Le elezioni più recenti nei paesi occidentali (in Norvegia e Germania) hanno prodotto risultati preoccupanti che confermano l’ascesa delle forze razziste di estrema destra. Ciò rafforza la caratterizzazione dell’epoca in cui viviamo come paragonabile all’era fascista del periodo tra le due guerre del secolo scorso, ma in una nuova versione che, tra le altre novità, rivendica il rispetto della forma di governo democratica. Da qui l’etichettatura di queste forze come neofasciste (vedi “L’era del neofascismo e le sue peculiarità”, 4 febbraio 2025).
Una delle caratteristiche più preoccupanti dell’attuale era neofascista è che include, oltre ai paesi dell’Europa continentale, i due paesi occidentali che hanno affrontato l’asse fascista nel secolo scorso in alleanza con l’Unione Sovietica: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Mentre la trasformazione neofascista del regime statunitense, sotto l’egida di Donald Trump e dei suoi compari, diventa ogni giorno più evidente, sabato scorso Londra ha assistito al più grande raduno organizzato dall’estrema destra nella storia britannica. Ciò è avvenuto sullo sfondo di sondaggi d’opinione che indicano che l’estrema destra, guidata da Nigel Farage, è in testa sia al partito laburista che a quello conservatore.
Non è un caso, tuttavia, che i rappresentanti del “centro” politico di entrambi i Paesi, Joe Biden negli Stati Uniti e Keir Starmer in Gran Bretagna, si siano distinti per il loro sostegno alla guerra genocida israeliana nella Striscia di Gaza. L’attuale governo di Benjamin Netanyahu, che ha voluto questa guerra genocida e ha ricevuto a lungo il sostegno incondizionato di entrambi, è il governo di estrema destra più radicale nella storia dello Stato sionista. Anzi, è il governo di estrema destra più radicale del mondo odierno, unendo il partito neofascista Likud con partiti ancora più radicali, in particolare i gruppi neonazisti di Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, che invocano apertamente un governo autoritario e la pulizia etnica. Il sostegno dei governi occidentali alla guerra genocida sionista a Gaza faceva parte di una graduale normalizzazione dell’estrema destra da parte dei “centristi”. Preceduto dall’adozione da parte di quest’ultimo delle posizioni del primo sull’immigrazione, che ha portato all’accettazione del razzismo di estrema destra come ideologia legittima. Il sostegno occidentale all’invasione israeliana di Gaza, in netto contrasto con la posizione degli stessi governi occidentali riguardo all’invasione russa dell’Ucraina, ha minato le ultime vestigia di credibilità delle potenze liberali occidentali in merito al rispetto del diritto internazionale e all’impegno per relazioni internazionali basate su regole. L’ultimo a evidenziare questa contraddizione è stato il Primo Ministro spagnolo, che si è spinto più lontano tra i governi occidentali nel suo cambiamento e nelle sue critiche al governo sionista, invocando il boicottaggio di Israele nelle competizioni internazionali, proprio come era stato boicottato il governo russo, al fine di evitare il dualismo che invalida tutte le norme.
Mentre il “centro” occidentale ha sostenuto il governo sionista di estrema destra, quest’ultimo non ha risposto a tono. Al contrario, Netanyahu e i suoi alleati hanno contribuito direttamente a rafforzare l’estrema destra occidentale a spese del “centro”. Questo non si è limitato al sostegno di Netanyahu alla campagna presidenziale di Trump a spese dei suoi rivali democratici, nonostante il sostegno incondizionato del loro presidente, Biden, alla sua guerra. Il governo israeliano ha anche legittimato l’estrema destra occidentale, cancellandone la storia, in cui l’antisemitismo era un pilastro ideologico fondamentale prima di essere sostituito dall’islamofobia. L’attuale alleanza tra lo Stato sionista e l’estrema destra occidentale si basa sull’ostilità verso l’Islam e i musulmani come fondamento ideologico comune.
Pertanto, Netanyahu e i suoi alleati hanno continuato i loro sforzi per rafforzare l’estrema destra occidentale. Un esempio è la cosiddetta Conferenza Internazionale sulla Lotta all’Antisemitismo, organizzata dal Ministero israeliano per gli Affari della Diaspora a Gerusalemme lo scorso marzo (vale la pena notare che lo stesso ministro, Amichai Chikli, ha elogiato la recente manifestazione di estrema destra britannica a Londra). La conferenza ha riunito le forze più importanti dell’estrema destra occidentale: non solo forze neofasciste come il Rassemblement National francese guidato da Marine Le Pen, ma anche correnti ancora più estreme come quelle rappresentate dalla nipote di Le Pen, che fino all’anno scorso ha co-diretto il partito Reconquest di Éric Zemmour (invitato a parlare alla manifestazione di estrema destra a Londra insieme a Elon Musk, il più noto neonazista dei nostri tempi).
Il vantaggio di Israele in questa alleanza internazionale di estrema destra è che queste forze si sono affermate come i più ardenti difensori dello Stato sionista in generale e del governo Netanyahu in particolare. Ciò è stato dimostrato dal modo in cui i loro leader, come il britannico Farage e la francese Le Pen, si sono affrettati a criticare i governi liberali occidentali che hanno annunciato la loro intenzione di riconoscere lo Stato di Palestina. Ciò ricorda il modo in cui Netanyahu si è affidato all’estrema destra statunitense, allineata con Donald Trump, per contrastare i tentativi molto timidi di Joe Biden di moderare le ambizioni espansionistiche del regime sionista e frenare la sua guerra genocida.
*Gilbert Achcar è professore emerito al SOAS, Università di Londra
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