Dietro la cortina del Partito: analisi incrociate da Tokyo e Taipei rivelano un regime in crisi, dove lealtà apparente, purghe militari e paralisi decisionale si intrecciano
Esistono alcune fonti esperte di equilibri all’interno del regime cinese che, pur andando lette con la dovuta prudenza poiché attingono anche a voci di corridoio, forniscono interpretazioni a volte avventate ma potenzialmente utili per tentare di decifrare quanto avviene ai vertici di un regime cinese sempre più opaco e criptico. Due di queste voci sono particolarmente significative: da un lato “Gould”, pseudonimo di un commentatore di TaiSounds, una fonte vicina all’attuale governo di Taiwan, dall’altro Katsuji Nakazawa, commentatore giapponese dalla lunga esperienza che oggi scrive per Nikkei Asia. I loro più recenti articoli offrono spunti interessanti sulle tensioni interne al potere cinese e meritano un’analisi approfondita.
La prospettiva taiwanese: epurazioni e tensioni nell’Esercito Popolare di Liberazione
Nel suo recente articolo su TaiSounds, Gould offre un’analisi dettagliata delle presunte epurazioni in corso ai vertici dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), con particolare attenzione alle implicazioni per il potere di Xi Jinping e per le relazioni con Taiwan.
Secondo Gould, subito dopo la conclusione delle “due sessioni” (il Congresso Nazionale del Popolo e la Conferenza Consultiva Politica) a metà marzo 2025, hanno iniziato a circolare notizie di epurazioni tra i leader militari cinesi, accompagnate addirittura da voci di un possibile colpo di stato militare contro Xi Jinping. Queste informazioni, inizialmente diffuse da media cinesi d’oltremare, apparivano confuse e contraddittorie.
Un elemento che sembra relativamente certo è la caduti in disgrazia di He Weidong, vicepresidente della Commissione Militare Centrale (CMC), il massimo organo di controllo delle forze armate cinesi, presieduto da Xi Jinping. Tuttavia, rimane incerto se questa rimozione sia stata orchestrata da Xi Jinping stesso o da presunte forze anti-Xi all’interno dell’apparato militare. La situazione è particolarmente rilevante sotto due aspetti: la stabilità della posizione di Xi e l’impatto di queste lotte di potere sulla capacità militare strategica cinese, specialmente nei confronti di Taiwan.
Gould delinea un modello ricorrente nella storia politica cinese degli ultimi trent’anni, a partire dall’era di Jiang Zemin: l’uso della “lotta alla corruzione” come strumento per epurare oppositori politici. Questo schema ha caratterizzato anche le purghe militari, sia sotto Jiang sia, più intensamente, sotto Xi Jinping. Durante il suo primo mandato, Xi ha condotto una serie di “campagne anticorruzione” nell’esercito, che tuttavia non sembrano aver completamente consolidato il suo potere come previsto.
Particolarmente significativo è stato lo scandalo che ha coinvolto la Forza Missilistica (precedentemente nota come “Seconda Artiglieria”), un’unità d’élite responsabile di circa 600 testate nucleari. Nel 2022, un rapporto militare statunitense ha rivelato informazioni riservate sulle coordinate di truppe della Forza Missilistica in varie località, portando alla luce quello che probabilmente è stato un caso di vendita di segreti militari, con la conseguente rimozione di diversi alti ufficiali, tra cui due membri della CMC, Li Shangfu e Wei Fenghe.
Un aspetto che Gould sottolinea con particolare enfasi è che molti dei leader recentemente epurati provengono dal 31° Gruppo d’Armata (ora riorganizzato come 73° Gruppo d’Armata), stanziato nel Fujian, provincia dove Xi Jinping ha iniziato la sua carriera. Questa unità, nota come “Esercito della famiglia Xi”, rappresenta la forza di prima linea nello Stretto di Taiwan. Tra le figure rimosse o sotto indagine figurano Miao Hua, membro della CMC, He Weidong, Wang Houbin (la cui situazione rimane incerta) e il comandante del Teatro Orientale Lin Xiangyang.
La questione di Miao Hua è particolarmente significativa. Ex commissario politico della Marina e membro della CMC, è stato sospeso per indagini su “gravi violazioni disciplinari” nel novembre 2024. Come nota Gould, Miao è il quinto membro della CMC a essere indagato per questioni disciplinari da quando Xi è salito al potere al 18° Congresso del Partito Comunista Cinese.
Gould presenta due interpretazioni contrastanti di queste epurazioni:
1. L’iniziativa di Xi: I casi sarebbero stati gestiti per iniziativa dello stesso Xi Jinping. I governanti autoritari, soli al vertice, sono sempre preoccupati della lealtà dei loro subordinati e usano costantemente l’anticorruzione come pretesto per imporre disciplina. Anche Miao Hua e He Weidong, pur promossi da Xi, sarebbero stati epurati per aver tentato di sfruttare potere e ricchezza personali.
2. L’azione di forze anti-Xi: La corruzione sarebbe endemica nell’Esercito Popolare di Liberazione, e l’anticorruzione servirebbe solo come pretesto per attaccare gli oppositori. Miao Hua, He Weidong e altri “insider” sarebbero stati presi di mira da “forze anti-Xi” nell’esercito che avrebbero raccolto prove contro di loro.
In questo contesto, Gould identifica Zhang Youxia, 75 anni, vicepresidente della CMC, come una possibile figura di opposizione a Xi all’interno dell’apparato militare. Zhang, uno dei pochi generali del PLA con effettiva esperienza di combattimento, avrebbe legami familiari con Xi risalenti a due generazioni fa, ma ci sarebbero anche voci su sue obiezioni allo stile di gestione militare di Xi, che non ha mai effettivamente comandato l’esercito. È significativo che nell’agosto 2024, l’allora consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan, durante una visita a Pechino, abbia specificamente richiesto un incontro con Zhang, una mossa rara che dimostra l’importanza che Washington attribuisce alla sua posizione nel PLA.
Nonostante le voci di instabilità, Gould osserva che Xi continua a fare frequenti apparizioni pubbliche e a ricevere ospiti stranieri, mentre i media del partito reiterano il “Pensiero di Xi Jinping” per consolidare la sua leadership. A giudizio di Gould, giudicando dai vari segnali, il “nucleo Xi” appare ancora stabile.
Nella sua conclusione, Gould sottolinea un aspetto cruciale per Taiwan: sebbene ci siano indizi di lotte di potere interne al PLA, l’intensità e la frequenza delle recenti esercitazioni militari e delle azioni di forza contro Taiwan non sono diminuite. Anche se l’autorità di Xi nell’esercito fosse messa in discussione, ciò non significa necessariamente che l’ambizione del PLA di invadere Taiwan o metterla in ginocchio con un blocco si indebolirà.
La prospettiva giapponese: stallo politico ed economico
L’articolo di Katsuji Nakazawa su Nikkei Asia del 20 marzo scorso offre una prospettiva complementare, descrivendo una situazione di inquietante stallo nella politica cinese, definita “una calma prima della tempesta”. Secondo Nakazawa, l’amministrazione di Xi Jinping si trova in una posizione difensiva, costretta a rinviare importanti decisioni su nomine e riforme a causa di venti contrari di natura politica ed economica.
Un primo segnale di questa impasse è l’assenza di cambiamenti di personale durante la sessione annuale dell’Assemblea Nazionale del Popolo (ANP) conclusasi l’11 marzo 2025. Come evidenzia Nakazawa, le questioni di personale sono l’unico indizio per comprendere gli sviluppi politici all’interno del Partito Comunista Cinese per gli osservatori esterni. L’assenza di cambiamenti di alto profilo indica che un ricambio generazionale nell’amministrazione Xi non procederà, almeno per il momento.
Nakazawa si concentra su due aree particolarmente sensibili: la diplomazia e la difesa nazionale.
Sul fronte diplomatico, Wang Yi, membro del potente Politburo, continua a ricoprire contemporaneamente la carica di ministro degli Esteri, una situazione che Nakazawa definisce “anormale”. Wang è tornato al ruolo che aveva già ricoperto in precedenza quando il suo successore, Qin Gang, è stato destituito nel luglio 2023. Nonostante siano trascorsi quasi due anni, non è stato ancora nominato un sostituto definitivo. Durante l’ANP, si speculava sulla possibile nomina di Liu Jianchao o altri alti diplomatici, ma ciò non è avvenuto. L’abilità diplomatica di Wang lo rende difficilmente sostituibile in un momento in cui la pressione degli Stati Uniti sulla Cina si intensifica con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Sul fronte della difesa, Nakazawa evidenzia la posizione anomala dell’attuale ministro Dong Jun, nominato nel dicembre 2023 per succedere al suo predecessore in disgrazia Li Shangfu. Benché siano trascorsi 15 mesi, Dong non è ancora stato promosso a consigliere di Stato, una carica di livello vice-premier che Li invece aveva ricoperto contemporaneamente a quella di ministro. Dong ha già perso due occasioni d’oro per tale promozione: le sessioni annuali dell’ANP del 2024 e dell’inizio del mese scorso. Inoltre, Dong non è diventato membro della Commissione Militare Centrale, l’organo militare supremo che supervisiona il PLA, contrariamente alla tradizione che vedeva i ministri della Difesa coinvolti nelle decisioni importanti come membri della CMC.
Significativamente, Nakazawa menziona anche il caso di Miao Hua, ex peso massimo militare coinvolto nella nomina di Dong a ministro della Difesa. Significativamente, Nakazawa fa riferimento anche al caso di Miao Hua, già menzionato nell’analisi di Gould. Secondo Nakazawa, Miao, capo del Dipartimento di Lavoro Politico della CMC, era noto come stretto collaboratore di Xi all’interno dell’esercito, rendendo la sua rimozione particolarmente significativa nel contesto delle dinamiche di potere attuali.
Secondo Nakazawa, Xi sta rinviando importanti decisioni sul personale relative alla diplomazia e alla difesa, rendendosi conto della necessità di procedere con cautela mentre cerca di proteggere la propria posizione e si trova a fare fronte a venti contrari di natura politica ed economica. Questo nonostante Xi avesse mostrato il suo indiscusso potere politico e di coordinamento nel rimpasto dei membri del Comitato Permanente del Politburo al 20° congresso nazionale nel 2022, quando ha riempito la squadra dirigente con persone appartenenti o vicine alla fazione Xi, rompendo con la tradizione di mantenere un equilibrio tra le diverse fazioni del partito.
Nakazawa sottolinea come Xi abbia infranto la stessa tradizione nel provvedere alle nomine dei membri del governo, citando quella di Qin Gang a ministro degli Esteri nel dicembre 2022 come esempio tipico. Qin era uno dei favoriti di Xi, ma poco più di sei mesi dopo, Xi è stato costretto a rimuoverlo. Inoltre, Xi ha deciso poi di abbandonare anche l’allora ministro della Difesa Li. Sebbene Xi abbia notevolmente concentrato il potere, questi errori di personale hanno intaccato il suo prestigio politico.
Oltre ai problemi di personale, Nakazawa evidenzia come l’amministrazione Xi si trovi di fronte a decisioni economiche senza vie di uscita risolutive. La sua politica di “attacco alle aziende private” è stata formulata chiaramente cinque anni fa, ma è fallita, aggravando ulteriormente la crisi economica della Cina e aumentando la pressione sull’amministrazione affinché riveda il suo approccio restrittivo verso le aziende private. La “bozza di legge per promuovere l’economia privata”, che era vista come un elemento centrale delle deliberazioni della sessione parlamentare di quest’anno fino a poco prima della sua apertura, è rimasta però in sospeso a causa di contrasti interni all’amministrazione Xi.
Nakazawa conclude il suo articolo osservando che, visto il ritardo nelle decisioni di importanza chiave sul personale, nessun cambiamento generazionale si verificherà durante il regno di Xi, definendo la situazione attuale “una calma prima della tempesta”.
Punti di contatto tra le due analisi
Confrontando le due analisi emergono diversi punti di contatto significativi che, pur partendo da prospettive geografiche e politiche diverse, convergono su alcuni elementi chiave:
1. La figura di Miao Hua: Entrambi gli articoli menzionano specificamente la sospensione di Miao Hua, membro della CMC e capo del Dipartimento di Lavoro Politico, per “gravi violazioni disciplinari”. Questo convergere su un nome specifico suggerisce che la sua rimozione rappresenti un evento particolarmente significativo negli equilibri interni.
2. Le epurazioni nell’apparato militare: Sia Gould che Nakazawa descrivono un processo di epurazione che ha colpito figure di alto livello nell’apparato militare, inclusi Li Shangfu e Wei Fenghe. Entrambi collegano queste rimozioni a un trend più ampio di instabilità ai vertici della sicurezza nazionale cinese.
3. Lo stallo nelle nomine chiave: Nakazawa si concentra maggiormente su questo aspetto, ma anche l’analisi di Gould fa riferimento a una fase di incertezza nelle strutture di comando, con posti vacanti od occupati temporaneamente. Questo suggerisce una fase di transizione non pianificata e potenzialmente problematica.
4. Il ruolo dell’anticorruzione: Entrambi gli analisti vedono nella “lotta alla corruzione” uno strumento politico piuttosto che un genuino sforzo riformatore. Gould lo descrive esplicitamente come un meccanismo di epurazione utilizzato da diverse generazioni di leader cinesi, mentre Nakazawa vi fa riferimento implicitamente quando menziona le “violazioni disciplinari”.
5. La posizione di Xi Jinping: Sia Gould che Nakazawa descrivono uno Xi Jinping che, nonostante l’apparente consolidamento del potere, affronta sfide significative alla propria autorità. Gould parla di possibili “forze anti-Xi” nell’esercito, mentre Nakazawa sottolinea come gli errori nelle nomine abbiano indebolito politicamente Xi.
6. La tempistica degli eventi: Entrambi gli articoli si concentrano su eventi successivi alle “due sessioni” di marzo 2025, suggerendo che il periodo in corso rappresenti una fase particolarmente delicata per il regime.
Interpretazioni divergenti e complementari
Nonostante i numerosi punti di contatto, le due analisi presentano anche alcune divergenze significative, sia nei focus che nelle interpretazioni:
1. Focus geografico e geopolitico: L’analisi di Gould, come prevedibile data la sua matrice taiwanese, pone grande enfasi sulle implicazioni per la sicurezza di Taiwan, concentrandosi principalmente sulle unità militari che costituiscono la “prima linea” contro l’isola. Nakazawa, invece, offre una prospettiva più orientata all’impatto economico e diplomatico delle tensioni interne.
2. La figura di Zhang Youxia: Mentre Gould identifica esplicitamente Zhang Youxia come potenziale leader di una fazione anti-Xi nell’esercito, Nakazawa non menziona questo personaggio, concentrandosi piuttosto sulle debolezze strutturali del sistema di nomine di Xi.
3. La dimensione economica: Nakazawa dedica ampio spazio alle difficoltà economiche e alle tensioni tra modello statale e imprese private, un aspetto quasi completamente assente nell’analisi di Gould. Questa divergenza riflette probabilmente il diverso focus dei due analisti: sicurezza militare per Gould, equilibri politico-economici per Nakazawa.
Queste differenze, tuttavia, lungi dal contraddirsi, offrono una visione complementare: mentre Gould ci fornisce una finestra sulle dinamiche interne dell’apparato militare cinese, Nakazawa allarga l’orizzonte includendo le dimensioni diplomatiche ed economiche della crisi di leadership in Cina. Insieme, queste due prospettive ci permettono di costruire un quadro più completo e sfumato della situazione.
Implicazioni e scenari futuri
Le analisi di Gould e Nakazawa, prese insieme, suggeriscono diverse possibili implicazioni e scenari per il futuro prossimo della politica cinese:
1. Fragilità del potere di Xi: Nonostante le apparenze, il potere di Xi Jinping potrebbe essere più fragile di quanto sembri. Le epurazioni continue, lungi dall’essere un segno di forza, potrebbero indicare un’insicurezza crescente e difficoltà nel mantenere il controllo su apparati chiave dello stato.
2. Rischi di instabilità e imprevedibilità: Un regime che attraversa tensioni interne significative può diventare imprevedibile nelle sue azioni esterne. Le pressioni su Xi potrebbero spingerlo a cercare successi in politica estera per compensare le difficoltà interne, aumentando i rischi di escalation in aree sensibili come Taiwan, il Mar Cinese Meridionale o i confini con l’India.
3. Stallo decisionale: Come evidenziato da Nakazawa, lo stallo nelle nomine chiave potrebbe paralizzare il processo decisionale cinese in un momento in cui sarebbero necessari interventi significativi, soprattutto in ambito economico. Questo potrebbe aggravare ulteriormente le difficoltà economiche del paese, creando un circolo vizioso di instabilità.
4. Rotazioni anomale ai vertici del partito: Come riportato da Bloomberg il 2 aprile 2025, Xi ha recentemente effettuato uno scambio di ruoli senza precedenti tra due membri del Politburo: Li Ganjie, responsabile delle nomine di alto livello, e Shi Taifeng, a capo del Dipartimento del Fronte Unito. Questa manovra inedita potrebbe rappresentare un tentativo di impedire ai quadri senior di diventare eccessivamente influenti e di costruire fazioni, confermando la tendenza di Xi a rompere le norme tradizionali relative al personale durante il suo terzo mandato. Questa strategia di rotazione imprevista si aggiunge al quadro di instabilità e incertezza negli assetti istituzionali del regime.
5. Estensione delle epurazioni militari e intensificazione del controllo: L’analisi più recente di Nakazawa, uscita oggi, 3 aprile 2025, rivela un ulteriore approfondimento della crisi nell’apparato militare. Diverse figure militari di alto livello considerate vicine a Xi sono scomparse dalla vista pubblica, incluso il generale Wang Chunning, comandante della Forza di Polizia Armata del Popolo (PAPF), un corpo centrale per la sicurezza interna. Queste sparizioni riguardano tutti i rami dell’Esercito Popolare di Liberazione, dall’Esercito alla Marina fino alla Forza Missilistica.
Particolarmente significativo è il messaggio emerso dalla recente riunione del Politburo del 1° aprile, che ha emesso un avvertimento insolitamente duro: anche i funzionari di alto livello saranno immediatamente degradati se ritenuti colpevoli di negligenza o scarso impegno. Il messaggio, chiaramente attribuibile a Xi stesso, segnala che la lealtà attuale non è considerata sufficiente e che il presidente sta intensificando il controllo attraverso quello che Nakazawa definisce ‘top design’, o processo decisionale dall’alto verso il basso. Questa evoluzione si accompagna a un’escalation delle tensioni con Taiwan, con l’effettuazione di nuove esercitazioni militari su larga scala attorno all’isola. Nakazawa suggerisce che queste dimostrazioni di forza potrebbero fungere da distrazione rispetto ai rapidi sviluppi politici interni all’apparato militare cinese, in una dinamica preoccupante che collega instabilità interna e aggressività esterna.
6. Crescente militarizzazione del regime: Le tensioni all’interno dell’apparato militare potrebbero paradossalmente portare a una maggiore influenza dell’esercito nella politica cinese. In un contesto in cui Xi cerca di assicurarsi la lealtà delle forze armate, potrebbe essere costretto a fare concessioni significative ai generali, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti per la regione.
7. Vulnerabilità informativa: Gli scandali nella Forza Missilistica, con la vendita di segreti militari, sollevano interrogativi sulla sicurezza delle informazioni strategiche cinesi. Questa vulnerabilità potrebbe avere implicazioni significative per la deterrenza nucleare cinese e per gli equilibri strategici globali.
Un regime in fase di transizione?
Rielaborando e approfondendo i punti di convergenza tra le due analisi, emerge il quadro di un regime che, nonostante la parvenza di stabilità e la retorica di forza, attraversa una fase di transizione turbolenta e dagli esiti incerti.
Il sistema politico cinese, dopo oltre un decennio sotto la guida accentratrice di Xi Jinping, mostra segni di stress strutturale. Il modello basato sul culto della personalità e sulla concentrazione del potere nelle mani del “grande leader”, dopo un periodo iniziale di apparente efficacia, comincia a mostrare le sue contraddizioni intrinseche. L’eliminazione dei meccanismi di successione ordinata e di bilanciamento tra fazioni, che caratterizzava il modello post-Deng, ha creato un sistema più rigido ma paradossalmente più fragile, incapace di adattarsi fluidamente alle sfide emergenti.
Le epurazioni continue nell’apparato militare e di sicurezza, lungi dall’essere un segno di forza del leader, potrebbero indicare una crescente difficoltà nel mantenere la coesione della leadership. La necessità di ricorrere ripetutamente alla “lotta alla corruzione” come strumento di controllo interno suggerisce che la lealtà personale a Xi non è data per scontata, nonostante anni di propaganda intensiva e di continua riorganizzazione degli apparati di potere.
Particolarmente significativo appare lo stallo decisionale in aree critiche come la diplomazia e la difesa. L’incapacità o la riluttanza a procedere con nomine cruciali potrebbe riflettere non solo errori di valutazione passati, ma anche una crescente difficoltà nel trovare figure che combinino competenza tecnica e lealtà politica assoluta. Questo dilemma, tipico dei regimi con culto della personalità in fase avanzata, rischia di compromettere l’efficacia dell’azione di governo proprio in un momento di crescenti sfide interne ed esterne.
Sul piano economico, le tensioni tra il modello statale tradizionalmente favorito da Xi e la necessità di rivitalizzare il settore privato per affrontare la crisi immobiliare e il rallentamento della crescita creano un ulteriore elemento di fragilità. La riluttanza a procedere con riforme significative per non contraddire le posizioni ideologiche precedenti rischia di aggravare ulteriormente le difficoltà economiche, in un circolo vizioso potenzialmente destabilizzante.
Per quanto riguarda le implicazioni regionali, è fondamentale notare che l’instabilità interna non si traduce necessariamente in una riduzione della minaccia per Taiwan o altri vicini della Cina. Al contrario, come evidenziato da Gould, le esercitazioni militari e le azioni di forza contro Taiwan continuano senza diminuzione di intensità. Anzi, la necessità di distrarre l’opinione pubblica interna dalle difficoltà economiche o politiche potrebbe aumentare la tentazione di cercare successi in politica estera attraverso azioni aggressive.
In conclusione, le analisi di Gould e Nakazawa, pur con le loro differenze di prospettiva e focus, convergono nel descrivere un regime che, dietro la facciata di solidità e sicurezza, affronta tensioni interne significative. La “calma prima della tempesta” evocata da Nakazawa potrebbe rivelarsi un’immagine profetica. Se e quando questa tempesta si manifesterà pienamente, e quali forme assumerà, rimane una delle grandi incognite della situazione contemporanea, con implicazioni potenzialmente profonde non solo per l’Asia Orientale ma per l’intero ordine internazionale.
*articolo apparso su substack.com il 3 aprile 2025.