A Zurigo, migliaia di persone manifestano per una politica abitativa socio-ecologica

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La città di Zurigo conosce una lunga tradizione di mobilitazione degli inquilini contro la carenza di alloggi a prezzi accessibili. lo scorso 5 aprile, circa 8000 persone hanno manifestato nel quadro di una combattiva Wohndemo contro la scarsità e il costo eccessivo degli alloggi, oltreché l’inefficacia della politica istituzionale. Pubblichiamo qui di seguito un articolo della sezione di Zurigo dell’MPS, assi implicata in questa mobilitazione. (Red)

Zurigo è una città di inquilini: il 90% della popolazione vive infatti in affitto. Come accade in molte altre grandi città europee, anche qui la carenza di alloggi è grave. Un tasso di sfitto inferiore allo 0,5% è considerato critico — a Zurigo è appena dello 0,07% (dato del 2023). Questa percentuale non tiene conto degli appartamenti non messi sul mercato, utilizzati esclusivamente a fini speculativi.

Espulsioni attraverso ristrutturazioni e nuove costruzioni

Questa scarsità permette alle società immobiliari e ai proprietari privati di aumentare i canoni di locazione a proprio piacimento. Tra le strategie più diffuse c’è quella delle “ristrutturazioni di lusso”, che consente di far lievitare sensibilmente gli affitti. Le famiglie a basso reddito, in particolare, non riescono più a permettersi di vivere nei quartieri cittadini e vengono così allontanate.

Nonostante vi sia una certa crescita dell’edilizia sociale, questa non è stata sufficiente: negli ultimi dieci anni sono stati realizzati circa 5’800 nuovi appartamenti di proprietà comunale o appartenenti a cooperative edilizie, mentre le società immobiliari private hanno ampliato il loro patrimonio di circa 20’000 unità (con una contemporanea riduzione di circa 9’000 appartamenti di proprietà privata). Gli affitti richiesti dai proprietari privati risultano superiori del 60-80% rispetto a quelli praticati dagli enti senza scopo di lucro per gli appartamenti già locati e addirittura più che raddoppiati per le nuove costruzioni o i contratti di locazione di nuova stipula.

Il numero complessivo di appartamenti a Zurigo è dunque in crescita, il che a prima vista potrebbe sembrare un dato positivo in tempi di emergenza abitativa. Tuttavia, l’idea che costruire di più significhi automaticamente più case a prezzi accessibili è un mito. Sono proprio gli alloggi a buon mercato a essere demoliti e i nuovi edifici vengono poi affittati a prezzi decisamente più alti. Questo processo provoca l’allontanamento progressivo dagli spazi urbani degli abitanti più vulnerabili, privandoli dei quartieri in cui hanno sempre vissuto.

Costruire in modo ecologico?

La necessità di rinnovare il patrimonio edilizio in chiave ecologica viene spesso strumentalizzata dai proprietari e dalle società immobiliari come pretesto per giustificare sfratti e speculazioni attraverso ristrutturazioni e nuove costruzioni. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione, questo argomento è spesso fuorviante.

Sebbene le nuove costruzioni siano considerate più efficienti dal punto di vista energetico rispetto agli edifici ristrutturati, a medio termine risultano spesso meno sostenibili. La causa è da ricercarsi nella cosiddetta energia grigia, ovvero la quantità totale di energia necessaria per la produzione, il trasporto e lo smaltimento dei materiali da costruzione. In media, demolire e ricostruire un edificio produce circa il 50% in più di emissioni di CO₂ rispetto a una ristrutturazione. Serviranno decenni prima che questo surplus venga compensato attraverso una gestione più efficiente dei nuovi edifici.

Ciononostante, molti palazzi costruiti tra gli anni ’50 e ’70 — spesso ancora ristrutturabili — vengono abbattuti perché per i proprietari è economicamente più redditizio realizzare edifici nuovi.

Un aspetto cruciale nella transizione ecologica riguarda i sistemi di riscaldamento. Nella città di Zurigo (e in tutta la Svizzera) il riscaldamento è ancora in larga parte alimentato da gas naturale e gasolio. Dal settembre 2022, con l’entrata in vigore della nuova legge cantonale sull’energia, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni (salvo eccezioni autorizzate) possono essere installati solo impianti di riscaldamento basati su fonti rinnovabili: pompe di calore, collegamenti al teleriscaldamento e sistemi a biomassa.

Se da un lato questo rappresenta un passo avanti sotto il profilo ecologico, dall’altro tali interventi vengono spesso utilizzati come pretesto per aumentare ulteriormente i canoni di locazione. I costi di ristrutturazione vengono infatti trasferiti sugli inquilini, con rincari spesso sproporzionati.

Le esigenze sociali ed ecologiche devono procedere insieme

Che si tratti di efficientamento energetico, di impianti di riscaldamento sostenibili o di nuove costruzioni, in un mercato immobiliare saturo e dominato dalla logica del profitto, i cosiddetti interventi ecologici finiscono per essere strumenti di speculazione e motivo di sfratto per gli inquilini.

Ancora una volta si dimostra che le questioni sociali e ambientali, anche in tema di abitazione, sono strettamente interconnesse e non possono essere trattate separatamente. Solo superando la logica della proprietà privata immobiliare sarà possibile realizzare una vera svolta socio-ecologica.

Per questo chiediamo:

  • Un deciso ampliamento dell’edilizia sociale in tutte le città.
  • Ristrutturazioni ecologiche finanziate dai proprietari e non dagli inquilini.
  • Lo stop al trasferimento dei costi ai locatari e l’introduzione di un tetto massimo per gli affitti.

Se il mercato immobiliare rimarrà prevalentemente in mano privata, queste richieste resteranno difficilmente realizzabili. Solo l’esproprio dei grandi proprietari immobiliari privati — a partire da Swiss Life e UBS — e il trasferimento di questo patrimonio immobiliare al settore pubblico potrà rendere possibile l’attuazione di queste misure.

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