Pubblichiamo la versione scritta dell’intervento fatto oggi in Gran Consiglio dal nostro deputato Giuseppe Sergi con il quale chiedeva un rinvio della trattanda relativa alla elezione di un nuovo giudice del Tribunale d’Appello.
La candidata proposta dalla commissione è poi stata eletta con un voto risicatissimo: 41 voti su 81 votanti. A dimostrazione della pertinenza delle considerazioni fatte dal nostro deputato. La logica spartitoria trionfa ancora. (Red)
Egregio presidente,
con questo intervento chiedo il rinvio della trattanda alla commissione. Le ragioni di questa richiesta sono molteplici e fondate.
Anzitutto, oltre un mese fa abbiamo depositato un’interpellanza che sollevava dubbi su un’interferenza a favore della candidata poi raccomandata dalla Commissione Giustizia e diritti. In particolare, segnalavamo il ruolo del Presidente del Consiglio della Magistratura, Damiano Stefani, il quale sarebbe intervenuto informalmente a sostegno della candidata.
La vicenda non si può considerare chiusa con la scenetta organizzata dal Presidente della Commissione, che ha chiesto ai commissari di confessare – guardandoli negli occhi – chi di loro fosse la “talpa” delle indiscrezioni. Una messa in scena che non chiarisce nulla. È un po’ come organizzare oggi un voto sull’autodeterminazione nel Donbass con i carri armati russi in strada: sappiamo tutti come andrebbe a finire.
Ulteriori dubbi emergono dall’analisi dei curricula. È normale che chi lavora in ambito giudiziario indichi come referenze dei magistrati. Ma è quantomeno inopportuno che la candidata prescelta abbia indicato proprio il giudice Stefani, che non solo è magistrato, ma anche Presidente dell’organo chiamato a valutare l’operato dei magistrati.
Questa indicazione da un lato conferma i dubbi che abbiamo sollevato nella nostra interpellanza; dall’altro ci convince che la candidata prescelta non sia in possesso di quelle doti di equilibrio, maturità professionale e indipendenza che devono caratterizzare l’azione di un magistrato. Sulla base di queste qualità la prescelta avrebbe dovuto comprendere la necessità di astenersi dall’indicare quale referenza una persona che, seppur magistrato, presiede comunque l’autorità di vigilanza e controllo sull’attività della magistratura. Abbiamo già vissuto una cosa del genere: ricordate la candidata magistrata, che naturalmente avevate nominato, che aveva messo tra le referenze il proprio fidanzato, tra l’altro già attivo in magistratura. Ma questo, ripeto, non è nemmeno il nodo principale.
La nostra interpellanza chiedeva anche indicazioni precise in merito a esperienza e competenza della candidata prescelta dalla commissione, poiché mai come in questo caso, proprio per l’aspetto tecnico della materia, esperienza e competenza sono fondamentali. E dai curricula emerge chiaramente che la candidata designata, per esperienza e competenza, non è la più qualificata. È stato detto – credo dallo stesso presidente – che non contano solo questi aspetti. Bene: allora perché non sono state organizzate audizioni?
Infatti, se si vogliono valutare anche altre qualità personali, queste non emergono dai documenti scritti. Sarebbe opportuno un colloquio con i candidati, per saggiare queste qualità. Eppure ci è stato detto che da tempo la Commissione non procede più con audizioni. Una scelta, a nostro avviso, incomprensibile e poco trasparente.
Infine, non possiamo ignorare quanto accaduto negli ultimi giorni: un cancelliere della Camera di esecuzioni e fallimenti ha espresso, con senso di responsabilità, un parere critico sulla scelta in corso. Nei suoi confronti la Commissione amministrativa del tribunale d’appello ha addirittura aperto una procedura amministrativa che potrebbe concludersi con il suo licenziamento. Una iniziativa a nostro modo gravissima. Confermerebbe un clima di pressioni indebite, dove il contributo critico e costruttivo dei funzionari dello Stato non solo non è valorizzato, ma addirittura punito.
In altre parole la commissione non ha fornito nemmeno una parola, figuriamoci un argomento, a giustificazione della propria scelta.
Alla luce di tutto ciò, questa nomina appare come l’ennesimo risultato di una logica spartitoria, che si nasconde dietro parole come “competenza” e “esperienza”, ma che nei fatti ignora entrambe.
Per queste ragioni, chiediamo con forza il rinvio della trattanda alla commissione.
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