Sono passate parecchie settimane da quando Roberto Caruso, docente da anni presso il Centro Professionale Tecnico di Mendrisio, è stato obbligato, seduta stante, ad andarsene a casa, licenziato sui due piedi dal direttore. Sulla vicenda, oggetto di numerosi articoli di stampa, DECS e governo hanno finora brillato per il loro imbarazzante silenzio. Circostanza che ha spinto i deputati dell’MPS a interpellare il governo con l’atto parlamentare che pubblichiamo qui di seguito. (Red)
I casi strani della vita: ad un prete accusato d’abusi sessuali verso dei giovani prima d’arrestarlo si permette di girare per mesi in lungo ed in largo con giovani, dall’Africa alla val di Blenio passando per Medjugorje.
Contemporaneamente, ad un docente accusato di lesa maestà verso il suo direttore Fabio Solcà, la direzione del DECS tenta di prelevarlo dall’aula scolastica a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico assumendosi pure il rischio d’impedire l’assegnazione delle note scolastiche a diverse decine di giovani apprendisti elettricisti.
Non è necessario un dottorato in diritto per capire che il prospettato licenziamento di Roberto Caruso, docente sessantenne al Centro professionale tecnico di Mendrisio è abusivo ed ingiustificato e sarà cassato dai tribunali anche solo per la procedura adottata che fa a pugni con le disposizioni legali vigenti nel nostro Cantone e Repubblica.
Ma ciò avverrà, se Roberto Caruso avrà il coraggio e la forza d’andare fino in fondo, unicamente fra 3-4 anni. Nel frattempo “il coltello per il manico” ed i cordoni della borsa (il salario) sono nelle mani dei solerti dirigenti del DECS. Roberto Caruso, per poter ottenere giustizia, dovrà investire migliaia di franchi in parcelle per l’avvocato e per anticipi di spese giudiziarie; dovrà poi annunciarsi, passati i sessant’anni l’Ufficio del lavoro, richiedere le indennità di disoccupazione e raccogliere 20-30 timbri (ricerche di lavoro) al mese. Non proprio una bella prospettiva…
Ma la vicenda è preoccupante non solo dal punto di vista del diritto, ma anche da quello delle implicazioni finanziarie che potrebbe comportare per il Cantone.
La domanda che ci si pone è se il governo ha piena coscienza delle conseguenze, potenzialmente costose, di questo atteggiamento arrogante e prepotente adottato dalla direzione del DECSD allo scorso mese di giugno 2024 Roberto Caruso è sospeso dall’insegnamento con diritto al versamento del salario. Immaginiamo che nel corso dei prossimi mesi, esperita la procedura conciliativa, gli verrà intimato il licenziamento con un termine di disdetta di 6 mesi (indicativamente il prossimo 30 aprile 2025). Per la sua sostituzione dovrà venir ingaggiata una nuova o un nuovo docente. Indipendentemente dal fatto che Roberto Caruso contesti il licenziamento, il costo a carico dell’ente pubblico, conseguenza del modo di agire del DECS, sommerà a diverse decine di migliaia di franchi. Nel caso di una contestazione davanti alle istanze giudiziarie il danno per l’ente pubblico corrisponderà al salario fino al pensionamento, dunque fino al 2028.
Alla luce di queste considerazioni chiediamo al Consiglio di Stato:
1. Il collegio governativo, vista anche la rilevanza mediatica avuta dalla vicenda, ha già discusso del licenziamento del docente Roberto Caruso?
2. Condivide la linea seguita dalla direzione del DECS?
3. È consapevole che, in base alla legge sulla responsabilità civile degli enti pubblici e degli agenti pubblici, vi è il rischio che i singoli consiglieri di stato possano dover passare alla cassa?