In Ticino i soldi ci sono. Il padrone di Carrefour Italia ad esempio…

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«Noi abbiamo il sistema fiscale, penso, più sociale o uno dei più sociali della Svizzera. Questo penso sia riconosciuto. Tanto è vero che un 25% dei ticinesi non pagano neppure un franco d’imposte» (RSI, Democrazia diretta, 27.05.2024).
Questa affermazione di Regazzi, ne potremmo prendere decine e decine di altre, è un ritornello frequente, e da tempo nel dibattito politico cantonale. Fa il paio con altre osservazioni simili: quella, ad esempio, che lo sforzo in ambito sociale del Cantone (a cominciare da sussidi di cassa malati) sia tra i più importanti a livello federale.
Naturalmente, tutti dimenticano di riportare questi elementi al contesto del nostro Cantone e agli elementi fondamentali che sono alla base di questo “eccesso” di socialità: la iniqua distribuzione della ricchezza e lo strutturale e persistente basso livello dei salari.
Se ricondotto a questi dati di fondo, comprendiamo come un sistema fiscale “sociale” o una “socialità” generosa, o presunta tale, non siano altro che il risultato di una società profondamente iniqua nella quale la ricchezza prodotta va a favore del capitale a scapito del lavoro. La fiscalità, ad esempio, resta uno degli strumenti determinanti nella ripartizione della ricchezza sociale prodotta nei regimi capitalisti.
Gli ultimi trent’anni sono stati caratterizzati da una potente diminuzione del carico fiscale, grazie a politiche sistematiche di defiscalizzazione, a favore degli alti redditi, dei grandi patrimoni e delle imprese. Questo processo è stato accompagnato da un altrettanto potente processo di manipolazione, di propaganda nociva tesa a nascondere quello che è semplicemente un travaso continuo e crescente della ricchezza prodotta dal lavoro al capitale, ossia arricchendo senza comuna misura un’ultra minoranza della popolazione.
Uno degli argomenti di questa campagna permanente è che gli sgravi fiscali per finire andrebbero a vantaggio di tutta la popolazione e che offrire ai super-ricchi, una tassazione al limite dell’inesistenza svilupperebbe un effetto di attrazione verso i cosiddetti “globalisti” stranieri, un sistema virtuoso che aumenterebbe le entrate fiscali.
Questi discorsi sono già in atto e si svilupperanno ancor di più nelle prossime settimane, in relazione all’iniziativa che vuole limitare al 10% i premi di cassa malati. Il fronte che la combatte ricorre, di fatto, a un solo argomento: per realizzare quanto proposto dall’iniziativa occorreranno circa 300 milioni all’anno e questo comporterà un aumento delle imposte.
Un aumento per tutti e tutte si sottintende, dimenticando che per la stragrande maggioranza della popolazione un eventuale aumento delle imposte sarebbe ampiamente compensato dalla diminuzione dei premi di cassa malati.

A questa propaganda degli oppositori bisogna opporre un’altra logica: quella dell’aumento delle imposte di tutti coloro che possono contare su redditi e patrimoni elevati, e che pagano e continueranno a pagare – visto il sistema attuale e anche nel caso in cui l’iniziativa venisse accettata – premi di cassa malati uguali a quelli di chi può contare su un modesto salario.

Il signor Mastrolia, ad esempio…

l’imprenditore italiano Angelo Mastrolia è balzato di recente agli onori della cronaca poiché la sua società, la New Princes Group, ha acquisito il controllo di Carrefour in Italia, diventando un dei maggiori gruppi della grande distribuzione.
Mastrolia è ufficialmente residente a Paradiso (così come la holding di cui è a capo). Intervistato dalla RSI, Mastrolia ha dichiarato, con grande trasporto, che «noi siamo degli ottimi contribuenti non solo del Comune ma anche del Cantone (…). Io ne pago tantissime [di tasse], guardi ne pago più o meno personalmente intorno ai 400’00 franchi all’anno» (RSI, InfoNotte, 26.07.2025).
Nel servizio si specificava come il patrimonio di Mastrolia si aggiri sui 700 milioni di franchi. È raro avere queste informazioni. Ed è molto utile per dimostrare come il nostro sistema fiscale non abbia nulla di “sociale” come farneticano Regazzi e soci,  ma è un sistema classista, plasmato per favorire i possidenti, secondo una climax ascendente in funzione del reddito e della sostanza detenuti. I puristi diranno che i calcoli che andiamo a proporre non saranno precisi. Forse è vero, ma rendono l’idea, più che verosimile, di questa triste realtà.
Partiamo dunque dalla sostanza (patrimonio) personale Mastrolia che, come abbiamo detto, secondo la RSI ammonterebbe a 700 milioni di franchi (dato confermato da altre stime apparse in questi giorni su diversi organi di stampa).
Supponiamo per Mastrolia un reddito annuo lordo imponibile di 2 milioni di franchi e che sia coniugato. Se Mastrolia fosse un cittadino comune, dovrebbe pagare a livello cantonale un’imposta base sul reddito di 284’916 franchi alla quale si aggiunge quella sulla sostanza di 1’750’00 franchi, per un totale di 2’0340’916 franchi. Si deve poi aggiungere quella comunale: 165’251 franchi d’imposta sul reddito, 1’015’000 franchi d’imposta sulla sostanza. Chiudiamo con l’imposta federale diretta: 230’000 franchi. Quindi, se il nostro imprenditore fosse un cittadino normale, non un privilegiato, dovrebbe pagare in totale 3’445’167 franchi d’imposte. Per sua stessa ammissione, Mastrolia ne paga invece circa 400’000 franchi, per lui già “tantissime”…  
Potete provare a dimezzare i valori del reddito e della sostanza, la situazione di fondo non muterebbe di molto: Mastrolia dovrebbe pagare complessivamente 1’713’431 franchi, ossia 4,3 volte di più di quanto paga realmente…
Vediamo invece quanto pagano due coniugi che vivono a Paradiso con un salario imponibile di 100’000 franchi e una sostanza di 300’000 franchi. In totale versano 12’984 franchi d’imposte che corrispondono al 3,25% di quanto dichiarato (reddito + sostanza), contro lo 0,06% dell’imprenditore Mastrolia. E se pagasse il giusto, la percentuale sarebbe dello 0,49%.
Ma non dimentichiamoci che Mastrolia può contare su un patrimonio di 700 milioni di franchi, mentre la coppia di Paradiso su uno di 300’000 franchi… La verità è concreta. Questo è un cantone dove fiscalmente i ricchi godono di una posizione scandalosamente privilegiata. Non è un processo naturale ma una scelta politica meditata e applicata.
I Mastrolia in Ticino sono molti (coloro che possono contare su un patrimonio netto superiore ai 5 milioni erano 359 nel 2003, oggi sono 2’383 !). Un semplice aggiustamento della loro imposizione fiscale, un trattamento “equo” e uguale a quello di tutti gli altri cittadini permetterebbe di trovare i soldi necessari a finanziare molte cose, come, ad esempio, il contenimento dei premi di cassa malati al massimo al 10% del reddito famigliare.
Ricordiamocelo anche in occasione della votazione del prossimo 28 settembre.

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