Segnaliamo l’imminente uscita di “Israele Palestina. No al genocidio, sì alla soluzione binazionale”, di Nando Simeone, per i tipi delle edizioni Karl&Rosa, (525 pagine, € 14,40) con la prefazione di Alba Nabulsi.
Il volume contiene testi di numerosi autori:
- Adam Hanieh, professore di Economia politica e sviluppo internazionale presso l’Università di Exeter, autore di Money, Markets, and Monarchies: The Gulf Constitution Council and Political Economy of the Contemporary Middle East (Cambridge University Press, 2018)
- Valerio Torre, autore di vari testi tra i quali segnaliamo La “grande paura” e il biennio rosso, ma anche articoli sulla Bolivia e sulla rivoluzione cubana, esaminando le dinamiche politiche dell’America Latina
- Ilan Pappé, professore di storia e direttore del Centro europeo di studi sulla Palestina dell’Università di Exeter
- Joseph Daher, accademico e attivista svizzero-siriano, autore di Hezbollah: The Political Economy of the Party of God (Pluto Press, 2016)
- Gilbert Achcar, originario del Libano, professore di politica e relazioni internazionali alla SOAS di Londra, collaboratore abituale e storico della stampa della Quarta Internazionale, il suo ultimo libro, The New Cold War (2023), analizza le relazioni internazionali, membro di Anti*Capitalist Resistance in Gran Bretagna
- Michel Warschawski, giornalista e disertore israeliano, ha fondato l’AIC e ha scritto numerosi lavori critici sull’occupazione della Palestina, il suo ultimo libro è Israele: cronaca di una catastrofe predetta… e forse evitabile (2018)
- Ariella Aïsha Azoulay, nata in Israele, regista e docente di letteratura comparata alla Brown e autrice di Potential History: Unlearning Imperialism (Verso, 2019)
- Patrick Cockburn, giornalista corrispondente dal Medio Oriente per The Independent, autore di tre libri sulla recente storia mediorientale

Un ampio movimento globale di solidarietà con il popolo palestinese, nato nelle università statunitensi come nel ’68, denuncia il genocidio messo un atto dallo stato del governo sionista di Israele con l’appoggio degli Stati Uniti e di vari paesi europei, inclusa l’Italia, per mantenere il controllo strategico sul Medio Oriente.
Al centro di questo conflitto vi è il petrolio, risorsa chiave contesa nella regione, il cui controllo è garantito anche grazie all’alleanza con le monarchie del Golfo Persico. La centralità del Medio Oriente nell’approvvigionamento petrolifero ha consentito all’Europa occidentale di aumentare le importazioni dal 43% all’85%, favorendo la nascita di nuove industrie, in particolare la petrolchimica.
Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti presero il posto di Gran Bretagna e Francia nel dominio della regione e divennero il principale sostenitore di Israele sin dalla sua fondazione. La guerra del 1967 segnò una svolta: Israele sconfisse le forze arabe e occupò Cisgiordania, Gaza, Sinai e le alture del Golan, soffocando i movimenti arabi nazionalisti e anticoloniali, in particolare l’ondata di resistenza nata in Egitto con Nasser. Da allora, gli Stati Uniti hanno sostenuto Israele con miliardi di dollari in aiuti militari, mentre i coloni israeliani hanno assunto un ruolo diretto nelle attività di controllo e repressione.