Certamente non abbiamo l’ambizione di venire eletti al governo, né mai parteciperemmo ad un governo di collaborazione con le forze borghesi. Ci si potrebbe allora chiedere come mai una lista per il Consiglio di Stato.
Per capirlo non bisogna fare un grande sforzo. Il governo cantonale esprime una politica che noi non condividiamo.
E lo fa quasi sempre, perlomeno sui dossier fondamentali e sui temi che ci hanno visti attivi in questi anni, in modo unanime. D’altronde che il governo lavori sostanzialmente d’accordo nella sua impostazione lo ha confermato, ancora di recente, il consigliere di Stato Manuele Bertoni parlando al congresso del suo partito. Non è vero, ha detto, che ci sono grosse divergenze in governo: il lavoro viene fatto in modo sostanzialmente concordato.
Ed allora, quali sono i punti – importanti – che hanno visto il governo unanime in questa legislatura e che ci vedono radicalmente in opposizione?
Prima di tutto la politica finanziaria. Pareggio della gestione corrente come obiettivo di legislatura (poi rimandato, ma comunque un obiettivo da perseguire, e non a caso è stata elaborata la relativa road map per illustrare questo cammino) e politica di contenimento del debito. Una politica che si è non solo manifestata in preventivi e consuntivi ispirati da questa linea; ma ha avuto un momento fondamentale nell’approvazione del freno alla spesa, principio sul quale tutti i partiti di governo sono stati e sono d’accordo (al di là delle divergenze di dettaglio sulla sua concretizzazione).
A questo orientamento di fondo si devono aggiungere tutta un’altra serie di posizioni che hanno il visto il governo unanime. Basti pensare, per non prendere che l’ultimo dei grandi dossier, al progetto di pianificazione ospedaliera: certo gestito da Beltraminelli, ma sul quale tutto il governo aveva espresso il suo parere favorevole.
O, ancora, al sostegno totale del governo al modo in cui è stato gestita la vicenda FoxTown: non ci risulta che qualcuno dei consiglieri di Stato abbia picchiato i pugni sul tavolo per dire che è intollerabile che ogni domenica si lavori in spregio della Legge sul Lavoro, che da due anni ormai sia bloccata la procedura amministrativa da parte dell’ispettorato del lavoro solo perché una sua conclusione metterebbe fine al lavoro domenicale.
E che dire poi delle diverse misure che in questi ultimi anni hanno alimentato la costruzione del frontalierato come capro espiatorio della crisi sociale nella quale viviamo, a cominciare dalla proposta di aumentare le imposte comunali?
Su tutti questi dossier il governo ha espresso una politica sostanzialmente concorde. Una politica che ci ha visti sistematicamente all’opposizione, che ci ha visti presentare proposte diverse, radicalmente diverse. Ed è quindi più che normale che questa nostra diversa visione si debba concretizzare nella presenza di una lista anche per il governo.