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AIMMendrisio si distingue, ancora una volta. Abbiamo già sottolineato come questo comune, da molti considerato “modello” per la sua gestione (persino da parte della sinistra locale che, ancora di recente, non se l’è sentita di opporsi alla politica finanziaria del Comune), si distingua per scelte politiche tutt’altro che progressiste.

Basti citare il patto di ferro che lo lega all’imprenditore Tarchini, servito e riverito di tutto punto nei suoi progetti in cambio di quel riscontro fiscale che appare poco più che briciole di fronte ai profitti che il FoxTown macina da anni. O, ancora, la recente decisione di adeguare verso il basso i salari minimi dei giovani lavoratori alle dipendenze del comune per conformarli all’evoluzione dei salari sul mercato del lavoro (un atto pure e semplice di dumping salariale).
Ma ora, dicevamo, Mendrisio ha deciso di rilanciare, riproponendo la privatizzazione delle aziende industriali di Mendrisio (AIM) , in particolare elettricità e gas (ma anche, seppur in forma diversa, l’acqua).
Un discorso non certo nuovo. Come ricorda lo stesso Municipio nel suo messaggio le più importanti aziende municipali del Ticino sono state trasformate in SA, con l’accordo di tutte le forze politiche presenti in quei comuni (Chiasso, Lugano, Massagno, etc.). L’unica eccezione, come si ricorderà, fu Bellinzona, grazie all’apporto decisivo dell’MPS e dell’allora sezione SEI (Sindacato Edilizia & Industria) di Bellinzona che dovettero vincere l’opposizione sia egli allora municipali socialisti che di una buona parte dei consiglieri comunali dello stesso schieramento.
Mendrisio vuole rinnovare con le politiche di privatizzazione. Le motivazioni sono quelle di sempre: la necessità di prepararsi alle liberalizzazione, in particolare a quella che dovrebbe riguardare tutti i clienti (2018) e non solo quelli “grandi” il cui processo di liberalizzazione sarà portato a termine entro il 2017.
Partendo da questa prospettiva il Municipio (ci pare di aver capito con il consenso di tutte le forze politiche che lo compongono) ritiene che la forma SA sia quella che permetterebbe alle AIM di meglio adattarsi alle evoluzioni del mercato, in particolare “alla negoziazione dei prezzi di acquisto e di vendita dell’energia…a reagire ai mercati per poter mantenere il più a lungo possibile nel proprio portafoglio clienti e la clientela a libero mercato…al consolidamento e gestione in rete di clienti del comprensorio passati a fornitori terzi di energia…alla gestione del profilo di carico per Grandi Clienti in funzione di preparare adeguate offerte di mercato…”.
Basta una semplice lettura per capire che queste motivazioni (che possono anche rappresentare problemi alla cui soluzione si dovrà pensare) poco o nulla hanno a che fare con la forma giuridica futura delle AIM. Tutti questi problemi, legati all’efficienza e alla capacità di pianificazione, alla gestione ed al marketing, non hanno un collegamento diretto con la forma giuridica, né con l’assetto proprietario.
Se le ragioni invocate a sostegno del mutamento di forma giuridica sono praticamente inesistenti, più preoccupanti sono invece le ragioni che nel messaggio non vengono evidentemente indicate.
Pensiamo, ad esempio, al fatto che il passaggio ad un forma giuridica come quella della SA apre la via anche a futuri mutamenti dell’assetto proprietario, attraverso la cessione di quote di azionariato (magari giustificato dal fatto che comunque l’ente pubblico manterrebbe la maggioranza: modello Swisscom…).
Un secondo rilevante aspetto che milita contro questo cambiamento di forma giuridica è proprio legato alla forma stessa della SA. La quale, per definizione, è una società che ha come obiettivo la difesa e la crescita del capitale. I suoi amministratori, siano essi tutti rappresentanti di un ente pubblico proprietario, non devono e non possono (dal punto di vista giuridico) prendere decisioni che, magari favorendo i cittadini, sfavoriscono la società dal punto di vista economico. Tipico, visto il tipo di società di cui stiamo parlando, la fissazione di tariffe sulla base di criteri “politici” e non aziendali.
Ma, infine, il problema di fondo posto dalla SA va al di là della sua forma giuridica. Con questa trasformazione si entra in una piena logica di mercato. L’ente pubblico affronta questioni attinenti al servizio pubblico (al fornitura di acqua e luce sono beni pubblici) in una logica di mercato. Certo, si possono invocare i mutamenti legislativi: ma questi sono atti politici voluti dagli stessi partiti che oggi dicono che ad essi bisogna adeguarsi.
Chi vuole veramente difendere il servizio pubblico (e l’MPS è certamente tra questi) non può che opporsi con tutti i mezzi a disposizione contro la proposta di trasformare le AIM in società anonima.