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rispostaLe liste del Npa saranno presenti in cinque circoscrizioni su sette alle elezioni europee del 25 maggio: Est; Grand Ouest, Ile-de-France, Nord-Ouest, Sud-Ouest.

Le risorse finanziarie, esclusivamente militanti, hanno infatti impedito la presentazione nelle altre due circoscrizioni, in quanto l’accettazione delle liste alle europee è subordinata al pagamento di una quota piuttosto ingente di soldi. La democrazia difetta non solo in Italia.

 

L’Npa avrebbe auspicato la costituzione di una lista unitaria con il Front de gauche e Lutte Ouvrière, ossia le forze che si oppongono da sinistra al governo socialista. Lutte Ouvrière non ha nemmeno preso in considerazione la proposta. Nell’ultima fase, infatti, questa formazione si sta chiudendo molto in se stessa. Al contrario le divisioni interne al Front de gauche non hanno permesso l’avvio di una discussione che permettesse di superare i profondi disaccordi, in particolare per quanto riguardo i rapporti col partito socialista.

Certamente vi sono profonde differenze sulla questione europea tra le formazioni della sinistra francese: il partito della sinistra europea, di cui è membro il Front de gauche, infatti, si dichiara a favore di una rifondazione dell’Unione europea in un’ottica riformista, mentre gli anticapitalisti puntano ad una rottura delle attuali istituzioni antidemocratiche.

L’internazionalismo del Front de gauche, inoltre, vacilla spesso quando si tratta di difendere gli interessi francesi: pur condannando le ingerenze imperialiste e neocoloniali, infatti, il Front de gauche non dice una parola sugli interventi francesi in Africa.

Le ambiguità del Front de gauche , tuttavia, non avrebbero impedito la possibilità di trovare degli accordi basati sulla critica al capitalismo, sul rifiuto dell’austerità, delle politiche di austerità condotte dai socialisti, sulla difesa dell’ambiente, dei diritti delle donne, degli immigrati. E’ prevalsa la logica istituzionale: la volontà di non voler recidere del tutto il cordone ombelicale che lega il “comunismo municipalista” ai socialisti.

In un’intervista al Manifesto il direttore de L’Humanité, nonché membro del consiglio nazionale del Pcf, Patrick Le Hyaric, non ha escluso in Europa un patto con i socialisti di Sculz, l’ipotesi di esaminare la posizione di un candidato comune… . Il Parti de gauche di Melanchon appare, al contrario, più radicale, ma punta in realtà ad un’alleanza in grado di condizionare maggiormente le forza socialdemocratiche.

Eppure i socialisti sono responsabili del Patto di responsabilità (rileggi il governo Hollande fa crescere le destre) attraverso cui il governo punta a congelare le prestazioni sociali, le pensioni, a tagliare drasticamente i servizi pubblici con lo scopo di regalare 40 miliari al padronato in nome della competitività.

Il Npa ha condotto una campagna politica, militante che si è posta l’obiettivo di contrastare la propaganda nazionalista che conducono i partiti di destra, di estrema destra, ma non solo. Infatti, anche coloro che si pretendono europeisti non fanno altro che parlare di Francia: agiscono in nome degli interessi della Francia, ossia degli interessi del padronato e delle classi dominanti e, così facendo ,contribuiscono ad alimentare il Fn di Marine Le Pen.

La sfida è la costruzione di un’altra Europa, l’Europa delle lavoratrici e dei lavoratori, l’Europa dei popoli. Per questo il Npa propone l’uscita dai trattati esistenti, da quello di Maastricht al TTIP, trattati che servono a facilitare la libera circolazione delle merci e dei capitali, mettere in concorrenza i lavoratori tra di loro e imporre l’austerità. Gli anticapitalisti propongono, al contrario, di assumere il meglio delle conquiste sociali e democratiche di ciascun paese per metterle a disposizione di tutti : un salario minimo europeo basato sui redditi nazionali più elevati, l’interdizione dei licenziamenti e la riduzione massiccia del tempo di lavoro.

Infine, ma non per ultimo, il Npa si batte contro l’Europa fortezza, quella che ha ucciso nel mediterraneo migliaia e migliaia di migranti in fuga dalla guerra o dalle catastrofi climatiche, dalle dittature o dalla fame. Per queste ragioni gli anticapitalisti francesi hanno deciso di candidare alla presidenza della commissione europea, Anzoumane Sissoko, presidente del coordinamento dei sans-papiers, una candidatura simbolica ma dal forte impatto politica, di denuncia, come ha dichiarato Besancenot in un’intervista a Le Monde dell’Europa di Schengen, dell’Europa-fortezza.

In campo vi è quindi una proposta in controtendenza, internazionalista a 360°, una sfida difficile che può arrivare oltre i confini della Francia.

 

Di seguito trovate l’appello al voto dei candidati teste di lista nelle cinque circoscrizioni

 

Il 25 maggio, una voce anticapitalista ed internazionalista

I partiti istituzionali si sono rifiutati di fare campagna e hanno agito perché la popolazione si disinteressasse al massimo del voto. Il solo dibattito autorizzato è stato quello tra la vera/falsa opposizione, ossia tra “euro-allergici” e “euro-fanatici”. Un modo per confondere ancor più le classi popolari e nascondere la posta in gioco della costruzione europea.

Infatti i partigiani dell’Europa liberista , così come i sostenitori del ripiegamento nazionalista, convergono nel designare la commissione di Bruxelles come la sola responsabile di tutte le nostre disgrazie. E’ la prova di una sconcertante complicità.

 

Rigettiamo il ripiegamento nazionalista e l’Europa liberista.

E’ un modo pratico, per gli uni di far credere che tutte le politiche di austerità condotte per le incombenze su scala nazionale non sarebbero altro che l’applicazione di quelle prese a un livello superiore, l’Europa. Per gli altri, si tratta di un tentativo illusorio di suggerire che la sovranità nazionale ci proteggerebbe da tali scelte. Tutti mentono spudoratamente.

In seno all’Unione Europea, è il Consiglio europeo che fa la legge, cioè i governi nazionali. La dimensione nazionale non è dunque aggirata, fa invece parte del problema e non della soluzione. Che sia espresso in euro o in franchi, il sistema monetario resta controllato da coloro che ci sfruttano, ci pagano con bassi salari, e impongono ai popoli di tirare sempre più la cintura per ingrassare la classe capitalista.

 

Per un Europa delle lavoratrici, dei lavoratori, dei popoli.

Noi proponiamo di uscire dai trattati esistenti, da quello di Maastricht e da quello di Stabilità. Servono a favorire la libertà di circolazione dei capitali, a mettere in concorrenza i lavoratori tra di loro e a imporre l’austerità.

Al contrario della direttiva sul distacco dei lavoratori nella prestazione dei servizi, noi vogliamo riprendere i diritti sociali e democratici migliori che esistono nei differenti paesi per metterli a disposizione di tutti. Noi pretendiamo un salario minimo europeo, basato sugli stipendi nazionali più elevati, il divieto dei licenziamenti e una forte riduzione dell’orario di lavoro.

Alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni in corso, noi contrapponiamo i servizi pubblici europei nei trasporti, energia, salute, poste e telecomunicazioni e la scuola. Per porre fine alla speculazione finanziaria, in particolare quella sul debito pubblico, è urgente espropriare gli interessi privati, senza rimborso ed indennità per stabilire un servizio pubblico bancario europeo che abbia il monopolio di questa attività.

Noi vogliamo il diritto all’interruzione di gravidanza effettivo in tutta l’Europa.

Vogliamo un’Europa senza nucleare, senza gas di scisti, senza OGM, senza i grandi progetti inutili e che favorisca l’agricoltura ecologica e contadina.

 

Basta con l’Europa fortezza!

Voliamo porre fine a questa Europa circondata dal filo spinato che gli accordi di Schengen hanno innalzato del 1985. 20.000 migranti che fuggivano la guerra o le catastrofi climatiche, la dittatura e la carestia sono morti alle porte di questa UE dal 1988.

L’agenzia semi-privata Frontex, incaricata di impedire ai migranti di raggiungere il continente, può beneficiare, nella segretezza più totale, di un piccolo arsenale di guerra – navi, elicotteri, aerei – finanziati da decine di milioni di contributi europei.

Votando per le nostre liste affermerete la vostra volontà di costruire una Europa senza frontiere, dove le lavoratrici e i lavoratori possono installarsi liberamente.

 

E cacciamo via a suon di valzer l’austerità(1)!

Queste elezioni sono anche l’occasione per dire no al Patto di responsabilità. Il governo vuole prendere 50 miliardi dalle nostre tasche, attraverso il congelamento delle prestazioni sociali, delle pensioni, l’asfissia di bilancio dei servizi pubblici e della Sicurezza sociale per regalare 40 miliardi al padronato sull’altare della competitività e dell’impiego.

Il rapporto di forza deve cambiare. Durante l’era Ayrault (il primo ministro, ndr.) la destra ultra e l’estrema destra erano nelle strade. Sotto quella di Valls (il nuovo primo ministro, ndr.) sono finalmente le manifestazioni della sinistra che si oppongono al governo: il 12 aprile, il 1° maggio, il 15 maggio la funzione pubblica, il 22 maggio i ferrovieri…

Votando per le nostre liste, voi contribuirete a rafforzare queste lotte sostenendole affinché possano svilupparsi e convergere dopo le elezioni, voterete contro questo governo al servizio del Medef (la confindustria francese, ndr.). Voi direte no alla destra che corre dietro all’estrema destra.

Infine voi darete un mandato a delle/dei militanti, un modo concreto e emancipatorio per tenere testa ai partiti istituzionali e a quelli che vogliono rimpiazzarli, come il FN. Scegliendo il voto anticapitalista e internazionalista, voi rifiuterete a questi il diritto di poter parlare a nostro nome.

Christine Poupin, Gael Diaferia, Olivier Besancenot, Pierre Le Ménahès e Philippe Poutou

 

1) “Et envoyons valser l’austérité !” Gioco di parole intraducibile in italiano per indicare anche l’opposizione al ministro Valls