E’ difficile credere che le imminenti elezioni potranno cambiare i destini dell’Ucraina o anche solo la posizione delle diverse forze politiche. Queste ultime formalmente sono a favore della realizzazione delle richieste di Maidan, ma in realtà non fanno altro che conservare il sistema oligarchico. Gli elettori dell’Est del paese con ogni probabilità non saranno rappresentati nel nuovo parlamento, anche se ciò dipende in ultimo dalle autorità delle autoproclamate “repubbliche popolari”.
Le regole della competizione elettorale danno una chance di vittoria solo a pochi “eletti”, cioè i capitalisti e le loro marionette.
La maggioranza sociale non verrà rappresentata in parlamento. Quello che promettono in sostanza le forze principali dell’Ucraina post-Maidan come il Blocco Petro Poroshenko, il Partito Radicale di Oleg Lyashko, Batkivshchina e Samopomich è solo la messa in atto con tempistiche più rapide del programma di Viktor Yanukovich. I liberali accusano le autorità di ostacolare le riforme, sebbene i problemi principali siano legati proprio alle riforme liberali: calo del corso della hrivna, taglio dei sussidi, aumento delle tariffe. Sotto Yanukovich le riforme di mercato hanno consentito una consolidazione del potere e adesso a insistere per la loro applicazione è il Fondo Monetario Internazionale. L’alto grado di nazionalismo proseguirà non solo come reazione all’aggressione da parte della Russia, ma anche con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dal calo dello standard di vita. L’impossibilità di proporre un futuro dignitoso costringe i politici a presentare ogni nuova iniziativa come una lotta contro il passato sovietico. La presenza in parlamento di estremisti di destra lascia pensare che ci saranno pesanti attacchi contro i diritti civili (censura, limitazioni alla libertà di manifestare pacificamente o al diritto all’aborto). Non vi è certo motivo di credere che l’Ue contrasterà tali iniziative, che sotto molti aspetti assomigliano a quelle di Putin.
Le elezioni diventeranno un’ennesima occasione per legittimare l’estrema destra, anche se il loro futuro operato in parlamento le potrebbe in ultimo discreditare. E’ possibile che in parlamento entrino rappresentanti di Svoboda e del Pravy Sektor che si dichiarano a favore del nazionalismo ucraino e collaborano con soggetti dalle posizioni apertamente neonaziste. Tra i possibili futuri deputati ci sono Igor Moseychuk, leader della Assemblea Social-Nazionale (lista del Partito Radicale) e Andriy Bileckiy, comandante del battaglione Azov (che si presenterà nelle circoscrizioni monomandatarie con il sostegno del Fronte Popolare di Yatsenyuk e Avakov). Va osservato che il principale concorrente di Bileckiy nel collegio in cui si è candidato è l’oligarca Vadim Stolar, il quale si astiene dal criticare apertamente la retorica xenofoba del proprio concorrente. Ci troviamo di fronte più che altro a una gara basata sulla corruzione e l’abuso dei poteri amministrativi. L’oligarca ha speso milioni di dollari per progetti edili nel distretto, mentre il comandante del battaglione Azov gode del sostegno del Ministero degli interni, presentandosi agli elettori con servizi fotografici militaristi. Non vi è da meravigliarsene, perché nelle condizioni di una delusione per la politica “tradizionale” gli show nazional-populisti sono in grado di fare presa sugli elettori.
Ci sono anche tentativi di utilizzare una retorica dai toni sociali per fini del tutto contingenti. Per esempio, Oleg Lyashko non fa che ripetere slogan contro gli oligarchi dopo essere entrato in conflitto con l’oligarca Igor Kolomoyskiy (e questo nonostante Lyashko sia finanziato dall’oligarca Sergey Levochkin). Anche il partito Svoboda cerca di porre rimedio al rischio di rimanere fuori dal parlamento pronunciando praticamente per la prima volta degli slogan a contenuto sociale. Agli occhi degli elettori rimane però un partito sempre pronto a dichiarazione provocatorie, ma non sufficientemente pronto ad azioni radicali. E’ emerso anche un “Blocco delle Forze di Sinistra” finanziato dal grande capitalista Nikolay Rudkovskiy e che punta a raccogliere l’eredità del Partito Socialista. Tra i suoi leader ci sono personaggi noti al grande pubblico, ma nemmeno un attivista sindacale. Purtroppo però le forze effettivamente di sinistra non sono pronte a proporre una propria alternativa a queste elezioni, un fatto che comunque è dovuto anche alla loro scarsa influenza nella società. Tuttavia dire che queste elezioni si svolgeranno completamente senza rappresentanti della sinistra e del mondo sindacale non è esatto, ci sono svariati esponenti di sinistra, democratici o sindacali che si sono candidati individualmente a livello regionale […]. Hanno preso individualmente la decisione di candidarsi, e non in conseguenza di accordi tra le forze di sinistra e gli attivisti sindacali, ma si può sperare che, nel caso in cui dovessero vincere, non tradiranno le proprie promesse. C’è anche la speranza che quando la gente si renderà conto dell’assoluta inutilità di strumenti come la “lustrazione” e si dovrà scontrare con i problemi di natura sociale conseguenti alle politiche neoliberali, l’interesse per le idee di sinistra andrà crescendo. E’ necessario pertanto un soggetto in grado di indirizzare l’insoddisfazione verso una lotta per il potere dei lavoratori.
Il 19 ottobre a Krivoy Rog si è svolta una riunione del comitato promotore del Partito per la Rivoluzione Sociale alla quale hanno partecipato militanti di sinistra e sindacali che puntano a dare vita a un partito di sinistra. Tra le altre cose i partecipanti hanno invitato gli elettori a non prendere parte a queste elezioni. Il partito dovrebbe nascere sulla base della già esistente Ucraina Socialista, dopo lo svolgimento di un voto interno per eleggere una nuova dirigenza e dopo l’approvazione di un nuovo statuto. Naturalmente sarà necessario in parallelo lottare per ottenere regole di voto eque, contro una “democrazia elitaria”. Le masse si sono a tale punto allontanate dalla politica che per coinvolgerle nuovamente sono necessari passi decisi: cancellazione dei diritti elettorali per i milionari, abbassamento della soglia minima di voti all’1%, annullamento della norma che prevede l’obbligo di versare un’ingente somma per potersi candidare alle elezioni, possibilità di revocare il mandato dei deputati che hanno tradito gli interessi degli eletto.
* da “Otkritaya Levaya”, 22 ottobre 2014