui sembra che nulla possa cambiare, che nulla cambi nella mia situazione di difficoltà, che nessun partito per cui ho votato abbia modificato la mia situazione, nella mia disillusione o disperazione non trovo altro a cui riferirmi se non le parole del papa che dice cose giuste che vorrei si producessero; siamo davanti a una combinazione di speranza celeste e speranza terrena.
La religione può dunque essere letta solo come oppio dei popoli? In realtà la questione è un poco più complessa come risulta dalla citazione completa di Marx. “La miseria religiosa è insieme l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. È l’oppio del popolo»
Per affrontare questo argomento rimando quindi alla lettura di un bell’articolo del nostro compagno Michael Lowy.
Resta il fatto che la denuncia dei mali del capitalismo non può bastare, l’arma della critica non è sufficiente, serve l’azione di massa concreta e di rivolta anticapitalista organizzata la sola che può portare al il rovesciamento di questo ordine ingiusto, come ancora ci ha spiegato Marx.
*articolo apparso su Sinistra Anticapitalista il 28 aprile 2025