Non siamo tutti sulla stessa barca! Anche nel dramma del COVID agli imprenditori miliardi, ai salariati lacrime e sangue! Necessario un reddito di pandemia!
Da anni la situazione economica e sociale in canton Ticino è grave e preoccupante. Vi sono dei tassi di disoccupazione e sottoccupazione tra i più elevati della Svizzera. Nel 2019 la disoccupazione era al 6.8%, a fronte del 4.4% a livello svizzero. La sottoccupazione al 9.9% (CH 7.3%), il tasso di povertà del 17% ed un rischio povertà addirittura del 30%.
La crisi che seguirà la pandemia rischia di accentuare ancora di più questa situazione e di provocare una catastrofe sociale.
Purtroppo però non dovremo attendere la fine della pandemia per vedere i primi sintomi di questa situazione. Oggi è il 31 marzo 2020. Nei prossimi giorni la maggior parte di chi lavora in Ticino incasserà il proprio stipendio.
Secondo gli ultimi dati statistici a disposizione lo stipendio mensile mediano lordo, calcolato su 13 mensilità, in Ticino è di fr. 4’852. Dedotti gli oneri sociali arriviamo ad una somma di circa fr. 4000.—
Già in tempi “normali” si tratta di un magro stipendio che non basta a coprire le spese di una famiglia. Da qui la necessità in una famiglia con due adulti del doppio lavoro.
In tempi di pandemia questa somma verrà ulteriormente ridotto del 20%, circa 1’000 franchi riducendo così il reddito disponibile per il mese di aprile a 3’000 franchi.
Un reddito che non permetterà di coprire le normali spese di ogni famiglia: affitto, cassa malati, una qualche ipoteca, assicurazioni, ecc.
La situazione è drammaticamente chiara: o qui lo Stato introduce un reddito di pandemia e versa a fondo perso ed integra lo stipendio mancante o, fra qualche mese, migliaia di cittadine e cittadini di questo Cantone si vedranno sommersi da precetti esecutivi, magari inviati dalle quelle stesse imprese che negli scorsi giorni si sono viste sommerse dai miliardi messi a disposizione della Confederazione per le imprese.
Una volta passata la pandemia lo Stato potrà istituire un’imposta di solidarietà a carico delle aziende e recuperare quanto versato alle cittadine ed ai cittadini. Perché non dobbiamo dimenticarcelo: sarebbero loro, le aziende, a dover garantire il 100% del salario ai propri dipendenti.
Dopo il PPD Fabio Regazzi è la volta degli UDC Marco Chiesa e Piero Marchesi: altri due “ticinesi” ipocriti!
Il consigliere agli stati UDC Marco Chiesa ed il suo amico consigliere nazionale UDC Piero Marchesi la scorsa settimana avevano sottoscritto il famoso appello dei 45 “ticinesi”.
Appello nel quale si rivolgevano al Consiglio Federale chiedendo di fermare l’edilizia, l’industria, l’amministrazione pubblica e tutte le attività non fondamentali alfine di combattere il propagandarsi del virus. Concludevano il loro appello affermando che bisognava impedire ad ogni costo che nella popolazione continuasse a serpeggiare l’idea che le ragioni dell’economia fossero prevalenti sulla salute della comunità e dei singoli cittadini.
Non sono passati 7 giorni che queste affermazioni si dimostrano parole vuote ed una presa per i fondelli dei veri ticinesi, quelli che in questi giorni non sanno se lo stipendio che riceveranno, decurtato di 1000 franchi, basterà ad arrivare al giorno di Pasqua.
Questa mattina il gruppo parlamentare UDC alle camere federali, all’unanimità ha sottoscritto una dichiarazione per il dopo 19 aprile (data di scadenza delle attuali misure del Consiglio Federale) che va nella direzione opposta.
Già il titolo è un programma: “Far ripartire l’economia è prioritario”. E nel concreto si chiede che la riapertura delle scuole, dei ristoranti, dei negozi, e la ripresa del lavoro.
Ma come? Non si voleva impedire che la popolazione pensasse che le ragioni dell’economia fossero prevalenti sulla salute dei cittadini?
Nelle stesso giorno in cui in Ticino si è raggiunto il record di 15 morti in 24 ore l’UDC rivendica la riprenda il lavoro.
Una chiara dimostrazione che le preoccupazioni di Marchesi e Chiesa per la situazione sanitaria in Ticino sono puramente elettoralistiche. Forse l’UDC dovrebbe cambiare lo slogan a loro tanto caro: Prima i nostri padroni!
Più che rappresentanti questi elementi sono la vergogna del Ticino!