Cina. Senza diritti, senza città: i lavoratori migranti cinesi

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Andrea Ferrario ha riportato, in un precedente articolo che abbiamo pubblicato qualche giorno fa, i dati che emergono da un recente studio dell’Ufficio nazionale di statistica cinese sui 300 milioni di lavoratori migranti interni del gigante asiatico. In questo ulteriore articolo Andrea approfondisce la concreta realtà della vita di questa enorme fetta di classe lavoratrice, come le difficoltà a muoversi all’interno del paese, la situazione del “bambini migranti” e di quelli lasciati persino soli dai genitori nelle città di origine, la disastrosa e iniqua realtà dell’assistenza previdenziale. (Red)

Tra numeri e vite vissute, il racconto potente di chi ha costruito la Cina restando escluso. Oltre i numeri, le storie e gli ostacoli strutturali che i dati non raccontano.

Le fredde statistiche, pur nella loro utilità, non riescono a catturare l’essenza delle difficoltà quotidiane e degli ostacoli strutturali che i lavoratori migranti devono affrontare. Recenti articoli e studi offrono l’opportunità di esplorare più a fondo questioni come la discriminazione istituzionalizzata attraverso il sistema hukou, la dolorosa separazione delle famiglie e la mancanza di protezione sociale, aspetti che raramente emergono dai rapporti ufficiali, ma che costituiscono la realtà vissuta da centinaia di milioni di persone.

Il sistema hukou

Uno dei problemi più gravi e persistenti che affrontano i lavoratori migranti in Cina è il sistema hukou, una sorta di passaporto interno che determina a quale località una persona è legalmente vincolata. Come riportato dal Washington Post nel febbraio 2025, questo sistema funziona essenzialmente come un passaporto interno: ogni persona in Cina possiede un libretto color bordeaux che la vincola legalmente a una particolare località. Solo con i documenti hukou per la città in cui vivono, i residenti possono accedere a una gamma più ampia di servizi pubblici, tra cui scuole, assistenza sanitaria e alloggi.

La storia di Wu Xia, descritta nel reportage del Washington Post, illustra perfettamente la perversità di questo sistema. A 42 anni, dopo aver vissuto a Shenzhen per quasi tre decenni, Wu rimane ufficialmente un’outsider nella città che considera casa. È una dei 14 milioni di migranti interni a Shenzhen non ufficialmente riconosciuti come residenti. Nonostante i suoi ripetuti tentativi di ottenere l’hukou locale, le possibilità diminuiscono con il passare del tempo, poiché il governo di Shenzhen sta dando priorità ai migranti che hanno acquistato case, hanno diplomi universitari o hanno pagato ingenti imposte sul reddito.

Le conseguenze pratiche di questa discriminazione istituzionalizzata sono profonde e pervasive. Wu non può mandare le sue figlie nelle scuole pubbliche locali senza pagare tasse aggiuntive elevate. Non ha accesso agli alloggi sovvenzionati o alle cure mediche a prezzi accessibili. E come lei, milioni di altri lavoratori migranti si trovano intrappolati in un limbo burocratico: sono essenziali per l’economia urbana ma trattati come cittadini di serie B.

Il sistema hukou rappresenta uno strumento di controllo sociale che perpetua le disuguaglianze. È particolarmente ironico che lo stesso leader cinese Xi Jinping, secondo la propaganda ufficiale, abbia scritto nella sua tesi di dottorato che il sistema ha impedito ai contadini di assimilarsi nelle città. Sotto Xi, il governo ha modificato il sistema per facilitare lo spostamento dalle campagne verso le città più piccole, ma ha mantenuto restrizioni elevate per i movimenti tra città, ed è particolarmente difficile per le famiglie a basso reddito ottenere documenti per una città di primo livello come Pechino, Shanghai o Shenzhen senza esservi nati. Il sistema hukou non solo limita la mobilità sociale, ma perpetua anche un modello di sviluppo urbano che sfrutta il lavoro dei migranti senza offrire loro piena cittadinanza o diritti civili di base.

I bambini “lasciati indietro”

Ogni anno, l’Ufficio Nazionale di Statistica pubblica dati sul “tasso di iscrizione e frequenza dei bambini migranti”, che sono quasi al 100%. Tuttavia, come denunciato da una recente analisi pubblicata sul social WeChat dall’account “Lao Wu Hong Guan Bi Ji” (劳务宏观笔记, Labor Macroeconomic Notes), questi dati nascondono una realtà ben più drammatica e complessa.

I cosiddetti “bambini migranti” rappresentano solo quei fortunati che possono seguire i genitori con il presupposto di poter frequentare la scuola nella nuova città. Ma la realtà è che molti genitori, sentendo che la nuova città ha requisiti di ammissione elevati, che è difficile entrare negli asili, che le scuole sono costose e che è complicato ottenere i documenti necessari, semplicemente non portano i loro figli con sé, lasciandoli nelle città natali rurali. Questi bambini, che non hanno nemmeno l’opportunità di diventare “bambini migranti”, non vengono conteggiati nelle statistiche del “tasso di iscrizione vicino al 100%”.

Secondo i dati dell’UNICEF e dell’Ufficio Nazionale di Statistica cinese citati nell’analisi pubblicata in WeChat, nel 2020 c’erano ancora oltre 66 milioni di bambini “lasciati indietro” nel paese. Di questi, 41,77 milioni si trovavano nelle aree rurali, di cui il 27,1% era completamente accudito dai nonni e il 12,9% viveva addirittura da solo o con altri bambini, in condizioni di grave vulnerabilità sociale e psicologica.

Il sistema educativo urbano cinese, con i suoi posti limitati nelle scuole pubbliche e le elevate soglie di ammissione, funge da barriera insormontabile per molti. Come evidenzia l’articolo diffuso in WeChat, se non si possiede un hukou locale, si può accedere alle scuole solo attraverso un sistema a punti che favorisce nettamente le persone con titoli di studio elevati e che hanno acquistato assicurazioni sociali. Prendendo Suzhou come esempio, se i genitori hanno un diploma di scuola superiore possono aggiungere 20 punti, e se hanno un master o un titolo superiore possono aggiungere 200 punti. A Dongguan, sebbene non ci siano requisiti per le qualifiche accademiche, i punti si basano sul periodo di pagamento dell’assicurazione sociale, escludendo di fatto una grande quantità di lavoratori con impieghi flessibili che non acquistano l’assicurazione sociale. Inoltre, anche quando un bambino riesce ad accedere a una scuola nella città dove lavorano i genitori, spesso questa viene assegnata casualmente, creando situazioni in cui, pur vivendo nella stessa città, la distanza casa-scuola diventa una sfida logistica insostenibile per famiglie già provate da orari di lavoro estenuanti e risorse limitate.

Le conseguenze di questa separazione forzata sono devastanti: nelle famiglie che devono vivere separate per motivi di istruzione, i figli vanno a scuola nelle aree rurali e i genitori li vedono solo una o due volte all’anno, tipicamente durante il Capodanno cinese. I legami familiari si deteriorano, il rapporto genitori-figli diventa freddo e distante, e si verificano frequentemente problemi di salute mentale, sicurezza e sviluppo emotivo. Questi “bambini fuori dalle statistiche”, come li definisce l’articolo pubblicato in WeChat, sono le vittime silenziose e invisibili del “miracolo economico” cinese, una generazione sacrificata sull’altare dello sviluppo urbano e industriale.

La pianificazione pensionistica: tra assistenza sociale inadeguata e pietà filiale in declino

Un altro aspetto critico della vita dei lavoratori migranti cinesi è la pianificazione finanziaria per la pensione. Uno studio recente, tradotto dal sito “Lao Dong Qu Shi” (劳动趋势, Labor Trends in China), esplora i percorsi e i meccanismi attraverso i quali i lavoratori migranti in Cina si relazionano con le loro esperienze di migrazione e la loro pianificazione finanziaria per la pensione.

A livello strutturale, i lavoratori migranti in Cina non godono della gamma completa di benefici di cui godono i lavoratori urbani, tra cui pensioni di anzianità e assicurazione medica. Prima degli anni ’90, i residenti rurali avevano poco accesso all’assicurazione medica e alle pensioni. Nonostante dal 2022 sia stato consentito ai lavoratori migranti di utilizzare la loro assicurazione medica rurale (di livello inferiore) anche nelle città dove lavorano, gli altri benefici sociali – in particolare le pensioni – rimangono vincolati al luogo d’origine, rendendo impossibile trasferirli o accumularli tra diverse province e città.

L’Assicurazione Pensionistica di Base per i Dipendenti Urbani (YPPI) è un programma di sicurezza sociale specifico per i dipendenti urbani. Secondo le normative, i dipendenti sono tenuti a pagare l’8% dei loro salari come assicurazione pensionistica, mentre i datori di lavoro sono tenuti a pagare il 20%. Tuttavia, questo tasso di contribuzione può essere troppo gravoso per i lavoratori migranti con redditi inferiori alla media, e molte piccole imprese non possono permetterselo. A livello individuale, i lavoratori migranti spesso scelgono volontariamente di ritirare l’assicurazione pensionistica per aumentare il loro reddito disponibile.

La maggior parte dei lavoratori migranti che non partecipano all’YPPI scelgono l’Assicurazione Pensionistica di Base per i Residenti Urbani e Rurali (RUB). Il programma consente ai partecipanti di pagare una tariffa autoselezionata e ricevere una pensione basata sull’importo totale dei contributi dopo i 60 anni. Ai lavoratori con residenza rurale che non partecipano a nessun piano di assicurazione pensionistica, il governo fornisce solo una pensione di base di circa 88 RMB (circa 11 dollari USA) al mese, una cifra ridicolmente insufficiente a soddisfare i bisogni vitali di base considerando che la spesa pro capite per consumi in Cina nel 2023 è stata di 26.796 RMB (circa 3.828 dollari USA).

Lo studio evidenzia come i lavoratori migranti spesso si trovino di fronte a un dilemma crudele tra fare affidamento sull’autosufficienza, che richiede risparmi costanti in un contesto di salari bassi e lavori precari, e la tradizionale pietà filiale, che sta rapidamente scomparendo. I fattori chiave per una buona pianificazione finanziaria della pensione risultano essere una situazione economica solida, una rete di supporto sociale ben sviluppata e un’attitudine positiva verso il futuro. Al contrario, chi soffre di problemi di salute o ha vissuto esperienze traumatiche sul lavoro (come infortuni o mancati pagamenti) tende a trascurare o ad essere impossibilitato a costruire una sicurezza finanziaria per la vecchiaia.

Il sistema pensionistico frammentato e discriminatorio lascia i lavoratori migranti particolarmente vulnerabili nella vecchiaia, creando un’ampia fascia di popolazione che, dopo aver contribuito per decenni all’arricchimento delle città, rischia di trovarsi senza mezzi di sussistenza adeguati proprio quando le forze fisiche vengono meno e i problemi di salute legati a lavori usuranti si fanno più gravi.

Il volto umano della migrazione: storie di sacrificio, resistenza e sfruttamento

Dietro le statistiche e le analisi strutturali ci sono storie umane che illustrano le sfide quotidiane e le aspirazioni frustrate dei lavoratori migranti. Un recente reportage pubblicato su NetEase (163.com) racconta le vicende di Lao Tian, un lavoratore edile di 58 anni, e Dongmei, una gruista di 48 anni, che rappresentano due facce della stessa medaglia dello sfruttamento lavorativo.

Lao Tian ha trascorso 30 anni lavorando lontano da casa, viaggiando in tutta la Cina per lavori di costruzione. Ha iniziato negli anni ’90, quando il settore edilizio era in piena espansione e le condizioni di lavoro erano primitive: dormire su tavole di legno, mangiare cibo di qualità scadente, lavorare senza sosta per oltre 11 ore al giorno. Quando ha iniziato a lavorare lontano da casa, Lao Tian aveva un obiettivo semplice e concreto: guadagnare abbastanza per sostituire la vecchia casa di fango del suo villaggio con una solida costruzione in mattoni. Per inseguire questo sogno, ha attraversato l’intera Cina, lavorando nei cantieri di Tianjin, Tangshan, Shenyang, Changchun, fino alle remote regioni dello Xinjiang e dello Yunnan.

Nel corso degli anni, Lao Tian è passato dall’essere un semplice lavoratore manuale, guadagnando 6 yuan al giorno, a diventare un supervisore capace di leggere progetti CAD, fino a poter gestire autonomamente l’installazione di impianti di condizionamento centralizzato. Il suo salario giornaliero è cresciuto dai 8 yuan iniziali fino a oltre 300 yuan come supervisore, permettendogli di costruire una casa nel suo villaggio e di risparmiare per il futuro.

La storia di Dongmei è più drammatica. A differenza di Lao Tian, non ha potuto viaggiare liberamente per cercare le migliori opportunità, essendo ancorata alla necessità di prendersi cura dei due figli e del marito gravemente malato. Come gruista a 70 metri d’altezza, ha affrontato rischi quotidiani per un salario che, sebbene superiore a quello di altri lavoratori, è stato a malapena sufficiente per coprire le spese mediche del marito, affetto da cirrosi epatica per 22 anni. Il reportage di NetEase descrive come Dongmei lavorasse con così tanta intensità da arrivare a ridurre volontariamente il consumo di acqua per evitare di dover scendere dalla gru per usare il bagno, sviluppando una nefrite che ha ulteriormente compromesso la sua salute.

Sia Lao Tian che Dongmei identificano i 50 anni come uno “spartiacque” nella vita dei lavoratori migranti. Come dice Lao Tian: “Quando le persone raggiungono una certa età, la loro mentalità diventa gradualmente più calma. Non pensano più a fare soldi ciecamente come facevano da giovani, e non sono più così competitive. A quel punto il loro desiderio essenziale è essere in salute”. Questa osservazione riflette un cambiamento nella forma fisica e nella mentalità che molti lavoratori migranti sperimentano con l’avanzare dell’età, quando i problemi di salute derivanti da decenni di lavoro fisico intenso cominciano a manifestarsi.

La storia di Dongmei illustra anche il peso sproporzionato che le donne migranti devono sopportare, essendo spesso responsabili non solo del proprio lavoro, ma anche della cura della famiglia. Dopo la morte del marito, Dongmei si è trovata da sola a sostenere due figli con il suo lavoro di gruista, nonostante i crescenti problemi di salute e la discriminazione legata all’età nel settore delle costruzioni. Come nota il reportage di NetEase, “nella società cinese contemporanea, essere una donna sopra i 40 anni, senza istruzione superiore e con responsabilità familiari rappresenta una triplice vulnerabilità nel mercato del lavoro”.

Oggi, dopo decenni di lavoro estenuante, Lao Tian e Dongmei rappresentano i volti concreti di quei 94 milioni di lavoratori migranti ultracinquantenni citati nelle statistiche. Le loro storie incarnano il paradosso di una Cina diventata la seconda economia mondiale grazie al loro sacrificio, ma che continua a negare loro piena cittadinanza nelle città che hanno contribuito a costruire. Come ha detto Dongmei con disarmante semplicità: “La vita deve andare avanti, e può sempre andare avanti”. Parole che riassumono la straordinaria capacità di resistenza di un’intera generazione di lavoratori migranti che, nonostante tutto, continua a essere il vero motore della moderna società cinese.

*articolo apparso su substack.com il 15 maggio 2025

Fonti utilizzate:

1. “最新数据,农民工总量逼近3亿,收入没有跑赢GDP增速” (“The latest data shows that the total number of migrant workers is approaching 300 million, and income growth has not outpaced GDP growth”), WeChat (account: 劳务宏观笔记), https://mp.weixin.qq.com/s/tJcPQl0_qZwQDOP84cq8aw

2. “国家统计局发布2024年农民工监测调查报告” (“National Bureau of Statistics releases 2024 migrant workers monitoring survey report”), China News, https://m.chinanews.com/wap/detail/zw/gn/2025/04-30/10408410.shtml

3. “随迁儿童在校率:一个漂亮数据的背后” (“Enrollment Rate of Migrant Children: Behind a Beautiful Statistic”), WeChat (account: 劳务宏观笔记), https://mp.weixin.qq.com/s/WOsc0vHpQxdq0nlKf4TJUw?poc_token=HDROIGij6QNVHYkYRuD-mUhI6bDwCn-RyWlX6_ba

4. “养家糊口者:老龄农民工生存状态扫描 | 东美 | 塔吊” (“The Breadwinner: A Glimpse into the Living Conditions of Older Migrant Workers | Dongmei | Tower Crane”), NetEase (163.com), https://www.163.com/dy/article/JVBGE8EH0512D5FQ.html

5. “Chinese migrant worker on a journey to secure hukou — and stability”, The Washington Post, https://www.washingtonpost.com/world/2025/02/14/china-migrant-worker-hukou/

6. “【实证译文】在崛起的社会福利与消失的孝道文化之间:农民工的退休财务规划之路” (“Between the emerging social welfare and the disappearing culture of filial piety: The retirement financial planning path of migrant workers”), Labor Trends (劳动趋势), https://www.laodongqushi.com/migrant-worker-retirement/

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