Cominciamo con un grafico che riporta l’evoluzione, nel corso degli ultimi 25 anni, di due elementi: i salari reali pagati in Svizzera e i premi di cassa malati per l’assicurazione obbligatoria di base (cioè senza le assicurazioni complementari).
Senza ricorrere ad approfondite analisi, basta un colpo d’occhio per alcune brevi considerazioni.
1.Vi è una totale divergenza tra l’evoluzione dei premi di cassa malati e quella dei salari reali. Divergenza dovuta, evidentemente, al fatto che i salari reali – dopo i primi anni nei quali tendevano a mantenere un certo potere d’acquisto, negli ultimi dieci anni sono entrati in una fase di stagnazione/diminuzione. Così, di fronte ad un aumento dei premi di CM che sono più che raddoppiati, i salari reali hanno visto un aumento di poco più del 10% nell’arco dell’ultimo quarto di secolo. Né servirebbe a molto esigere un confronto tra dati rapportati agli aumenti nominali: infatti i salari nominali – sempre nel corso degli ultimi 25 anni – sono aumentati del 32%: un po’ di più, ma nel confronto con l’aumento dei premi di CM siamo sempre lontanissimi.
2. L’aumento dei premi di CM è costante, con alcune impennate come quella attuale, negli ultimi 25 anni. Come mostra il grafico, nei primi anni 2000 vi è stata un’accelerazione simile a quella degli ultimi tre anni. Non ci troviamo quindi di fronte ad una accelerazione dei premi eccezionale (il riferimento agli ultimi tre anni), ma ad un aumento costante (e inaccettabile) dei premi di CM negli ultimi 25 anni, praticamente da quando è entrata in vigore la LAMal.
Questo richiama alla mente le discussioni che vi sono state tra la metà degli anni ’90 e la prima parte degli anni ‘2000 quando tutti, dalla destra alla sinistra governativa, sostenevano che, alla fine, la logica della concorrenza tra le casse malati avrebbe avuto la meglio e i premi, proprio in omaggio a questa concorrenza tra le casse, non avrebbero potuto far altro che diminuire. Corollario di questa logica tutta mercantile, l’invito sistematico della autorità pubblica ad avvalersi di questo meccanismo concorrenziale ricorrendo al cambiamento annuale di cassa malati.
3. La discussione che va assolutamente rifiutata è quella sulla cosiddetta “esplosione dei costi della salute” in Svizzera. Essi non sono per nulla esplosi e, tenendo conto della evoluzione di alcune costanti sociali e demografiche (a cominciare dall’aumento della speranza di vita), sono da considerarsi stabili rispetto alla evoluzione della ricchezza prodotta in Svizzera (il PIL)e assolutamente in linea con quanto succede in altri paesi comparabili alla Svizzera (a cominciare dalla Germania, nazione di “riferimento” per un paese come la Svizzera), come indica il grafico seguente:
Nemmeno in un’ottica di più lungo periodo si può parlare di “esplosione” dei costi sanitari. Certo vi è stato un aumento; ma se prendiamo l’evoluzione del rapporto costi della salute/evoluzione PIL vediamo come, da ormai vent’anni, esso si muova, pur con fasi di leggera progressione, in una forchetta tra il 10 e il 12% del PIL. Una evoluzione da considerarsi tutto sommato stabile, proprio alla luce dell’evoluzione dei determinanti socio-demografici che abbiamo qui sopra richiamati. Ecco l’evoluzione di questo rapporto:
Quella dell’esplosione dei costi è quindi una narrazione che va rifiutata, perché tutta tesa a giustificare l’aumento dei premi (da parte delle casse malati) oppure la necessità di razionamento delle prestazioni e risparmio. Su questo ultimo aspetto ormai la campagna è lanciata, sia attraverso modifiche di legge che vanno in questa direzione (a cominciare da EFAS, in nuovo sistema di finanziamento del sistema sanitario, sul quale voteremo il prossimo mese di novembre), sia attraverso una propaganda sistematica sulla necessità di razionare l’offerta sanitaria (pensiamo alle ormai sistematiche dichiarazioni degli assicuratori sulla necessità di “chiudere un ospedale su due”).
In realtà, come ci pare di aver dimostrato, in Svizzera il problema principale in materia di assicurazione malattia non è l’ampiezza delle spese che il sistema indurrebbe e che sarebbero ormai eccessive, addirittura “insopportabili”; no, i nostri problemi, i problemi della maggioranza delle famiglie di questo paese, sono causati dal modo in cui questi costi vengono finanziati. In particolare perché a finanziare quasi tutto (con i premi, le partecipazioni, le franchigie o la fiscalità generale) è la stragrande maggioranza dei cittadini e delle cittadine. Le casse malati, lo ricordiamo di passata, non “pagano” di tasca propria assolutamente nulla. Sono strumenti di organizzazione del pagamento del sistema sanitario (prelevano dagli assicurati e pagano i premi – dedotti i finanziamenti pubblici: una funzione di per sé assolutamente inutile).
Di fronte a tutto questo appare evidente la necessità di un cambiamento radicale di sistema. Un cambiamento che deve essere proposto subito attraverso il lancio di un’iniziativa popolare per un’assicurazione malattia sociale sul modello AVS, con contributi in base al salario o al reddito e con la partecipazione dei datori di lavoro.
In attesa di un cambiamento radicale di sistema e nel contesto di una situazione di emergenza, sono necessarie misure urgenti che impediscano ulteriori aumenti per i prossimi anni (d’altronde già preannunciati con la stangata del 2025).
Per questo il Consiglio Federale dovrebbe decidere un intervento d’urgenza che decreti una moratoria di tre anni sui premi di cassa malati e imponga alle casse malati questa soluzione.
Senza interventi di questo genere restano solo chiacchiere in politichese, “comprensione” per i destini dei poveri pagatori di premi e generiche condanne per la politica dei premi praticata dalle casse malati; un teatrino insopportabile poiché, lo sappiamo tutti, gli assicuratori malattia possono contare, da sempre, su un vasto sostegno tra la classe politica federale e cantonale.
*articolo apparso su https://naufraghi.ch/ il 1° ottobre 2024.