Con un tempismo perfetto e significativo, il gruppo Swiss Medical Network (già padrone della clinica Ars Medica di Gravesano, della clinica Sant’Anna di Sorengo e del Centro medico Blenio) ha annunciato l’acquisto dei 12 centri medici di proprietà del gruppo Pds Medical: obiettivo dell’operazione, costituire in Ticino una rete di cure integrate che si chiamerà Rete Sant’Anna.
Un’operazione che conferma come la questione centrale sollevata dalla votazione del prossimo 24 novembre sulla riforma EFAS (finanziamento uniforme delle cure ambulatoriali e ospedaliere) sia proprio l’alleanza tra le casse malati e i fornitori di “cure integrate” con l’obiettivo di sviluppare al massimo queste reti di cura integrate.
Quello che qui va ricordato è che tali modelli sono lo strumento attraverso il quale gli assicuratori malattia regolano l’accesso alle cure in una prospettiva strettamente finanziaria. Il principio è molto semplice e vede l’assicurato accettare il principio che sarà la cassa malati a decidere quando, quanto e come il paziente dovrà curarsi; sarà la cassa malati – con i curanti ad essa legati – a decidere il percorso terapeutico.
In cambio di questa rinuncia alla libertà scelta delle cure, l’assicurato otterrà sconti sui premi (fino al 20%); combinati a quelli sulle franchigie possono complessivamente rappresentare una diminuzione dei premi tra il 30 e il 40%.
Inutile aggiungere che sono soprattutto persone giovani e in buona salute a poter optare per questo tipo di contratti; vanificando così le ultime “giustificazioni” dei difensori del modello LAMal fondato su premi uniformi, tese a giustificare questo sistema di premi in nome di una pretesa “solidarietà” tra giovani e anziani e tra persone in buona salute e persone meno in forma.
Non sorprende che in Ticino prenda forma, dopo quelli sviluppati negli ultimi tempi in Svizzera romanda, uno dei progetti più importanti di reti di cura integrate.
La ragione è assai semplice: il nostro Cantone è quello nel quale questi modelli si sono fin qui meno sviluppati. Vi è quindi ampio spazio. Infatti, se è vero che nel nostro Cantone quello del “medico di famiglia” (una sorta di versione light di modello assicurativo fondato sul principio delle cure integrate) è ormai diventato il modello standard al quale ricorre la maggioranza degli assicurati, è anche vero che i modelli di cure integrate più spinti – quelli basati su un contratto tra una rete di cure e un’assicurazione malattia – riguardava (nel 2022) solo al 14% degli assicurati.
Tutto questo in un contesto nazionale caratterizzato dallo sviluppo impetuoso dei modelli assicurativi fondati sulle reti di cura integrate e un declino del modello standard (quest’ultimo era scelto dall’82% nel 2006 e solo dal 24% nel 2022); in quello stesso anno, sempre a livello nazionale, il 44% degli assicurati sceglieva il modello medico di famiglia e il 32% optava per un modello integrato ancora più radicale.Il progetto EFAS offre grandi possibilità allo sviluppo di questa collaborazione tra casse malati e reti di cura integrate; in particolare, uniformando il finanziamento di cure ambulatoriali e ospedaliere, gli assicuratori potranno incentivare gli interventi ambulatoriali, riducendo ulteriormente la libertà terapeutica e l’attenzione alle specifiche esigenze dei pazienti.
Il responsabile di una delle maggiori reti di cure ha affermato che “i vantaggi di un’organizzazione di cure integrate si basano essenzialmente sulla riduzione dei costi ospedalieri”. Grazie a EFAS gli assicuratori avranno appunto la possibilità di offrire modelli assicurativi legati a reti di cure integrate più vantaggiosi anche grazie, ad esempio, all’aumento di interventi chirurgici effettuati sempre più in ambito ambulatoriale. Tutto ciò con scarsissima considerazione per la situazione personale del paziente e contando sul fatto che, tornato a casa in giornata, il paziente dovrà/potrà contare sull’accompagnamento da parte della famiglia…o arrangiarsi.
Il Ticino è quindi un luogo ideale – vista la forte presenza di strutture private – per mettere in pratica questa convergenza tra gli interessi privati degli assicuratori malattia e quelli delle strutture di cura.
E per gli assicurati? Non cambierà proprio nulla perché continueranno a pagare premi sempre più alti. Infatti il trasferimento verso le cure ambulatoriali riduce il contributo dei Cantoni alla spesa sanitaria: attualmente pagano il 55% dei costi ospedalieri, ma nulla per le cure ambulatoriali, il cui costo ricade interamente sull’assicurazione malattia e, quindi, sugli assicurati (val la pena ricordare che in realtà le casse malati non “pagano” nulla. Siamo noi assicurati con i premi, le franchigie, le partecipazioni ai costi, il pagamento di medicinali e cure non riconosciute a “pagare” le prestazioni).
Lo sviluppo del settore ambulatoriale, sebbene meno costoso, comporterà un onere maggiore per gli assicurati e un risparmio per i Cantoni.
Questo comporterà un aumento dei premi e un aumento dell’iniquità dell’attuale sistema; infatti, i premi uniformi pesano maggiormente sui redditi medio-bassi, contrariamente alla fiscalità ordinaria – attraverso la quale avviene il finanziamento cantonale – che invece è progressiva.
Il progetto Cure Sant’Anna conferma come EFAS rappresenti un passaggio decisivo verso una politica volta a ridurre il ruolo del settore pubblico nella sanità, spingendo verso un sistema dominato dagli interessi mercantili del settore sanitario privato e degli assicuratori privati.
Il 24 novembre, la scelta sarà tra un sistema sanitario sempre più orientato al profitto, con una sanità considerata sempre più merce dalla quale trarre profitti, oppure un sistema sanitario concepito come servizio e sistema pubblico le cui priorità devono essere decise partendo dai bisogni dei cittadini e delle cittadine.
*articolo apparso su Naufraghi il 12 ottobre 2024.