Tra l’8 e il 9 maggio 1945 si concludeva la Seconda guerra mondiale in Europa (mentre in Asia sarebbe finita solo a settembre). In realtà, era già finita: Hitler si era suicidato il 30 aprile e in Italia i partigiani avevano giustiziato Mussolini il 28 aprile. La liberazione dal nazismo e dal fascismo era già avvenuta, con la partecipazione popolare, in tutta l’Europa occidentale.
Con la fine del nazismo, vennero aperti i campi di sterminio di Auschwitz, Treblinka, Sobibor, Maidanek, Belzek e Chelmno, rivelando l’orrore della shoah e del genocidio non solo degli ebrei, ma anche degli zingari, degli omosessuali, degli handicappati, degli oppositori.
In questi giorni si celebra l’80° anniversario di quegli eventi e la sinistra si sforza di ricordare lo straordinario apporto dato dall’Armata rossa sovietica nella sconfitta della Germania nazista e dell’Asse tedesco-italiano-giapponese. Gran parte della sinistra, nella sua preoccupazione di contrastare la ricostruzione unilaterale che l’Occidente fa di quella vicenda, attribuendone abusivamente il merito agli “Alleati”, utilizza un simmetrico unilateralismo, a tutto vantaggio della propaganda putiniana.
L’autocrate del Cremlino, come già precedentemente il regime stalinista, ricorda quegli eventi attraverso la celebrazione nazionalistica e imperiale della “Grande guerra patriottica”, rimuovendo che l’Armata Rossa era composta per metà da russi e per metà da coscritti di altre nazionalità facenti parte dell’URSS, soprattutto ucraini, che, proporzionalmente alle dimensioni demografiche, pagarono il tributo più pesante alla guerra contro la Wehrmacht nazista.
Vale la pena di ricordare che uno dei tre soldati ritratti nella famosa foto di Eugenie Khaldeï con la bandiera dell’URSS issata sul Reichstag era un soldato ucraino.
Ma, coerentemente con la nostra impostazione, vogliamo anche ricordare che in Grecia la liberazione dall’occupazione tedesca, imposta con le armi dalla resistenza, era già stata repressa dai monarchici e dai fascisti sostenuti dall’esercito britannico e tradita dallo stalinismo. Né dimenticare che già in quei giorni si stava preparando la scomunica stalinista della Rivoluzione jugoslava di Tito. E non vogliamo rimuovere le deportazioni di massa che fecero seguito al crollo del regime hitleriano: le deportazioni dei tartari di Crimea, dei ceceni, e dei tedeschi del Volga, che non avevano nulla a che fare con il nazismo, essendo stati deportati e liquidati già nel 1941. Né dimenticare che quegli ebrei che erano sopravvissuti alla shoah e che tentarono di tornare in Polonia e negli altri paesi dell’Est europeo furono accolti dall’antisemitismo e spinti nelle braccia del sionismo (e non a caso Stalin sostenne con forza la creazione dello stato di Israele).
In questi giorni di ipocrita commemorazione, mentre un “Occidente”, ferito dalle minacce di scisma trumpiano e complice nel genocidio di Gaza, celebra una “democrazia” sempre più vuota di significato, nella Russia putiniana si assiste ad un delirio nazionalistico nel quale la sconfitta del nazismo viene descritta e apparentata alla vittoria Aleksandr Nevskij sui Cavalieri Teutonici, dimenticando ogni aspetto sociale e democratico di quanto avvenne 80 anni fa, e l’esercito del Cremlino da tre anni si rende responsabile in Ucraina della sanguinaria aggressione e della deportazione di migliaia di bambini.
Per noi, la celebrazione dell’80° anniversario dell’8/9 maggio 1945 significa ricordare il genocidio degli ebrei, dei rom, degli omosessuali e dei diversamente abili, delle popolazioni massacrate dagli eserciti tedesco e italiano (e in Oriente dai giapponesi), ricordare la lotta degli antifascisti italiani, francesi, polacchi e di tutti gli altri paesi sconvolti dall’occupazione nazifascista, ricordare i rivoluzionari greci e quelli jugoslavi. Ma significa anche, e soprattutto, solidarizzare con il popolo palestinese, con quello ucraino, contro l’asse Trump-Putin-Netanyahu. E rilanciare la lotta democratica, politica, sociale, ambientalista e anticapitalista per l’ecosocialismo.
*articolo apparso su Refrattario e Controcorrente il 9 maggio 2025