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Sta suscitando discussione nel mondo della scuola la decisione del governo (del DECS in realtà) di nominare, con la formula della codirezione, Désirée Mallè e Mattia Pini alla testa della SIMS (sezione insegnamento medio superiore) al posto del prof. Daniele Sartori che andrà in pensione.

Naturalmente, come spesso capita a sinistra, si “rogna” tra amici e conoscenti, ma pochi prendono carta e penna per esprimere pubblico dissenso, soprattutto se il capo è di “sinistra” e se è anche permaloso (da questo punto di vista Marina Carobbio, con modalità e atteggiamenti diversi, non è da meno rispetto a Manuele Bertoli).

Diciamo allora che la scelta fatta è assai discutibile, per più ragioni.

Prima di tutto perché, come mi suggeriva un caro amico con il quale ho avuto uno scambio sulla questione, queste due persone “le scuole medie superiori le han viste solo come studenti”. Non hanno quell’esperienza dell’insegnamento medio superiore alla quale non può essere ricondotta nessun’altra esperienza nella scuola. Non sappiamo chi sono stati gli altri concorrenti, ma sicuramente questo importante requisito ai due manca palesemente.

In secondo luogo, la SMS vive un momento importante, caratterizzato dall’introduzione, con l’anno scolastico 2024/2025, del nuovo piano degli studi, scaturito dalla revisione dell’ordinanza federale di maturità entrata in vigore lo scorso anno. E questo in un contesto già caratterizzato (per le SMS) da altissimi tassi di bocciatura (tra primo e secondo anno si perdono per strada più della metà degli studenti che hanno iniziato una SMS) che non sono altro che un indizio drammatico delle difficoltà che vive questo ordine di scuola. Aver vissuto questo contesto ci pare decisivo per poter intervenire su novità e problemi che si trascinano da anni.

Terzo, ci pare decisiva la provenienza dei due prescelti da ambienti che, per comodità, possiamo definire fortemente marcati dal pedagogismo e dal cosiddetto insegnamento per competenze che da anni spopola nella scuola ticinese. Se li abbiamo letti bene, la novità dei piani di studio per la scuola media superiore consiste propria nell’adozione (seppur in forma un po’ “mascherata”) della centralità dell’insegnamento per competenze. I percorsi e le attività formative dei due nuovi capo-sezione ne sono una conferma (entrambi sono stati docenti di didattica disciplinare presso la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) e docenti di italiano presso il Dipartimento formazione e apprendimento/Alta scuola pedagogica (DFA/ASP) ). Il cerchio è chiuso.

Infine ci sembra quasi superfluo aggiungere che questa scelta porta la firma – da un punto di vista degli orientamenti di fondo – del capo divisione Berger che rafforza in questo modo l’orientamento impresso alla scuola ticinese dell’era Bertoli. Business as usual ci pare di poter dire: a Marina Carobbio (che di queste cose, e lo diciamo con tutto il rispetto per la persona, ci sembra capire poco) questa continuità tutto sommato va bene. Anche perché, ormai è chiaro, a lei interessa dare l’impressione che si stia “muovendo” su questioni che possono avere effetti elettorali. E cosa di meglio che poter dire di aver messo una donna a capo delle sezioni del suo dipartimento, cumulato con il job-sharing, il massimo del progressismo moderno.