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Questa mattina, è prevista da parte delle Camere federali, l’approvazione del Progetto fiscale 17 integrato da misure concernenti il finanziamento dell’AVS, progetto ribattezzato con il nome di RFFA.

Il comitato ticinese contro la RFFA non può che rallegrarsi per la soppressione degli statuti speciali che da sempre accentuano la politica svizzera di dumping fiscale internazionale.

Tuttavia, la RFFA non riesce a trovare il nostro sostegno. Infatti sono molte le obiezioni che il progetto solleva. Eccone alcune:

– Sottopone l’elettorato ad un vero e proprio ricatto, condizionando il raggiungimento di un mandato costituzionale, la perpetuazione dell’AVS quale assicurazione sociale in grado di soddisfare i bisogni essenziali della popolazione in pensione, alla concessione di sgravi fiscali miliardari a grandi imprese che realizzano enormi profitti.

– È fuorviante cercare di accreditare l’idea che vi sia una cosiddetta simmetria tra gli sgravi fiscale che la comunità sarebbe chiamata a concedere ad imprese che realizzano enormi profitti e un presunto consolidamento dell’AVS che si fonda, soprattutto, sull’alimento dei prelievi sui salari.

– Grazie agli strumenti fiscali inseriti nella riforma, verrà ridotta di quasi la metà la tassazione degli utili societari, aumentando una redistribuzione patrimoniale a favore dei più ricchi.

– La riforma comporterà dai quattro ai cinque miliardi di franchi di minori entrate fiscali all’anno, entrare che avranno sicuramente delle conseguenze per quel che riguarda servizi pubblici essenziali, così come di tutti quegli investimenti necessari per soddisfare le esigenze economiche, sociali e ambientali prioritarie.

– Le possibili conseguenze nell’erogazione di servizi pubblici essenziali, come ad esempio quelli attinenti alla sfera domestica, tenderanno inevitabilmente ad aumentare la percentuale di lavoro non retribuito (a cominciare dal lavoro domestico e di cura) svolto principalmente dalle donne.

– Contrariamento a quanto affermano alcuni sostenitori della riforma, la sua accettazione non dà alcuna garanzia che non venga riproposta, in termini anche ravvicinati, l’aumento dell’età pensionabile, prima per le donne (a 65 anni) e poi per tutti a 67 anni.

– La riforma ravviva una logica disastrosa di concorrenza fiscale intercantonale dalla quale trarranno vantaggio, ancora una volta, i grandi patrimoni e le grandi imprese.

Per questa ragione il comitato ticinese contro la RFFA si impegnerà attivamentenella raccolta di firme a sostegno del referendum e parteciperà alla costituzione del comitato nazionale referendario prevista per il prossimo 6 ottobre.

Nel frattempo, per muovere i primi passi organizzativi in vista del lancio del referendum e della relativa campagna a livello cantonale, invita tutte le forze politiche, sindacali e associative e tutte le persone contrarie alla RFFA ad una:

riunione del comitato cantonale

che si terrà

Martedì 2 Ottobre alle ore 18.30

presso la sede MPS (viale Portone 11) a Bellinzona

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