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aaaaaastudentloandebtLa proposta di estendere la possibilità di concedere sotto forma di prestiti di studio un terzo della borsa di studio anche per il Bachelor ha raccolto, giustamente, l’opposizione di Manuele Bertoli che l’ha definita un proposta “classista”.

Nelle scorse settimane ci siamo permessi (con un articolo su La Regione) di attirare l’attenzione di Bertoli sul fatto che tale proposta, tuttavia, è venuta proprio da lui (seppur limitata agli studi di Master), trovando posto nella Legge sull’aiuto agli studi votata dal Parlamento nel febbraio 2015 con voto quasi unanime, se si eccettua il deputato MPS Matteo Pronzini.
Non era difficile prevedere quello che oggi sta succedendo. Al momento della presentazione della legge, nell’articolo di Solidarietà riportato qui sopra, scrivevamo: “Inoltre, come ormai sappiamo, questi attacchi parziali ai diritti sono destinati ad estendersi fino alla loro negazione totale, alla loro abolizione, insomma. Non è infatti escluso che l’inserimento di tale principio legato ai Master, sarà poi usato per estendere questa misura anche ai Bachelor. Per questi signori, indipendentemente dal partito di governo a cui appartengono, ci sono sempre margini di miglioramento…”.
A Manuele Bertoli devono essere proprio girate le scatole a giudicare dal modo piccato e sfuggente con il quale ha risposto (sempre su La Regione) alle nostre riflessioni sulle borse di studio, accusandoci di non aver evocato i suoi trascorsi parlamentari nei quali egli si era tanto impegnato per le borse di studio.
Meglio avrebbe fatto, con un po’ di modestia e di umiltà, a riconoscere che quella proposta è stata un errore che facilità l’offensiva della destra sul tema.
Certo, ora si potrà lanciare il referendum contro questa proposta (e saremo tra i primi della partita); ma, di fronte a qualcosa che già esiste e che ha avuto l’avallo della quasi totalità del Parlamento, la partita, contrariamente a quanto pensano Bertoli e i suoi, non sarà per nulla in discesa.
Non sappiamo con quale obiettivo Bertoli abbia allora proposto tale misura nell’ambito della nuova legge sull’aiuto agli studi. Speriamo solo che non sia stato nella logica, che ormai si è radicata da tempo all’interno della sinistra social-liberale, secondo la quale, di fronte ad un attacco della destra, la resistenza non può essere radicale, ma bisogna, alla fine, accontentarsi ed accettare, realisticamente, il “male minore” È questa la logica che spesso ispira l'”opposizione” alla politica della destra. Ma, come abbiamo visto in questo caso, il male minore apre quasi sempre la strada al peggio.
Lo abbiamo visto in moltissimi casi. Basterebbe qui evocare, ad esempio, la questione della cassa pensione per i dipendenti del cantone. Per anni il movimento sindacale ha accettato, di fatto senza reagire, progressivi peggioramenti con la giustificazione, ogni volta, di aver “salvato l’essenziale” cioè il sistema con il primato della prestazioni. E poi, alla fine e senza colpo ferire, è arrivata tre anni fa la “mazzata” finale, con il passaggio al sistema del primato dei contributi.
Questa vicenda delle borse di studio è figlia di questa assurda strategia sulla quale ci parrebbe utile che iniziasse una seria e approfondita riflessione politica.