Nel corso della campagna per elezioni cantonali abbiamo sentito a più riprese, provenienti dal fronte rosso – verde (leggi PS e Verdi) affermare che la loro alleanza elettorale per il Consiglio di Stato non era, non poteva e non doveva essere considerata solo un’alleanza elettorale; tanto più, ci era stato detto, dopo i primi azzardi fantasiosi della “conquista di un secondo seggio”, che la prospettiva elettorale (rafforzamento della presenza in governo) era da vedere solo in una prospettiva di almeno medio se non lungo periodo; e che oggi la preminenza era proprio la prospettiva strategica, politica, di un fronte rosso-verde di cui la lista comune per l’esecutivo cantonale era un punto fondamentale di partenza.
Ci era stato detto, all’unisono, che proprio per quella ragione la proposta dell’MPS di andare verso una lista unica della sinistra per il governo – proposta tesa ad arginare la dinamica del voto verso destra e condizionata a un cambio paradigma nella presenza in governo del PS – non poteva essere accolta; aggiungendo che il metodo buono era quello per il Gran Consiglio, con più liste in corsa per la sinistra che avrebbero permesso di rafforzarne la presenza. Sappiamo come è andata a finire: i due partiti “teorici” di questo orientamento elettorale hanno perso un seggio a testa per il GC e il PS un posto nelle commissioni parlamentari.
Ora, il dibattito sulle alleanze viene rilanciato dopo la decisione dei Verdi di Lugano di non correre con il PS per l’elezione al Municipio (come avevano invece fatto in occasione delle due ultime elezioni), né di presentare una propria lista per il Municipio. Interrogato dai giornali su questa presa di posizione, il portavoce dei Verdi di Lugano ha ribadito la collocazione del suo gruppo all’opposizione rispetto alle politiche del Municipio.
Dopo aver già fatto questa scelta (per il Municipio) a Bellinzona e Locarno alle ultime elezioni comunali, ecco ora lo stesso orientamento prevalere nella maggiore città del Cantone. I Verdi, in sostanza, non se la sentono di condividere una lista comune con il PS nei tre più grandi centri del Cantone dove vive più di un terzo della popolazione.
Noi non vogliamo certo affermare che queste scelte rappresentino di per sé una scelta di “opposizione”; ad esempio, se a Bellinzona, e ora a anche a Lugano almeno stando alle dichiarazioni del loro portavoce, i Verdi condividono con noi una chiara posizione di opposizione al Municipio e alle sue politiche, a Locarno questa scelta di “autonomia” è frutto di un orientamento assai più moderato e la perfetta integrazione del municipale verde nell’esecutivo di Locarno lo dimostra.
Verosimilmente questa scelta appare come un tentativo dei Verdi di recuperare una sorta di “autonomia” con l’intento, legittimo, di profilarsi maggiormente e di togliersi dai piedi il peso scomodo di un PS orientato sempre più a destra, preoccupato principalmente di trovare alleanze con i liberali e gli altri partiti borghesi (come dimostrano gli atteggiamenti di questo partito a Bellinzona e Lugano); un PS che poi continua a coltivare alleanze opportuniste con forze che, vicine a lui dal punto di vista della politica quotidiana, hanno lo svantaggio di posizioni politiche di fondo – in particolare a livello internazionale – assolutamente infrequentabili, amici di Putin e sostenitori di regimi orribili dal punto di vista dei diritti democratici e sociali per la stragrande maggioranza della popolazione (Corea del Nord, Cina, Siria, Turchia, …); regimi che cumulano il peggio del capitalismo reale con il peggio delle esperienze del cosiddetto “socialismo reale”.
Naturalmente il distanziamento da costoro vale un giorno sì e un giorno no; se per le elezioni cantonali si dichiara impossibile un’alleanza (visto il sostegno a Putin e alla sua guerra), per le elezioni nazionali un’alleanza entra nuovamente in linea di conto (fallita perché rifiutata dai rosso-bruni); ora ridiventa possibile con le elezioni comunali.
I Verdi hanno naturalmente tutto il diritto di fare le scelte che vogliono (e, per quel che riguarda Lugano, li comprendiamo anche visto che sarebbe lunga la lista di temi “ambientali” sui quali sono stati e sono distanti dal PS: PSE, privatizzazione aeroporto, tariffe elettriche, etc. ); detto questo, troviamo poi un po’ di difficoltà a prendere sul serio discorsi (che ci vengono serviti anche in questa campagna elettorale) sul “progetto rosso-verde”, sulla sua valenza strategica, etc. etc.
Visto poi che si tratta di partiti che, sostanzialmente, agiscono a livello istituzionale, appare difficile credere che un progetto politico con valenza strategica possa fare a meno dei passaggi istituzionali, cioè elettorali. E non basta certo un richiamo a “autonomie” locali a rendere più credibili e coerenti queste scelte.
La vicenda luganese ha tuttavia un merito, ci ha fatto finalmente capire che cosa intende il PS con la parola “rispetto”. Diversi mesi fa, sempre discutendo di alleanze elettorali, il copresidente del PS Sirica escludeva qualsiasi alleanza elettorale con l’MPS con queste parole: “Quanto all’MPS, pur essendo aperti a tutta la sinistra, non ci sono le premesse per un’alleanza dato che nei fatti manca il rispetto nei nostri confronti”; non una mancanza di rispetto a parole, ma “nei fatti”. Ora, leggendo la dichiarazione del PS di Lugano dopo la decisione dei Verdi di non ricondurre un’alleanza elettorale, le parole di Sirica acquistano il loro pieno significato. Scrive infatti il PS di Lugano, a commento della posizione dei Verdi: “La vera scelta è quella di non partecipare, neanche presentando una propria lista alla corsa al Municipio. Tale decisione è un segno di rispetto e unione nei confronti dell’area progressista”.
Abbiamo capito: l’unico modo di mostrare rispetto è di ritirarsi in buon ordine, meglio ancora se si smette di esistere politicamente.