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Alcuni mesi fa avevamo pubblicato articoli sulle proteste che si svolgevano in tutta l’Ucraina – nonostante la guerra scatenata da Putin – contro il progetto di smantellare gli organismi indipendenti anticorruzione (NABU e SAPO).
La mobilitazione fu così ampia che la classe politica, a partire da Zelensky, fu costretta a fare marcia indietro, mantenendo attive queste strutture di indagine.
Proprio da tali inchieste è emersa in questi giorni una vasta rete di corruzione che arriva ai vertici del governo, coinvolgendo ministri vicini a Zelensky.
Mentre migliaia di persone vivono nel freddo a causa dei bombardamenti e i soldati resistono al fronte, alcuni sottraevano risorse cruciali alla protezione delle infrastrutture.
La lotta del popolo ucraino per i propri diritti nazionali, contro l’imperialismo russo, può avere successo solo se affiancata da un conflitto sociale contro le politiche neoliberali che alimentano la corruzione.
È ciò che abbiamo sempre sostenuto nella nostra campagna di solidarietà al popolo ucraino: la bussola deve essere quella dei diritti dei popoli, non di miopi calcoli geostrategici.