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Le nostre compagne e i nostri compagni del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) francese entrano  in lizza in vista delle elezioni presidenziali della prossima primavera, candidando di nuovo Philippe Poutou: «perché personifica la necessità di lottare contro questo sistema, di organizzarsi per farlo, nelle piazze e nelle urne. Non è un professionista della politica. È un operaio che ha lottato contro la Ford, che non molla e fa politica, si oppone al grande padronato e vuole buttar fuori Macron e tutti i politici, di destra o di sinistra, al servizio delle classi dominanti». Qui di seguito la Dichiarazione adottata dalla conferenza nazionale per le presidenziali del NPA organizzata il 26 giugno 2021.

Dopo 18 mesi di pandemia, è inevitabile constatare che il sistema capitalistico è incapace di risolvere i grandi problemi dell’umanità: al contrario, ne crea di nuovi. Usando una terapia d’urto per far fronte a questa crisi sanitaria, le classi dominanti amplificano la loro offensiva contro le classi popolari: distruzione di posti di lavoro e licenziamenti, ristrutturazioni, sviluppo della precarietà, messa in discussione delle libertà democratiche… La corsa ai profitti di una minoranza minaccia l’occupazione e la salute della maggioranza della popolazione mondiale, la salute del pianeta ed il futuro dell’umanità. È ora di porre fine a quest’ordine capitalista ingiusto e di progredire verso una società che organizzi la produzione e i rapporti sociali in funzione dei bisogni sociali e delle necessità ecologiche, società che chiamiamo ecosocialista, comunista o autogestita.

La crisi sanitaria ha messo in luce, a più livelli, sia le origini della pandemia sia l’incapacità del potere a reagire, a fermare la macchina del profitto, danneggiando la salute dei lavoratori e delle lavoratrici in “prima linea” e dell’insieme del mondo del lavoro. La proprietà privata è apparsa chiaramente in contraddizione con la difesa delle nostre vite, fatto illustrato assai bene dalla strenua difesa dei brevetti sui vaccini. Tutti i livelli della crisi -sanitario, ecologico, economico, sociale, democratico- si coniugano per produrre un ben triste bilancio per il capitalismo. Questo stato di cose non può più andare avanti! Non lo dice solo il NPA ma milioni di sfruttate e di sfruttati che difendono i loro diritti più elementari in diverse parti del mondo.

Contro l’offensiva del governo, cresce la rabbia sociale

Dall’inizio del mandato di Macron, la rabbia sociale non è sparita, al contrario! Né i lockdown né il susseguirsi delle leggi repressive hanno fatto sparire la radicalità dell’esperienza dei Gilet jaunes o quella dello sciopero contro la riforma delle pensioni dell’inverno 2019/2020 o quella delle mobilitazioni giovanili per il clima, contro il razzismo e il sessismo. Cassa integrazione, violenza poliziesca, offensiva islamofobica e razzista, leggi autoritarie e liberticide, politiche che fanno ardere il pianeta: i terreni di mobilitazione non sono mancati nell’ultimo anno. La lotta contro la politica dell’establishment non si è messa in quarantena. Si sono sviluppate anche delle lotte sul terreno della difesa dei diritti: le donne con il movimento #Metoo, le e gli LGBTI, specialmente rispetto alla PMA (Procreazione Medicalmente Assistita), i migranti e le migranti contro la violenza della polizia e il razzismo.

La necessità della costruzione di un movimento d’insieme, di un conflitto che possa andare fino in fondo per strappare delle vittorie, è all’ordine del giorno. Perché, in assenza di vittorie sociali e di prospettive politiche per uscire da questo sistema, soffiano venti di tempesta. Dal governo al Rassemblement national (il vecchio Front National di Le Pen, N.d.T.), passando dalla destra cosiddetta “classica”, i discorsi sul “l’islamo-gauchisme” e il separatismo, le tribune dei militari, le manifestazioni dei poliziotti -a cui hanno aderito molti responsabili politici davanti all’Assemblea nazionale- rispondono a un’identica dinamica. L’ascesa della destra e dell’estrema destra ha delle profonde radici sociali, che si sono sviluppate sul terreno abbandonato da quarant’anni alle politiche razziste e antisociali. Le idee dell’estrema destra si fanno spazio nella società e negli apparati dello Stato, specialmente nella polizia e nell’esercito, e il potere politico ne è il primo responsabile.

Assenza di alternative, minacce dell’estrema destra

Cavalcando la disperazione degli strati popolari, il RN carca di rivolgere la rabbia verso un progetto mortifero, liberale, razzista e identitario. La presa del potere da parte dell’estrema destra diventa così immaginabile, con tutto ciò che significa in termini di minaccia per i diritti e le libertà democratiche, per tutti e per tutte, per le organizzazioni del movimento sociale. Ma lottare contro l’estrema destra non vuol dire ripetere “l’unione della sinistra”, un’unione elettorale fra partiti di sinistra, screditati dalle loro vecchie politiche e da un futuro di leale gestione degli interessi capitalisti.

Perché a sinistra, lungi dall’affrontare questa situazione, le barriere all’estrema destra cadono una dopo l’altra. Dal PS al PCF, passando dal possibile candidato di EÉLV, tutti questi partiti di gestione del sistema hanno dimostrato la loro natura manifestandosi al lato dei poliziotti sollevati e dell’estrema destra.

Jean-Luc Mélenchon e il LFI non saranno nostri avversari durante le elezioni presidenziali ma sono l’espressione di un populismo di sinistra che rifiuta di affrontare fino in fondo questo sistema. Cioè attaccare i profitti, la proprietà privata, il potere dei padroni e delle istituzioni. E’ inevitabile constatare che essi non rappresentano un’alternativa per il campo degli sfruttati e delle sfruttate. Le posizioni del LFI sul ballottaggio delle regionali dimostrano, in particolare, che non rompono affatto con la sinistra tradizionale.

Le ultime elezioni regionali e dipartimentali sono ricche di insegnamenti. Milioni di lavoratori e lavoratrici, di giovani e settori popolari non si sono mossi per andare a votare. Il partito al potere, il LREM, si limita al 10% dei votanti. È la dimostrazione del rifiuto dello scontro fra Macron e Le Pen annunciato per l’anno che viene, senza però che si delinei la benché minima alternativa popolare e progressista. Il RN, meno forte del previsto, continua ad apparire come il principale opponente agli “uscenti”, siano il LR o il PS.

È in questa situazione che inizia la campagna delle elezioni presidenziali. Questa dev’essere l’occasione per popolarizzare una parte del nostro programma, per ridare fiducia con un progetto anticapitalista e rivoluzionario.

L’assenza di rappresentazione politica anticapitalista di massa, l’offensiva reazionaria, l’arretramento delle lotte sociali e l’aumento della disperazione e della paura per un futuro incerto, sono tutti elementi che pesano sulla situazione generale. Per queste ragioni, uno degli assi centrali della nostra campagna sarà di costruire dei fronti contro le tematiche reazionarie e di portare avanti la necessità di lottare insieme contro l’estrema destra, costruendo le più ampie mobilitazioni unitarie.

Sosteniamo l’idea che quelle e quelli senza voce in capitolo facciano irruzione sulla scena politica, che gli sfruttati e le sfruttate rappresentino loro stessi, per farla finita con lo sfruttamento capitalista, il saccheggio del pianeta e tutte le oppressioni. Tutto ciò sarà al centro della nostra campagna. Una campagna che parta dalle urgenze sociali, ecologiche e democratiche.

  • Garantire una vita ed un salario decenti per tutti e tutte.

Questo passa per la garanzia di vivere degnamente con un reddito per tutta la vita, almeno eguale a un salario minimo di 1800 euro netti, anche quando si è senza lavoro, che si studi o che si stia cercando un’occupazione o che si sia in pensione. Tutte e tutti devono poter avere un lavoro che risponda ai bisogni della società e alla preservazione del pianeta. Questo passa da una riduzione massiccia del tempo di lavoro, senza aumento dei ritmi, parallelamente ad un aumento dei salari di 400 euro mensili per tutti e per tutte. Questa divisione del lavoro fra tutti è l’unico modo per farla finita con la disoccupazione. Ciò significa anche togliere ai capitalisti il diritto di decidere sulle nostre vite, proibendo i licenziamenti. Vogliamo pure sviluppare tutto ciò che rende la vita “bella”, la diversità delle espressioni artistiche e culturali…

  • Controllare, socializzare ed estendere i beni comuni per risolvere l’urgenza sociale, sanitaria ed ecologica.

Proponiamo di rafforzare i servizi pubblici esistenti e di crearne di nuovi. Nei settori della sanità, dell’industria farmaceutica, dell’educazione, dell’energia e dei trasporti, i capitalisti si sono ingozzati, hanno distrutto il pianeta e la nostra salute a sufficienza. Bisogna espropriarli e nazionalizzare le banche creando un monopolio pubblico. Difendiamo la gratuità dei trasporti e di altri servizi.

Il produttivismo e la corsa ai profitti impediscono di riorganizzare la produzione e minacciano il pianeta. E’ urgente pianificare la riorganizzazione dell’economia su basi ecologiche e democratiche. E’ l’unico modo per preservare tutti i posti di lavoro senza smettere di produrre, preservando il pianeta.

  • Farla finita con il regime autoritario, razzista e inegualitario

Per controllare la nostra rabbia, il potere rafforza sempre più i mezzi repressivi e autoritari dello Stato e cerca di contrapporci gli uni agli altri: per loro, i nostri nemici sarebbero gli immigranti, le femministe, i e le LGBTI, ecc.

La nostra campagna difenderà la fine di questa repubblica imperialista dei ricchi, dei padroni e del presidenzialismo, specialmente personificata in Macron. Il salario degli eletti e delle elette sarà livellato al salario medio della popolazione e tutti e tulle le elette saranno revocabili durante il loro mandato.

La polizia, incancrenita dall’estrema destra, mantiene l’ordine sociale con la violenza ed il razzismo. Ci opponiamo alla repressione poliziesca e vogliamo la soppressione dei corpi speciali della repressione (BAC, BRAV, ecc.).

Andando contro corrente, di fronte all’aumento del razzismo e dell’islamofobia, saremo gli unici a difendere la solidarietà internazionale con la libertà di circolazione e di residenza, con o senza documentazione, e il diritto di voto per gli stranieri e le straniere.

Porteremo avanti la battaglia contro la violenza e per l’eguaglianza dei diritti, per le donne e i e le LGBTI. La crisi sanitaria ha ricordato la necessità di rivalorizzare i mestieri “più umili” e di socializzare le attività “riproduttive” –

In questa campagna, ribadiremo la volontà di unirci per cambiare i rapporti di forza, di costruire una controffensiva, una mobilitazione d’insieme del mondo del lavoro con degli scioperi di massa, delle manifestazioni, delle rivolte. Perché non esiste un “salvatore supremo”, siamo noi che dobbiamo unire le forze per lottare e difendere i nostri diritti.

Difenderemo la prospettiva di una rottura con il capitalismo: costruire coscientemente le nostre lotte, le nostre mobilitazioni per esercitare il controllo sull’organizzazione della società e della produzione, per ricostruire associazioni, sindacati e quadri dell’auto-organizzazione. Per un governo del mondo del lavoro, così fedele agli interessi del nostro campo come Macron e Le Pen lo sono a quello dei capitalisti.

Proporremo a coloro che si riconoscono nelle nostre prospettive di raggrupparsi senza attendere. Gli sfruttati e le sfruttate hanno effettivamente bisogno di un partito per la trasformazione rivoluzionaria della società che dovrà necessariamente essere più ampio del NPA, maggiormente radicato nei luoghi di lavoro, di vita e di studio. Uno strumento per contribuire al rovesciamento del capitalismo, verso una società ecosocialista, per l’emancipazione dell’umanità.

Philippe Poutou difenderà i colori anticapitalistici e rivoluzionari

Presentiamo la candidatura di Philippe Poutou perché personifica la necessità di lottare contro questo sistema, di organizzarsi per farlo, e di difendere la prospettiva di una società libera dallo sfruttamento e dalle oppressioni. È quello che vogliamo contribuire a portare nelle piazze e nelle urne.

Philippe Poutou non è un professionista della politica. È un operaio che ha lottato contro la Ford, uno di quei gruppi industriali che ci ha portato all’orlo del disastro, licenziato dopo 10 anni di lavoro, è un lavoratore che non molla e fa politica, si oppone al grande padronato e vuole buttar fuori Macron e tutti i politici, di destra o di sinistra, al servizio delle classi dominanti. Con la sua attività militante, politica e sindacale, rappresenta anche la nostra volontà di unirci e di riappropriarci del nostro ruolo.

Rifiutiamo la personalizzazione. Vogliamo portare avanti una campagna collettiva che mostri una diversità di profili di persone uscite dalle lotte di questi ultimi anni. Così, al lato dei nostri candidati, candidate e rappresentanti del NPA, metteremo in campo un gruppo di portavoce della campagna di Philippe Poutou.