di Giuseppe Sergi
Claudio Buletti (ex-municipale di Giubiasco e padre di Giacomo che, come tutti sanno anche se nessuno lo dice, abita regolarmente a Cugnasco pur sedendo in consiglio comunale per la lista PS – cosa che per noi va bene: siamo internazionalisti e se i socialisti di Bellinzona vogliono farsi rappresentare da uno di Cugnasco per noi non è un problema) e Giampiero Storelli (che accoppiata!) sono sicuri, così avrebbero detto al Corriere del Ticino, che Matteo Pronzini (per conto dell’MPS) pagherebbe 80 cts a firma raccolta per il referendum sul regolamento comunale di Bellinzona.
Naturalmente questo nuovo tentativo di gettare fango sull’MPS fa parte dello stato confusionale nel quale si trovano i social-liberali e tutti coloro che, a titolo diverso, ne condividono la strategia. Questa cicca lanciata da Buletti è stata raccolta in un primo momento persino dal Corriere del Ticino che ha dovuto poi fare marcia indietro e riconoscere che altro non sono che calunnie, prive di qualsiasi fondamento.
Tutto sommato, tuttavia, siamo per finire contenti che sia stato sollevato questo tema che noi, diciamo così, un po’ per stupida carità di patria non avevamo mai voluto apertamente sollevare. Ma non certo per quanto dice e pensa Buletti, ma esattamente per ragioni opposte. Affermiamo infatti, con decisione, che l’unica forza politica che non ricorre e non ha mai ricorso alla raccolta di firme a pagamento è proprio l’MPS (ci riferiamo alle forze politiche più note, che promuovono regolarmente iniziative o referendum). Lo fa invece, da tempo e regolarmente, la destra con alcuni dei suoi rappresentanti più attivi come Siccardi.
Ma lo fanno, ed è questo il tema che andrebbe discusso e che spinti da Buletti ormai ci pare giusto lanciare, ormai sistematicamente anche il PS e il movimento sindacale. È noto che l’Unione Sindacale Svizzera (capeggiata dal consigliere agli Stati PSS Rechsteiner) ricorra a questo strumento; lo stesso fa il sindacato VPOD (anche questo capeggiato da esponenti PSS), sia a livello nazionale che a livello cantonale. Pare (il condizionale e d’obbligo) che vi abbiano ricorso anche alcune sezioni cantonali del PS. Quel che è certo, invece, è che in occasione di diversi referendum e iniziative nazionali, il PSS abbia potuto contare sul contributo fondamentale alla riuscita di referendum e iniziative (social-sindacali) proveniente da raccoglitori pagati dai sindacati. Lo stesso possiamo affermare a livello cantonale, dove la VPOD, diretta dal deputato PS Raoul Ghisletta, da tempo non disdegna tale pratica.
Queste pratiche noi le abbiamo, dentro e fuori il sindacato, dentro e fuori la sinistra, denunciate in modo chiaro proprio perché non fanno parte della nostra cultura, né, riteniamo, di una vera cultura politica democratica e di sinistra. Abbiamo anche combattuto, e continuiamo a farlo, il legame del danaro pubblico con i partiti politici (a più riprese abbiamo chiesto, sia a livello cantonale che comunale, l’abolizione di finanziamenti e indennità pubbliche ai partiti), che dappertutto ha aperto e apre la via alla corruzione politica (e non permette certo ai partiti “più poveri” di combattere ad armi pari con i partiti “dei ricchi”, Italia docet: il partito che ha rifiutato il finanziamento pubblico dei partiti rischia di vincere le elezioni!).
Ironia della sorte. Proprio durante una discussione ad una recente bancarella di raccolta firma per questo referendum abbiamo “litigato” con una persona da decenni attiva in battaglia democratiche e referendarie a Bellinzona (e che per questo stimiamo). Ci rimproverava di “operazione poco ecologica” e di “regalare soldi alla Posta” per via della nostra decisione di far pervenire a tutti i fuochi il formulario di referendum. Sosteneva inoltre che avremmo potuto spendere meglio questi soldi pagando qualcuno che raccogliesse firme, visto che ormai “lo fanno tutti”. Inutile dire che, con cortesia, abbiamo rifiutato simile prospettiva.
Per il resto Buletti e Storelli, così come tutti gli altri che lo vogliano, sono pregati di dimostrare quanto hanno affermato. Siamo generosissimi: non devono presentarci prove scritte (ricevute di danaro, copie di firme, etc.) che avremmo consegnato ai presunti raccoglitori di firme per conto nostro in questo referendum di Bellinzona; basta che indichino a chi l’MPS, Pronzini o altri, si sarebbe rivolto, in che occasione, quante firme abbiano chiesto e quante e quando ci sarebbero state consegnate: tutti dati, se esistenti, facilmente raccoglibili e verificabili. Andiamo ancora più in là: Buletti e Storelli possono ampliare la loro ricerca, magari per mostrare che è una nostra consumata abitudine, ad altri referendum o iniziative che abbiamo promosso negli ultimi anni (e ve ne sono). Insomma ci portino anche una sola persona che può, credibilmente, affermare che lo abbiamo pagato per raccogliere firme per conto dell’MPS (Pronzini, Sergi, etc.)
Se non possono farlo, e non possono, basteranno due righe pubbliche di scusa. Con l’impegno da parte loro a discutere nel loro partito (e nei sindacati che lo sorreggono con i soldi degli associati) di una questione etica ormai ineludibile. E che, ci spiace per loro, nemmeno sfiora l’MPS.