I due farabutti o gli amici del farabutto di Mosca non sono miei amici

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“Non tutti quelli che vagano sono perduti”.
J. J. R. TolkienIl Signore degli Anelli

“Non chiedere la tua strada a chi la conosce, perché non potresti smarrirti”.
Nachman Braslaw, rabbino ucraino



Osservando il duo di quelli che definisce “due farabutti uniti nel saccheggio del paese martire”, il sindacalista italiano Piero Bernocchi scrive che gli sembra che la nuova situazione dovrebbe “almeno porre fine alla litania dei ‘pacifisti’ che invocano ‘pace, pace, pace’ fingendo di non sapere cosa Putin intenda per pace”. Poi chiede ai pacifisti in questione se vogliono “la pace al prezzo della capitolazione totale dell’Ucraina, […] e della sua sottomissione”.

Prima di scrivere queste righe graffianti, Piero li aveva visti bruciare… bandiere europee, “piuttosto che quelle degli aggressori russi e dei loro attuali complici americani”. Come se, aggiunge, “fossero state l’Unione Europea e l’Ucraina a scatenare la guerra”. Piero perde poi tutta la sua serenità nel leggere l’invito a questa azione pacifista, che non contiene “una sola virgola contro Trump e l’oscena spartizione a metà dell’Ucraina con Putin”. Infine, ammette di aver pensato, per un attimo, che la nuova alleanza tra Trump e Putin avrebbe “finalmente permesso di uscire dal ‘dilemma’ di quale dei due imperialismi fosse peggiore […] e di metterli, come meritano, sullo stesso piano”.

Ricordiamo che ieri alcuni non volevano morire per Danzica. Per altri, Hitler era meglio del Fronte Popolare. La miscela di questi due atteggiamenti fu esplosiva. Nessuno voleva morire per Praga. E così, per un attimo, Monaco divenne la capitale di un’Europa “della pace”. Della pace hitleriana. Non era nemmeno consigliabile consegnare armi alla Spagna, perché ciò avrebbe potuto provocare una guerra mondiale.
A Monaco, Neville Chamberlain e Édouard Daladier avevano sacrificato la Cecoslovacchia ai nazisti. Il capo dell’Impero britannico non esitò a dichiarare che il Führer era “un uomo su cui si può contare quando ha dato la sua parola”.
Oggi, in certi ambienti preoccupati per la pace in pericolo, si comincia a sperare che il farabutto di Washington, l’unico, quello vero, soddisfi i desideri del suo amico Putin asfissiando e accecando le difese dell’Ucraina.

La pace val bene una messa

In Francia, non si mancherà di evocare gli spiriti di Jean Giono (lo scrittore francese il cui pacifismo nel 1939 lo accostò al collaborazionismo con gli occupanti nazisti, anche se occorre notare che Giono perlomeno aveva vissuto il trauma delle trincee della Prima guerra mondiale, trauma che lo avrebbe segnato per tutta la vita, ndt), per il quale tutto era buono “per salvare la pace”, ad esempio un “accordo equo” e che oggi avrebbe rivendicato un “nuovo status europeo che porti alla neutralizzazione dell’Ucraina”. Ucraina? Ma no, sciocco, allora era della Cecoslovacchia che si parlava… Era sempre questo buon uomo locale che progettava di incontrare Hitler “in mezzo ai campi di battaglia” per proporgli di prendere “l’iniziativa del disarmo generale e universale”.

Sì, lo so, meglio il burro che i cannoni. Chi potrebbe sostenere il contrario? Ma alcuni sostenitori del burro dovrebbero guardare cosa si nasconde alla fine del piatto di burro. Sì, compagni, dobbiamo guardare fino in fondo! Fino alla fine della notte, addirittura. 

*commento apparso sul numero 37 della rivista edita dalle Brigades éditoriales de solidarité e dedicato al sostegno dell’Ucraina resistente pubblicato il 25 marzo 2025.

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