È ormai da Pasqua che si sono moltiplicati i segnali che lasciano presagire una prossima riapertura di asili nido, asili e scuola dell’obbligo. Diversi politici di estrazione diversa si sono espressi in questo, in particolare nell’edizione pasquale di un giornale domenicale.
Ma su quali basi si fonda questa improvvisa necessità di tornare in classe allorché non vi è alcuno studio medico serio che autorizzi una decisione di questo genere? Vi sono, al massimo, indicazioni assai empiriche e tutt’altro che definitive secondo le quali il virus sarebbe meno aggressivo nei confronti dei bambini, nulla di più decisivo.
Proprio per la debolezza di tali argomenti, i sostenitori di questa tesi ricorrono ad un argomento di tipo pedagogico, sociale ed egualitario: bisogna tornare a scuola per evitare il divario digitale e ritrovare così i/le loro insegnanti.
Quanto è bello vedere i ricchi, a difesa dei propri interessi, invocare la giustizia sociale!
Infatti, al di là dei discorsi di circostanza, il motivo di fondo di questo ritorno a classe è stato dato in diretta l’altra sera alla televisione francese da Emmanuel Macron: “L’11 maggio, ha detto, si tratterà anche di permettere al maggior numero di persone di tornare al lavoro, di rimettere in moto la nostra industria, i nostri commerci e i nostri servizi”.
È questo l’imperativo: permettere al maggior numero possibile di persone di tornare al lavoro!
Meno di due mesi fa, le autorità lombarde non hanno dichiarata che “Milano non si ferma? Il disastro sanitario e umanitario seguito a questo tipo di proclami dà la misura della loro portata criminale.
Uno studio dell’INSERM, l’Istituto nazionale francese della sanità e della ricerca medica, disponibile online dal 12 aprile, mette in guardia contro una frettolosa riapertura delle scuole e un frettoloso ritorno alla normale attività economica: significherebbe correre il rischio di una seconda ondata che cancellerebbe gli sforzi che ormai stiamo facendo da più di quattro settimane.
Infatti, cosa c’è di meglio di asili, scuole e mense scolastiche – mentre i ristoranti continuerebbero a rimanere chiusi – per favorire la diffusione della malattia tra la popolazione?
Anche se il virus colpisce i bambini assai meno degli altri – cosa che resta da dimostrare – resta il fatto che esso è comunque veicolato da questi stessi bambini che diventano, loro malgrado, i vettori della malattia verso le loro famiglie e i loro cari.
È davvero un rischio che si può correre?
E non pensiamo al peggio, al fatto che potremmo aver sottovalutato l’impatto della malattia sui più giovani tra noi, i bambini, ai quali, ricordiamolo, abbiamo fino ad oggi vietato l’accesso ai parchi giochi, ma che nei prossimi giorni vorremmo si stipassero nelle loro aule scolastiche…
Quanti di questi bambini che affollano quattro volte al giorno in pulmini scolastici rischiamo di sacrificare in nome di qualche punto di PIL?
Perché è anche con la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti che stanno giocando coloro che vogliono rimandarli a scuola il più presto possibile…