Il 23 settembre il Tribunale supremo greco deve pronunciarsi sul ricorso del Ministero delle finanze sulla sentenza di un tribunale di prima istanza. Questa sentenza impone al Ministero di reintegrare le 440 lavoratrici licenziate. Il Ministero delle finanze sostiene che i licenziamenti sono stati fatti in funzione dell’ “interesse nazionale”.
(Ekatimerini, 17 settembre 2014).
La determinazione e la politicizzazione di queste lavoratrici delle pulizie sono divenute un punto di riferimento per molte lotte in Grecia. Abbiamo potuto constatare direttamente come queste lavoratrici interloquiscono con altri dipendenti di diversi settori pubblici. Un esempio. Di fronte a un autista di autobus che stava affrontando il tema dei licenziamenti nei trasporti pubblici e che si lamentava del comportamento dei vertici sindacali, la risposta delle lavoratrici del pulimento è stata: “Se non vi organizzate direttamente, al di là della discussione e di una qualche azione, l’apparato sindacale non si muoverà. Dovete agire con determinazione e subito, da un lato voi acquisterete il rispetto di tutti e, in secondo luogo, l’apparato sindacale, o almeno un suo settore, comincerà ad appoggiarvi”.
Una “lezione” che è stata il risultato di una lunga e dura battaglia e di un’esperienza di riflessione che può essere trasmessa in modo specifico e determinato. L’iniziativa di solidarietà internazionale convocata per il 23 settembre è importante per queste lavoratrici delle pulizie. Però va molto più in là. Per questo pubblichiamo l’appello.
Non ci piegheremo!
Siamo le 595 donne del Ministero delle finanze che hanno perso il posto di lavoro dal 17 settembre 2013. Il governo ci ha licenziato allo scopo di dare il nostro lavoro in subappalto per operare economie di bilancio. Il nostro salario mensile oscillava tra i 300 e i 600 euro al mese. Non siamo numeri, siamo esseri umani.
Dal 17 settembre siamo tutti i giorni in piazza, per reclamare il nostro lavoro, per rivendicare la nostra vita.
Il governo sta cercando con tutti i mezzi di reprimere la nostra giusta lotta. Le immagini di donne indifese di 50-60 anni, colpite dai reparti antisommossa (MAT), hanno fatto il giro del mondo. Alcune di noi sono state ricoverate in seguito alla barbara e ingiustificata aggressione poliziesca.
Scegliamo la dignità. Dieci mesi di lotta, dieci mesi interi di povertà e di problemi! Ma continuiamo a lottare. La nostra lotta prosegue. Affermiamo cose ovvie, il diritto e la vita.
Un’ondata di solidarietà si diffonde nella società. I lavoratori licenziati, i disoccupati, gli studenti, i pensionati e gli artisti esprimono il loro appoggio con tutti i mezzi.
La giustizia greca è stata d’accordo con noi e, tuttavia, il governo si rifiuta di rispettare ed eseguire le decisioni dei giudici. Venga a discutere con noi, perché abbiamo scelto di vivere in dignità.
La solidarietà è l’arma dei popoli.
Chiediamo a tutti di esprimere la propria solidarietà con la lotta che portiamo avanti per la vita e per la dignità. Vi chiediamo di firmare l’appello e di sostenere la raccolta di firme per obbligare il governo a eseguire la decisione del sistema giudiziario greco, senza costi per il bilancio.
Tutti insieme possiamo impedire questi comportamenti politici barbari!
Per firmare l’appello clicca qui