Il Consiglio federale ha appena presentato la sua nuova riforma dell’AVS. Nonostante il rifiuto alle urne di PV 2020, il progetto vuole ancora aumentare a 65 anni l’età di pensionamento delle donne.
La nuova versione della riforma delle pensioni, le cui grandi linee sono state svelate lo scorso mese di febbraio, è appena stata presentata dal Consiglio federale. In sintesi, è sempre la solita solfa.
Nel dettaglio, il progetto riguarda solo l’AVS – mentre il secondo pilastro è oggetto di negoziazioni separate tra i partner sociali e per ora ancora nulla è filtrato in merito.
65 anni per le donne
AVS 21 si fonda su due misure: l’aumento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni e l’innalzamento di 1,5 punti dell’IVA. Se il deal tra Riforma Fiscale e Finanziamento dell’AVS, detto RFFA, dovesse passare al Consiglio Nazionale, l’aumento dell’IVA sarebbe ridotto allo 0,7%. Mentre l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne sarebbe mantenuto. Questo dovrebbe permettere a Christian Levrat, presidente del Parti socialista svizzero, di passare dalle parole ai fatti, visto che di recente ha annunciato che “se l’aumento dell’età di pensionamento delle donne è votato dal parlamento, lanceremo un referendum” (24 heures, 26 maggio 2018).
Liquidare la questione dell’età di pensionamento delle donne è stato uno degli argomenti forti avanzati in favore di un deal tra il Progetto fiscale 17 (PF 17) e un finanziamento aggiuntivo dell’AVS – corrispondente al montante stimato delle perdite fiscali della Confederazione, dei cantoni e dei comuni, ossia 2,1 miliardi di franchi. La presentazione di AVS 21 da parte di Alain Berset, un progetto che include l’aumento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne malgrado il rifiuto alle urne di PV 2020, provoca dunque un certo sconcerto.
Nelle cifre nere
Il punto di partenza per giustificare AVS 21 è ancora una volta la situazione finanziaria dell’AVS. Tuttavia nel 2017, diversamente dalle previsioni catastrofiste formulate dal Consiglio federale, le finanze dell’AVS non sono crollate. Anzi. Se si includono nelle entrate il prodotto del capitale e la bonifica degli interessi dell’AI, il risultato del conto segna un beneficio di ben 1,087 miliardi di franchi. Ciò non esclude la necessità di rinforzare il finanziamento di questa assicurazione sociale agendo sui contributi, che sono bloccati dal 1975. Ma la situazione non giustifica in alcun modo una misura precipitosa e nefasta per la maggioranza della popolazione, com’è per l’appunto l’aumento dell’età di pensionamento.
10 miliardi sulle nostre spalle!
Secondo il comunicato stampa del Consiglio federale “ le donne forniranno un contributo significativo di 10 miliardi di franchi”. Un montante enorme! E le “compensazioni” previste sono invece derisorie: secondo le cifre ufficiali, solo il 25% delle donne nate tra il 1958 e il 1966 potranno approfittare del primo modello (il cui costo è stimato a 400 milioni all’anno), che consiste a non ridurre la rendita delle lavoratrici che partiranno a 64 anni e il cui salario è inferiore a 4700 franchi al mese (su 12 mesi); per le altre, la rendita sarà ridotta del 2%! Il secondo modello, più “generoso” e dal costo stimato a 800 milioni all’anno, ha invece minori possibilità di passare e consiste in un’incitazione finanziaria volta a incitare le donne di questa generazione transitoria a lavorare più a lungo, fino a 65 anni e anche oltre!
Disparità delle rendite
Per l’ennesima volta, il Consiglio federale vuol fare pagare le donne, nonostante esse siano già le più sfavorite all’interno della previdenza vecchiaia, come testimoniato dalle Statistiche 2016 sulle nuove rendite versate. La rendita media versata dal secondo pilastro è di 1275 franchi per le donne che partivano in pensione a 64 anni. La rendita degli uomini che vanno in pensione a 65 anni è di 2200 franchi: una differenza del 57% E non dimentichiamoci che i salariati che hanno le rendite più alte non sono quelle e quelli che sgobbano più a lungo, ma sono gli uomini che vanno in pensione tra i 58 e i 60 anni! Essi percepiscono una rendita media del secondo pilastro di 4100 franchi (le donne che vanno in pensione alla stessa età prendono una rendita media di 2000 franchi). Per essere chiari: la pensione anticipata è un lusso riservato ad alcuni quadri ben pagati, mentre le donne e i salariati che svolgono dei mestieri pesanti, come ad esempio i muratori, dovranno faticare sempre più a lungo per potersi garantire semplicemente di che vivere una volta in pensione. Per i ricchi, AVS 21 non avrà alcun effetto, potranno continuare a godersi la vita e avranno tempo e soldi per le loro passioni e per la loro famiglia!
Tutte a Berna il 22 settembre
Il progetto del Consiglio federale allunga ancor più la lista delle disparità e delle discriminazioni che le donne continuano a vivere sia a livello professionale sia all’interno della famiglia o nello spazio pubblico. Le donne hanno mille ragioni di essere arrabbiate!
AVS 21 conferma la necessità di una vasta mobilitazione. Prima di tutta partecipando in massa alla manifestazione per la parità e contro le discriminazioni, il prossimo 22 settembre a Berna.
E in seguito, e soprattutto, preparando uno sciopero delle donne il prossimo 14 giugno 2019!
*segretaria centrale SSP (articolo pubblicato su www.ssp-vpod.ch)