Pubblichiamo la presa di posizione che il collegio dei docenti del Liceo di Bellinzona ha adottato lo scorso 30 aprile. In essa il collegio affronta diverse questioni che, partendo dalla questione della spesa pubblica, tocca anche la questione dei salari dei dipendenti pubblici, nonché la valutazione delle condizioni di insegnamento. (Red)
Con questa risoluzione, il Collegio dei Docenti del Liceo di Bellinzona intende esprimere la propria posizione rispetto alle misure di contenimento della spesa che, da oltre trent’anni, interessano il settore pubblico: esse hanno progressivamente ridotto la capacità dello Stato di rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più vecchia e vulnerabile; allo stesso tempo, hanno indebolito il ruolo strategico dei servizi pubblici come leva di coesione sociale e rilancio economico, senza tuttavia produrre i risultati sperati né in termini di sostenibilità sociale né di stabilità economica.
Alla luce di questa situazione, che si inserisce in un quadro nazionale e internazionale più ampio1, come docenti del Liceo di Bellinzona riteniamo necessario un deciso cambio di rotta; un cambio d’impostazione generale, che – per questioni contingenti – non può che partire da una richiesta puntuale, da un primo passo verso una politica del personale che rafforzi la funzione chiave del servizio pubblico a favore della collettività. Chiediamo, in concreto, di adeguare il salario di tutti i dipendenti pubblici di almeno il 3% a partire dal prossimo preventivo, per recuperare il potere d’acquisto eroso del 6% negli ultimi cinque anni. La richiesta arriva ora, quando l’approvazione ufficiale del preventivo appare ancora distante, perché negli ultimi decenni esprimere a posteriori il nostro dissenso nei confronti di decisioni già prese non ha permesso di difendere il settore pubblico. Da qui la scelta di adottare una nuova strategia: è un gesto forte, ne siamo ben consapevoli, che prosegue tuttavia il confronto politico tra scuola e istituzioni intrapreso già negli scorsi anni attraverso varie forme di manifestazione, di cui l’ultimo capitolo è stata l’apertura della scuola nei giorni del 20 dicembre e del 7 gennaio.
La giustificazione più comune dei tagli al settore pubblico è basata sulla presunta disparità con il settore privato. Questa argomentazione, però, non trova riscontro nei dati disponibili: sebbene vi siano state alcune rivalutazioni nominali, l’evoluzione salariale degli ultimi vent’anni in Ticino è stata più significativa nel settore privato che in quello pubblico2. Il pubblico impiego ticinese si distingue così per essere stato, negli anni, uno dei più penalizzati nel contesto svizzero; parallelamente, le condizioni retributive e pensionistiche sono andate via via peggiorando, mentre il carico di lavoro è aumentato costantemente. Logiche del genere vanno superate, perché è proprio il basso livello salariale in Ticino a essere una delle principali cause di povertà nel Cantone3. Per contrastare questa tendenza e iniziare a colmare il divario del 20% circa tra i salari ticinesi (sia pubblici che privati) e la media dei salari nazionali è necessario uno Stato che mostri la via: come datore di lavoro esso può, se lo vuole, promuovere e garantire condizioni salariali adeguate ai suoi dipendenti4.
Le motivazioni fondanti della nostra rivendicazione non sono dunque da intendere come mera difesa di categoria, al contrario: sono il risultato di una riflessione responsabile e ragionevole sulla necessità di rilanciare la qualità del servizio pubblico in funzione del benessere della popolazione ticinese, anche per contrastare la crescente fuga di giovani talenti che, in assenza di prospettive adeguate, scelgono sempre più spesso di cercare opportunità altrove.
Il livello formativo che la nostra scuola riesce ancora ad offrire, così come le possibilità di mobilità sociale che essa apre, sono a nostro parere elementi da conservare e potenziare, piuttosto che da tagliare e indebolire. Ossia: non si deve ridurre l’attrattività della professione (diminuendo il potere d’acquisto del personale pubblico) o ridimensionare le risorse (si pensi alla nostra biblioteca, rimasta chiusa per mesi, che ha visto ripristinata la sua attività solo all’80%), bensì investire. Investire, non spendere, perché la scuola, come istituzione, contribuisce alla coesione sociale e crea le condizioni per un riscatto del Cantone sul piano economico e sociale, oltre a favorirne la crescita morale e culturale.
Quanto appena osservato per il mondo scolastico vale per il servizio pubblico tutto e, in questo contesto allargato, la risoluzione del Collegio docenti vuole dare un segnale chiaro e costruttivo alle istituzioni competenti, coinvolgendo altresì gli altri attori che gravitano attorno al mondo della scuola (e dei lavoratori pubblici in genere): Mds, Ocst, Rdp e Vpod.
1. Basti pensare alla recente decisione presa dalle autorità federali di tagliare, dal 2027, fino a 460 milioni di franchi per la ricerca, l’innovazione e la formazione. Decisione contro la quale gli atenei svizzeri si sono opposti fermamente.
2. UST, Rilevazione svizzera della struttura dei salari, 2022, consultabile sul sito dell’amministrazione federale: https://www.bfs.admin.ch/bfs/it/home/statistiche/lavoro-reddito/salari-reddito-lavoro-costo-lavoro/struttura-salari.html.
3. Secondo i dati pubblicati da Eurostat nel 2023, il Canton Ticino presenta un tasso di rischio di povertà o esclusione sociale superiore al 35%, posizionandosi al 225º posto su 243 regioni europee analizzate. Questo indica che più di una persona su tre in Ticino vive in condizioni economiche tali da non poter mantenere un tenore di vita comparabile al resto della comunità. Un confronto intertemporale mostra un peggioramento della situazione e delle condizioni economiche del Cantone, visto che nel 2020 il tasso di rischio di povertà era del 24,2%.
4. Ciò è possibile senza contravvenire agli obiettivi costituzionali del pareggio di bilancio, se si riconosce la scuola e le altre istituzioni pubbliche come attività strategiche, il cui potenziamento è un investimento e non una spesa di gestione corrente; è solo la seconda, infatti, a essere soggetta ai vincoli di bilancio.
Bellinzona, 30 aprile 2025
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