Ottant’anni dopo la sconfitta del nazismo, i suoi eredi stanno per tornare al potere in molti paesi, se non vi sono già, come in Italia. La vittoria di Trump accelera questo sviluppo catastrofico. In tutto il mondo stiamo assistendo a un declino della democrazia e dell’uguaglianza e a un’ascesa di regimi autoritari, nazionalisti, razzisti e xenofobi. Esiste e cresce un’internazionale neofascista che sta già seminando morte e distruzione in Ucraina e a Gaza.
l nostro contributo alla lotta contro il ritorno del fascismo risiede soprattutto nella lotta contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo, da qualunque parte provenga, una lotta alla quale contribuiscono la memoria della Shoah e quella di tutti i genocidi del XX secolo.
Questa memoria è più che mai necessaria perché la rinascita del fascismo si basa anche su un revisionismo storico sistematico. Tra un saluto nazista e l’altro, Elon Musk e la leader dell’Alternative für Deutschland (le cui politiche sono eredi del partito nazionalsocialista) ci spiegano che Hitler era comunista. Putin ha attaccato l’Ucraina, cercando di far passare le sue intenzioni imperialiste e neozariste per un’operazione di “denazificazione”.
Particolarmente scandalose e estremamente indicative del perverso revisionismo imperante sono le relazioni privilegiate che Benjamin Netanyahu intrattiene con noti (neo o post) fascisti, come Giorgia Meloni, cresciuta nel partito fondato dal caporedattore della rivista “La difesa della razza”, Jordan Bardella, presidente di un partito fondato da un ex membro e collaboratore delle Waffen SS, e Marion Maréchal, vicina al gruppo neofascista Action Française e al GUD, tutti invitati nel marzo scorso dal governo israeliano a una “conferenza sull’antisemitismo”.
Tutto ciò alimenta l’estrema destra, la legittima e si basa sulla perdita della memoria storica e dei riflessi antifascisti di una parte della sinistra. La vicenda ucraina e le connivenze di buona parte della sinistra con gli argomenti della propaganda di Putin, un diffuso atteggiamento di minimizzazione della gravità e della pericolosità del trumpismo, accompagnato da una certa soddisfazione per la sconfitta di Joe Biden e di Kamala Harris.
Non a caso la sinistra radicale italiana è molto attiva contro le politiche militariste e di riarmo di Ursula Von Der Leyen e della UE, ma non sembra affatto attivarsi contro la crescita dell’estrema destra e del neofascismo, al di là delle iniziative in occasioni simboliche, come quelle del 25 aprile. Tanto meno si è mai prodotto in Italia un tentativo di creare un fronte unitario antifascista e in prospettiva un movimento ampio, unito, antirazzista, antifascista e internazionalista per evitare il peggio e consentire un futuro desiderabile.
*articolo apparso su refrattario e controcorrente il 19 maggio 2025
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