La campagna contro l’iniziativa del PS, che vuole fissare al massimo al 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati, insiste — con il ministro Vitta in testa — sul presunto effetto catastrofico dell’accoglimento dell’iniziativa: un costo di 300 milioni, pari a un aumento del 20% delle imposte.
A questa propaganda va risposto con un dato semplice: basterebbe un modesto contributo fiscale di poche decine di ultra-milionari residenti in Ticino. Secondo Bilanz, una ventina di loro possiede fortune che sommate raggiungono i 35 miliardi di franchi. Meno dell’1% di aggravio fiscale su questi “centomilionari” e miliardari garantirebbe il finanziamento di questa riforma, permettendo a due terzi delle famiglie ticinesi di ridurre i premi al 10%: un sollievo di fronte a un peso sempre più insopportabile.
Ma chi sono questi super-ricchi che oggi, con l’attuale sistema iniquo, pagano lo stesso premio di cassa malati di un postino, un ferroviere, un pensionato, un panettiere, un meccanico, un impiegato?
Nel quadro della campagna a sostegno dell’iniziativa, presenteremo nei prossimi giorni – sul nostro sito e su instagram – alcuni “ritratti milionari”: brevi profili di questi privilegiati.
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Mattia Malacalza, tra siderurgia e finanza
La famiglia Malacalza, attiva nella zona di Genova, ha fatto fortuna sotto la condotta di Vittorio Malacalza, investendo e rivendendo nel campo industriale, per poi agire anche in quello bancario.
Vittorio Malacalza ha iniziato nel settore delle infrastrutture stradali – grazie all’eredità della società di costruzioni lasciata dal padre e dallo zio – per poi passare in quello della siderurgia, diventando socio del potente gruppo Duferco (acciaio) pilotato da Bruno Bolfo. Venduta questa quota, la famiglia Malacalza acquisisce la Trametal e poi la Spartan, imprese attive nella rilaminazione.
Nel 2008, la famiglia cede queste due importante imprese alla Metinvest, società dell’oligarca ucraino Rinat Achmetov, per una cifra di 1,2 miliardi di euro. Vittorio Malacalza spartisce la torta di questa operazione tra i figli Davide Malacalza e, appunto, Mattia Malacalza. Quest’ultimo, stabilitosi ormai dalla fine degli anni ’80 a Lugano, ottiene così un capitale stimato in 566 milioni di euro che oggi riposano nella sua holding luganese, la Luleo SA.
Un passaggio che fiscalmente è costato poco o nulla al neo-luganese, grazie alle agevolazioni fiscali della Svizzera nei confronti di queste operazioni di acquisizione societarie. In Ticino appare oggi in altre 4 società, attive anche nel commercio dell’acciaio (MAG Steel SA, Otto Invest & Finance SA, Simatrade SA e Trametal Engineering SA).
Ma Mattia Malacalza che può conare su un patrimonio stimato attorno ai 500 milioni di franchi, si diletta a Lugano anche in operazioni immobiliari acquistando, per esempio, un palazzo in via Nassa (e una villa a St. Moritz). Oltre a coltivare le proprie attività, Mattia Malacalza dirige gli interessi della società di famiglia convogliati nella Malacalza Investimenti, società con la quale sono dapprima entrati in Pirelli via GPI e in Camfin, per poi lanciarsi nel controllo della Banca Carige di Genova, operazione questa che ha generato perdite invece che profitti.
Nemmeno ai milionari tutte le ciambelle riescono con il buco!
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