Cargo…ovvero quando le smentite delle FFS non smentiscono nulla

Tempo di lettura: 2 minuti
image_print

La presa di posizione delle FFS rispetto alle scelte decise per Cargo FFS e le conseguenze, in particolare in Ticino, avrebbero dovuto smentire quanto il comitato ticinese contro lo smantellamento di FFS Cargo ha pubblicamente affermato nelle scorse settimane, invitando a manifestare venerdì 29 agosto alle ore 18.00 a Mendrisio.
Pronta quindi la replica alle affermazioni delle FFS da parte del comitato. Qui di seguito il testo. (Red)

********************************

Recentemente le FFS, evidentemente preoccupate del fatto che in Ticino si sia costituito un comitato composto da esponenti politici, sindacati uniti e società civile in difesa di salute, territorio, sicurezza, condizioni di lavoro, federalismo e sovranità popolare, hanno mandato a tutti i media ticinesi una auto-intervista per spiegare le motivazioni che le portano a voler ristrutturare – leggi smantellare – la logistica ferroviaria nel nostro Cantone. Un comunicato che si vuole rassicurante, ma svela le contraddizioni e le incertezze della strategia denominata “Swiss Cargo Logistics”.

Mentre le FFS rassicurano che “si modernizza il traffico merci”, sul territorio si vive tutt’altra realtà. Con la chiusura del terminale di Lugano-Vedeggio, la dichiarata privatizzazione del terminale di Cadenazzo – più redditizio – e il conseguente taglio permanente di 40 posti di lavoro qualificati in Ticino, FFS Cargo sta concretamente smantellando decenni di investimenti pubblici nella rotaia. Si torna quindi alla gomma con 100’000 camion in più all’anno sulle strade tra dismissione dell’autostrada viaggiante e chiusure dei terminali (per onestà bisogna dire che le FFS ipotizzano che i camion in più sarebbero “solo” 60.000).

L’obiettivo delle FFS è “raggiungere l’equilibrio finanziario”, come ammette senza mezzi termini il CEO Vincent Ducrot: non, quindi, il trasferimento delle merci sulla rotaia. Ma a quale prezzo? Alla domanda su perché pensi che un operatore privato possa gestire meglio il terminale di Cadenazzo, il direttore di FFS Cargo Alexander Muhm avrebbe risposto: “I privati non hanno il nostro CCL” , cioè possono offrire condizioni di lavoro e salariali peggiori. Una vera e propria dichiarazione di dumping salariale e sociale. A pagare sono quindi i lavoratori, il territorio e il futuro della logistica ferroviaria.

E la politica federale che fa? Secondo il Consiglio federale, tocca alle FFS decidere come attuare la redditività, chiesta peraltro dal Parlamento. Ma in questo modo si svende la volontà popolare: un attacco alla democrazia, al federalismo, alla salute e alla sicurezza dei cittadini. Tutto col benestare – leggi il mandato – del governo federale.

Chiudere i terminali significa abbandonare una regione già penalizzata, violare l’art. 84 della Costituzione (figlio dell’Iniziativa delle Alpi) e vanificare i 24 miliardi spesi per la prima parte di AlpTransit. «Abbiamo investito miliardi per niente?», ha chiesto provocatoriamente un domenicale. La risposta, oggi, sembra chiara: mentre si taglia dove ci sono le persone, si investono soldi pubblici per poi privatizzare i profitti. È questa la Svizzera? Il 29 agosto alle 18 saremo alla stazione di Mendrisio per dire NO!

articoli correlati

Palestina. Riconoscere il popolo prima dello Stato

Ricordando Fausto Amodei. Un invito all’ascolto di una lezione di storia

Perché i paesi BRICS non denunciano il genocidio in corso a Gaza