Pubblichiamo qui di seguito l’Interrogazione al Consiglio di Stato dei deputati Matteo Pronzini e Jacques Ducry concernente la vicenda BSI e i passati interessamenti di Banca Stato a questa Banca.
La vicenda di BSI ha parecchi risvolti e deve indurre ad una discussione politica, pubblica e urgente. Una discussione che ha implicazioni diverse.
I. Da un lato vi è la questione specifica di BSI e di come le pratiche di questa banca abbiano potuto svilupparsi sulla piazza finanziaria ticinese senza che coloro che hanno (o dovrebbero avere, o che millantano) una conoscenza del territorio e delle sue radici economiche, abbiano in qualche modo avuto percezione di quanto stava succedendo.
Ci pare francamente impossibile credere che chi è addentro “a le segrete cose” (responsabili bancari, membri del governo cantonale, autorità fiscali cantonali, responsabili dei partiti di governo) non abbiano avuto sentore di quanto succedeva.
Eppure, veniamo a sapere oggi – noi poveri mortali – che già alla fine del 2013 la FINMA (organismo più volte criticato – e da più parti – per la sua estrema moderazione nel perseguire atteggiamenti bancari non del tutto conformi alle disposizioni di legge) aveva “in maniera indubbia richiamato l’attenzione della banca sui gravi e molteplici rischi connessi a tali relazioni d’affari, ingiungendola a procedere a ulteriori accertamenti” (comunicato FINMA 24 maggio 2016), ipotizzando di fatto quel che è successo in questi giorni.
Alla luce di quanto sta succedendo, poniamo quindi al Consiglio di Stato le seguenti domande:
1. Il governo era a conoscenza (in modo diretto o indiretto) del serio e formale avvertimento che la FINMA aveva indirizzato ai dirigenti di BSI alla fine del 2013?
2. In caso affermativo, quali passi ha intrapreso presso i dirigenti di BSI e presso la FINMA per accertarsi delle possibili conseguenze che questa situazione avrebbe potuto avere non solo sulla banca, ma anche sulla immagine e le prospettive della piazza finanziaria ticinese e, di conseguenza, per l’intera economia cantonale?
3. In caso affermativo, non pensa il governo che, in simili circostanze, sarebbe estremamente importante che esso possa disporre di queste informazioni (da parte della FINMA così come da altri enti preposti al controllo di meccanismi economico-finanziari importanti)? E, in caso affermativo, quali passi pensa di intraprendere perché questo possa avvenire?
4. Non pensa il governo che sia necessario costituire “un gruppo di crisi” , in particolare per gestire l’emergenza di tipo occupazionale e sociale che questa crisi comporterà?
II. Ma la questione BSI solleva altri inquietanti e politicamente rilevanti interrogativi che mettono a nudo l’insipienza e la irresponsabilità della classe politica cantonale. Infatti non è possibile dimenticare che, solo cinque mesi orsono, la Banca dello Stato del cantone aveva pubblicamente lanciato e diretto una cordata attorno ad una offerta di acquisto di BSI.
Un’operazione per lo meno avventata, come purtroppo confermano gli avvenimenti di questi giorni, che mettono a nudo, come detto, l’approssimazione, l’ignoranza, la superficialità della classe politica cantonale. Senza voler ricorrere a lunghe e ridondanti citazioni che testimoniano di questo atteggiamento, ci limitiamo a riportare qui il sunto di tale atteggiamento così come appariva (15 gennaio 2016) su un portale informativo cantonale: “Christian Vitta conferma come il Consiglio di Stato sia stato avvisato dei passi intrapresi, e come ora sia solo uno spettatore interessato all’evolversi della vicenda. «È importante che per la BSI si trovi una soluzione con degli azionisti interessati a mantenere posti di lavoro, competenze e centro decisionali sul territorio cantonale. I futuri proprietari devono sapere che il Ticino guarda con occhio particolare a questi aspetti. Con BancaStato si arriverebbe a una soluzione ottimale. Si tratta infatti di un operatore locale, che conosciamo bene e che avrebbe interesse a mantenere il legame della BSI col territorio», ha aggiunto. Gabriele Pinoja, presidente della commissione parlamentare che vigila sul mandato sull’istituto parapubblico, lamenta di non essere stato avvisato. Ritiene comunque che l’acquisizione di BSI sarebbe un grosso investimento, e che le domande a cui rispondere siano parecchie.«Sarebbe la soluzione migliore affinché la sede, i centri decisionali e gli impieghi della BSI, e parliamo di un migliaio di posti di lavoro, rimangano in Ticino, con tutto ciò che ne consegue anche a livello fiscale», ha commentato il coordinatore della Lega dei Ticinesi Attilio Bignasca, ricordando come suo fratello Giuliano ai tempi avesse già ventilato questa ipotesi. «La BSI è un istituto nato e cresciuto in Ticino e con una storia. Dal canto suo, BancaStato è una banca sana. È quindi giusto che si approfondisca questa possibilità. Tanto più se ciò permetterebbe di mantenere posti di lavoro in Ticino», concorda Rocco Cattaneo, presidente del PLR. Sul fronte PPD, contento il capogruppo in Gran Consiglio Fiorenzo Dadò, poiché l’operazione permetterebbe di far tornare in Ticino il centro decisionale della BSI e probabilmente di salvare dei posti di lavoro. «L’operazione in sé presenta aspetti senz’altro condivisibili, a cominciare dal ritorno in mani ticinesi della BSI. Questo significherebbe fra l’altro avere nella nostra piazza finanziaria i centri decisionali di un istituto di credito importante, come la Banca della Svizzera italiana», gli fa eco il presidente ad interim del PS Carlo Lepori.”
Solo l’MPS, tra le forze politiche, espresse tutte le sue perplessità e contrarietà nei confronti dell’offerta avanzata dalla cordata diretta da BancaStato.
Non crediamo siano necessari ulteriori commenti. Non sfugge comunque a nessuno il fatto che, se per delirio di ipotesi quella offerta fosse stata accettata, BancaStato e il Cantone si troverebbero oggi ad affrontare una situazione assai difficile, densa di implicazioni inimmaginabili.
Eppure in quella occasione questi stessi rappresentanti dei partiti non vollero assolutamente discutere di questa proposta e delle sue implicazioni. Di fatti i sottoscritti, assieme ad altri, chiesero, ed ottennero, che la discussione sui conti di BancaStato, prevista nella seduta successiva del Gran Consiglio, fosse sottoposta al dibattito organizzato al posto del previsto dibattito scritto.
Ma, escluso l’intervento di uno dei sottoscritti di questa interrogazione (Matteo Pronzini) tutti gli altri si guardarono bene dal tematizzare la questione, sia per quel che riguardava ruolo e condizioni di BSI (malgrado alcune voci già circolassero), sia, soprattutto, sulla iniziativa di BancaStato che, al di là di tutto, avrebbe modificato, in caso di successo dell’offerta, la natura di BancaStato.
Tutto questo senza che né il Gran Consiglio, né eventualmente la popolazione, attraverso un referendum, avessero potuto esprimere il proprio punto di vista su una banca che dispone e amministra un capitale “pubblico”.
Gli sviluppi della vicenda BSI pongono in una luce ancor più sinistra quella vicenda (recentissima come abbiamo ricordato) e suscitano moltissimi interrogativi di carattere politico. Eccone alcuni:
1. Non ritiene il Consiglio di Stato di essere stato perlomeno superficiale nell’abbracciare senza approfondimenti e ulteriori riflessioni la proposta di acquisto di BSI da parte di BancaStato?
2. Non ritiene il Consiglio di Stato che tale situazione ponga problemi di fondo quanto ai meccanismi decisionali delle aziende la cui proprietà è detenuta dal Cantone (BancaStato, AET), in particolare in occasione di scelte che, seppur di carattere puramente finanziario, hanno (o possono avere) ripercussioni di fondo sulla natura “pubblica” di queste aziende e sulla loro strategia a medio e lungo termine?
3. Non ritiene il Consiglio di Stato che su tali questioni sia necessario riaprire una discussione politica, in particolare sui meccanismi di decisione e di controllo sulle scelte strategiche delle aziende pubbliche?
4. Non ritiene il Consiglio di Stato che la proposta di BancaStatofosse, alla luce dei fatti emersi, di fatto irresponsabile, segno di una scarsa conoscenza del mercato bancario cantonale, dei suoi attori, della loro situazione e delle loro pratiche, in particolare se con uno di questi attorni si vorrebbe celebrare un “matrimonio” finanziario?
5. Non ritiene il Consiglio di Stato che su questa vicenda sia necessaria una discussione parlamentare che permetta di mettere a fuoco le responsabilità che incombono sui dirigenti di BancaStato per i pericoli che simili atteggiamenti e proposte avrebbero potuto far correre al Cantone?
Matteo Pronzini
Jacques Ducry
Bellinzona, 25 maggio 2016