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Lo diciamo da un pezzo. AET, i suoi dirigenti fanno il bello e brutto tempo e l’autorità politica di fatto non controlla più nulla di quella che è un’azienda pubblica che sfrutta parte delle acque pubbliche. I deputati dell’MPS, partendo da recenti vicende che hanno implicato AET e i suoi dirigenti, hanno posto una serie di domande al governo attraverso l’interpellanza che pubblichiamo qui di seguito. (Red)

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Nucleare, tariffe e sussidi. AET e i suoi dirigenti funzionano sempre più come “una repubblica (o forse un reame) indipendente e autonoma”

Lo scorso 10 luglio il Consiglio di Stato ha trasmesso al Gran Consiglio un importante messaggio che chiede, oltre all’approvazione del Piano energetico e climatico cantonale (PECC), anche la relativa modifica della Legge cantonale sull’energia (LEn) e la concessione di un credito quadro di 2 milioni di franchi per l’attuazione dei provvedimenti prioritari del PECC.
Il PECC, sottoposto l’anno scorso a procedura di consultazione, è costruito, tra le altre cose, avendo come riferimento strategico anche quanto previsto dalla Strategia Energetica 2050 (e la conseguente rinuncia alla costruzione di nuove centrali nucleari, quindi un abbandono progressivo dell’energia nucleare). Tale  prospettiva è stata approvata in votazione dalla popolazione svizzera nel 2017.
Qualche giorno fa, anche in risposta ad un’iniziativa popolare in materia energetica pendente presso le Camere federali, il Consiglio federale ha deciso, nell’ambito della presentazione di un progetto indiretto all’iniziativa, di ritornare di fatto sulla decisione  del 2017 di rinunciare alla costruzione di nuove centrali nucleare.
Nei giorni successivi è cominciato un dibattito pubblico sulla necessità o meno di rivedere, per quel che riguarda il ricorso al nucleare, la strategia approvata dal popolo nel 2017.
Nel nostro Cantone si sta distinguendo, per i suoi interventi a favore di un ritorno al nucleare, l’ing. Giovanni Leonardi e lo sta facendo nella sua funzione di presidente del consiglio di amministrazione di AET (Azienda Elettrica Ticinese). Società, quest’ultima, sulla carta pubblica, ma che sempre più sta diventando una sorta di “repubblica autonoma” che fa quello che vuole senza alcun controllo pubblico.
Il presidente di AET, in un’intervista al CdT del 30 agosto scorso, ha affermato di considerare la proposta del Consiglio Federale come “ragionevole ed equilibrata, che tiene in giusta considerazione l’evoluzione del sistema di approvvigionamento energetico nazionale nell’ultimo decennio e le mutate sensibilità politiche sul tema”; posizione che ha ribadito a più riprese, con una chiara posizione a sostegno dell’energia nucleare, nella trasmissioni di modem del 2 settembre 2024.
È già difficile dare retta a un personaggio il cui passato di amministratore è tutt’altro che splendido; ricordiamo che  Giovanni Leonardi si era dimesso dalla carica di CEO di Alpiq nel settembre 2011, pochi anni dopo la fusione tra Atel e EOS. Ecco come l’Handelszeitung aveva allora commentato questa notizia: “Leonardi non voleva essere un ‘portatore di cattive notizie’, ha ipotizzato Hans E. Schweickardt, all’epoca presidente del Consiglio di amministrazione di Alpiq, a proposito delle dimissioni del suo CEO: ‘Di norma, una persona vincente e simpatica è meno predestinata a un tale cambiamento di ruolo. Per questo capisco perché Giovanni Leonardi si sia detto che ora era necessario un profilo diverso’”.
Se poi questa stessa persona rilascia interviste nelle quali, nello spazio di poche righe, riesce a dire tutto e il contrario di tutto su un tema controverso come l’energia nucleare, allora si può pensare che non sia al posto giusto. Nella intervista al CdT infatti Leonardi sostiene che l’abbandono del nucleare sarebbe giustificato da “mutate sensibilità politiche”; poche righe sotto sostiene che “È difficile prevedere come la popolazione accoglierà la proposta”…
Naturalmente l’ing. Leonardi può esprimere, come cittadino, qualsiasi opinione a favore della ripresa della prospettiva nucleare. Come presidente di AET deve invece tenere conto di quanto abbiamo ricordato all’inizio, e cioè che le strategie future del Cantone sono costruite anche tenendo conto delle prospettive delineate dalla Strategia energetica 2050 e dalle modifiche della Legge sull’energia approvate in votazione popolare nel 2017.
A questo va aggiunto il fatto che Leonardi presiede un’azienda che nei confronti dell’energia nucleare mostra una certa ritenuta. Infatti, la Legge sull’Azienda Elettrica Ticinese (LAET), al suo articolo 2 cpv. 3, così recita: “L’Azienda non può acquisire quote di partecipazione in centrali nucleari e centrali elettriche a carbone – in Svizzera e all’estero – né direttamente né indirettamente”. L’indirizzo sottostante a questo articolo ci pare abbastanza chiaro. Leonardi, forse, dovrebbe ricordarselo prima delle sue dichiarazioni pubbliche in quanto presidente di AET. Anche perché, esprimendosi a favore del ripresa di una prospettiva nucleare, egli interviene di fatto nel dibattito strategico, coinvolgendo l’azienda AET.
Ora, le opzioni strategiche di AET sono definite principalmente dall’autorità politica, d’intesa con il consiglio di amministrazione come recita l’art. 4 della LAET: “Il Consiglio di Stato definisce in un documento apposito, d’intesa con il consiglio di amministrazione dell’azienda, almeno ogni quattro anni gli obiettivi strategici che lo Stato intende perseguire, in coerenza con il Piano energetico cantonale, come proprietario dell’Azienda. Su questa base il consiglio di amministrazione dell’azienda sviluppa e implementa la strategia aziendale, precisando e predisponendo le necessarie risorse finanziarie”. Non è dato sapere cosa potrebbe succedere se il Consiglio di Stato non trovasse l’”intesa” con il CdA; ma di sicuro nessun articolo della LAET o del Codice delle Obbligazioni consentono al presidente del CdA di AET di propagandare pubblicamente una linea strategica diversa da quella stabilita e decisa dal Consiglio di Stato. Inutile aggiungere che del “documento apposito” si possa sapere poco o nulla, se non che “tutto procede per il meglio “e sempre in coerenza con gli orientamenti strategici (che non si conoscono).

Ma, al di là di questa vicenda che vede coinvolto il presidente del CdA di AET, altri elementi sembrano confermare in modo sempre più evidente come AET sia ormai sfuggita a qualsiasi controllo pubblico da parte dell’autorità politica (in particolare dopo la le modifiche di legge del 2016) e agisca ormai come una “repubblica – o forse un reame – indipendente e autonoma” all’interno della Repubblica e Cantone del Ticino.

Il primo di questi elementi è il dibattito versamento di dividendi straordinari versus diminuzione delle tariffe che ha attraversato di recente la Società Elettrica Sopracenerina (SES) di cui AET è azionista e conta tre rappresentanti su 9 in seno al CdA
Come noto il CdA di SES ha proposto all’ultima assemblea degli azionisti – a fronte di un buon utile conseguito nel 2023 (che fa seguito a quelli degli anni precedenti) – di versare un dividendo straordinario ai Comuni (azionisti di SES) piuttosto che procedere ad una diminuzione delle tariffe. Ricordiamo che quelle di SES sono tra le più care della Svizzera e che negli ultimi otto anni sono aumentate complessivamente del 55%, non certo recuperato con il recente annuncio di una diminuzione di circa il 6,5% per il 2025.
In questa sede non ci interessa tanto mettere in luce il deprecabile atteggiamento degli organi direttivi (e dei rappresentanti dei comuni che dominano l’assemblea degli azionisti (a cominciare da Locarno, Minusio e Biasca), ma sapere quale è stato l’atteggiamento dei rappresentanti di AET.

Un secondo elemento è la remunerazione dell’energia che AET versa ai proprietari di impianti fotovoltaici che hanno concluso un accordo di vendita con AET poiché hanno ricevuto sussidi per i loro impianti. È in atto da ormai diverso tempo una discussione pubblica (alla quale il governo sembra essere il meno interessato) dovuta al fatto che il prezzo pagato da AET è sceso dai 22,47 cts kWh di due anni fa ai 3,3 cts del 2° trimestre 2024.
Naturalmente la direzione di AET si difende invocando i prezzi di mercato (in un contesto in cui – in quello stesso periodo – i distributori di energia hanno comunque fatto valere aumenti cospicui delle tariffe elettriche) e ha rivendicato il diritto – che le viene dalla legge – di fissare i prezzi delle proprie attività commerciali.
Vero. Ma è anche vero che questa politica dei prezzi è oggettivamente in rotta di collisione (per non usare espressioni più pesanti) con la politica e la strategia fissate dal Cantone al momento in cui ha deciso di avviare una strategia di sussidi per favorire la realizzazione di impianti solari, in particolare nelle abitazioni private.
Una strategia che ha riscosso, almeno finora, un certo successo; ma che, a sentire i commenti – sicuramente interessati di alcuni responsabili di aziende che realizzano questi impianti – sembrerebbe marcare il passo. Afferma (La Regione 28 agosto 2024) il responsabile di un’azienda di impianti fotovoltaici: “È il periodo peggiore degli ultimi tempi nel nostro settore. Con la remunerazione costantemente al ribasso, e che ha raggiunto il record negativo, il messaggio sbagliato che sta passando è che non valga più la pena dotare la propria abitazione di un impianto solare”.
Ora, è sicuramente legittimo chiedersi se la strategia di fondo di sussidiare il solare sia giusta o meno (in particolare se e quali impianti debbano essere sussidiati) e se tale strategia sia effettivamente adeguata; ma in questo contesto sono interrogativi tutto sommato secondari.
Quello che qui interessa è che esiste una strategia del Cantone (codificata in leggi e regolamenti, oltre che in stanziamenti finanziari) che la politica dei prezzi di AET mette oggettivamente in discussione: anche qui siamo in rotta di collisione.

Alla luce di queste brevi considerazioni (vista l’importanza e la portata delle questioni sollevate) poniamo le seguenti domande:

1. Il presidente del CdA, nelle sue esternazioni recenti sui media, ha espresso il proprio personale punto di vista (il cittadino-ingegnere Giovanni Leonardi) o si è espresso come presidente del CdA di AET?

2. Il CdA di AET ed il Consiglio di Stato condivide le esternazioni del presidente Leonardi, in particolare in merito alla necessità di ritornare sulla decisione popolare del 2017 sulla rinuncia alla costruzione di nuove centrali nucleari?

3. Le prospettive rispetto al nucleare sono ampiamente ricordate (e sono elementi che concorrono a costituirne la tela di fondo) nel Piano energetico e climatico cantonale (PECC) la cui approvazione (con le relative modifiche di Legge) è contenuta nel messaggio licenziato lo scorso 10 luglio 2024. Non ritiene che la revoca del divieto di costruire nuove centrali nucleari, in vigore dal 1° gennaio 2018, rischia di essere incompatibile con il progetto di PECC?

4. Qual è la posizione del governo sulla prospettiva indicata dal Consiglio Federale?

5. Il DATEC presenterà al Consiglio federale entro la fine del 2024 una modifica della legge sull’energia nucleare per poi avviare una consultazione che durerà sino alla fine di marzo 2025. Trattandosi di un cambiamento di fondo che rimette in discussione una decisione scaturita dalla volontà popolare – e questo nello spazio di pochi anni – non ritiene necessario il CdS promuovere, prima di pronunciarsi nel quadro della consultazione federale, un’ampia consultazione nel Cantone, coinvolgendo cittadine e cittadini, nonché organismi e istituzioni politici a tutti i livelli?

6. Qual è stato l’atteggiamento – sulla questione dell’alternativa tra dividendi straordinari o diminuzione delle tariffe, dei rappresentanti di AET in seno sia al CdA di SES che nell’assemblea dello scorso mese di maggio 2024? Hanno agito indipendentemente o su “istruzioni” del CdA?

7. Non ritiene che in simili occasioni, e tenendo conto delle dichiarazioni espresse a più riprese di voler contribuire ad una moderazione delle tariffe elettriche nella misura in cui vanno a pesare sui redditi delle famiglie, il CdS dovrebbe perlomeno intervenire e rendere edotta AET su queste esigenze pubbliche?

8. Non ritiene oggettivamente contraddittoria la politica dei prezzi di remunerazione praticati da AET per l’elettricità proveniente da impianti fotovoltaici sussidiati con la strategia del Cantone che proprio nel sussidiamento di tali impianti ha tanto investito?