Pubblichiamo il testo di un’interpellanza che il gruppo MPS in Gran Consiglio ha presentato oggi sul tema dell’obbligo di vaccinazione per il personale di cura. (Red)
Lo scorso 12 febbraio 2020 la commissione nazionale d’etica per la medicina (CNE) si è espressa contro un obbligo generale della vaccinazione contro il coronavirus ed anche contro l’obbligo per il personale sanitario. La CNE ricorda che al momento attuale il solo effetto provato della somministrazione del vaccino è la protezione individuale delle persone vaccinate. Tale obbligo interferirebbe “in maniera sproporzionata contro i diritti fondamentali”.
La CNE aggiunge che prescrivere una autoprotezione per gruppi di persone specifiche sarebbe paternalista e ingiustificato. Anche se fosse dimostrato che il vaccino protegga contro la trasmissione del virus, i vantaggi della vaccinazione obbligatoria di taluni gruppi dovrebbero essere accuratamente soppesati rispetto agli svantaggi associati. Metodi più morbidi ed efficaci devono essere privilegiati prima di introdurre una vaccinazione obbligatoria.
La CNE chiede inoltre che la comunicazione ufficiale volta ad incoraggiare la popolazione a farsi vaccinare sia adattata ai diversi tipi di pubblico ai quali si rivolge. Deve fondarsi su argomenti scientifici, affinché i cittadini possano prendere una decisione che tenga conto delle incertezze esistenti.
La missiva consegnata, quale giorno fa, a tutto il personale dal consiglio d’amministrazione di Lugano Istituti Sociali (a firma del presidente consigliere nazionale Lorenzo Quadri) è improntata all’opposto delle considerazioni della commissione nazionale d’etica per la medicina.
Di fatto tale comunicazione è una forma di minaccia, neanche velata, verso il personale che non ha ancora deciso di vaccinarsi: “possibili conseguenze e responsabilità di tipo giuridico nel caso di nuovi focolai all’interno delle nostre strutture che inevitabilmente sono generati in prima linea da professionisti.”; e ancora: “La responsabilità professionale si completa con quella collettiva nei confronti dei colleghi e di coloro che frequentano i nostri Istituti e che hanno aderito alla campagna vaccinale. Laddove non si potrà garantire la sicurezza auspicata non si esclude l’introduzione di misure di rinforzo a titolo preventivo” e a concludere: “Pertanto, la invitiamo caldamente a considerare le raccomandazioni sopra indicate e ad aderire alla campagna di vaccinazione”.
Chiediamo di conseguenza al Consiglio di Stato:
- La circolare consegnata al personale di Lugano Istituti Sociali è stata discussa ed approvata dal Medico Cantonale o da altre autorità cantonali?
- Concorda che il suo contenuto è di fatto una minaccia verso il personale e, soprattutto, non fa leva su aspetti scientifici?
- Cosa intende fare per rimettere in careggiata il consiglio d’amministrazione di Lugano Istituti Sociali tenuto conto del ruolo dell’autorità cantonale nella tutela dei diritti del personale?
- Vi sono altre strutture socio-sanitarie che hanno adottato simili metodi minatori?
- Cosa sta facendo l’autorità cantonale per applicare l’invito della Commissione nazionale d’etica per la medica a convincere con argomentazioni scientifiche il maggior numero di personale socio-sanitario a sottoporsi alla vaccinazione?