“La schiacciante vittoria dei laburisti guidati da Keir Starmer alle elezioni parlamentari britanniche del 4 luglio è la prova che, per vincere, la sinistra deve rifocalizzarsi“. È questo il messaggio che il “centro-sinistra” di tutti gli schieramenti si appresta a lanciare commentando quella che è stata presentata come una vittoria schiacciante dei laburisti. Tuttavia, nonostante il fatto che i laburisti abbiano conquistato 412 seggi, 86 seggi in più rispetto alla maggioranza semplice del Parlamento britannico, tali affermazioni sono solo un prevedibile sofisma (1).
In realtà, la vittoria del Partito Laburista è dovuta esclusivamente alla distorsione prodotta da un sistema elettorale (il cosiddetto “first-past-the-post“) ancora più antidemocratico di quello a doppio turno vigente in Francia; un sistema che fa sì che, con meno del 30% dei voti, il Rassemblement National di estrema destra guidato dal tandem Le Pen-Bardella possa sperare di governare la Francia contro una maggioranza dell’elettorato che lo rifiuta. Il sistema di voto in vigore nel Regno Unito è talmente distorsivo che i laburisti hanno ottenuto il 63% dei seggi in parlamento con poco più di un terzo dei voti espressi, con un effetto di amplificazione quasi doppio. In termini di voti, i laburisti hanno ottenuto 9,7 milioni, un risultato significativamente inferiore rispetto alle due precedenti elezioni – 12,9 milioni nel 2017 e 10,3 milioni nel 2019, quando il partito aveva subito una debacle elettorale contro i Conservatori guidati dal demagogo Boris Johnson.
Non solo l’ultra-centrismo di Starmer, ancora più a destra della “Terza Via” di Tony Blair, non è riuscito a entusiasmare le masse, ma ha mobilitato un elettorato più ridotto rispetto a quello che aveva votato per il Labour guidato da Jeremy Corbyn e dalla sua squadra, la leadership più di sinistra nella storia del partito. È con quella leadership di sinistra che i laburisti hanno ottenuto il 40% dei voti nel 2017, prima di scendere al 32% nel 2019 – ottenendo comunque più voti di quelli ottenuti dai laburisti lo scorso 4 luglio (la percentuale di voti leggermente più alta ora rispetto al 2019 è dovuta alla minore affluenza alle urne, tra l’altro non estranea alla mancanza di entusiasmo per la leadership di Starmer).
Il risultato più basso del 2019 è stato attribuito al linciaggio mediatico di Corbyn, in particolare con l’accusa di antisemitismo. Starmer si è fatto un nome come uno dei grandi critici laburisti dell'”antisemitismo”, sfruttando questo tema per sbarazzarsi della sinistra del partito, compreso lo stesso Corbyn, attuando una grande epurazione autoritaria. Tutto ciò in realtà, non solo gli ha portato meno voti del suo predecessore nel 2019, che, tra l’altro, è riuscito a farsi rieleggere nel suo collegio elettorale contro il candidato ufficiale del Labour, che ha battuto con più di 7.000 voti, lasciando gli altri partiti molto indietro.
Inoltre, l’ignominioso atteggiamento di Starmer a favore di Israele sulla scia degli attentati del 7 ottobre ha fatto sì che il Labour perdesse il 10% dei suoi voti in circoscrizioni con più del 10% di persone che si identificano come musulmane. Quattro candidati indipendenti, presentati dai media britannici come “pro-Gaza”, sono stati eletti in circoscrizioni considerate laburiste, e uno di loro ha battuto un fedelissimo di Starmer al quale avrebbe dovuto essere attribuito un incarico ministeriale. Diversi altri candidati laburisti sono stati eletti per il rotto della cuffia a causa di perdite di voti dovuti allo stesso motivo. D’altro canto, i Verdi, la cui piattaforma è molto più a sinistra dei laburisti, hanno migliorato notevolmente il loro punteggio, conquistando quattro seggi contro uno solo finora.
In realtà, il Labour deve gran parte della sua “onda anomala” al fatto che l’estrema destra, rappresentata da Farage, ha fatto breccia attirando la frangia più a destra dell’elettorato conservatore. C’è da temere che Starmer, con le sue politiche di destra e il suo desiderio di fare di tutto per compiacere le grandi imprese, finisca per aiutare Farage e il suo Reform UK, proprio come Macron ha aiutato Le Pen e Bardella.
*Gilbert Achcar è professore alla SOAS (School of Oriental and African Studies), Università di Londra. Questo commento è apparso sul blog dell’autore.
1.Un sofisma è un ragionamento formalmente logica, ma sostanzialmente sbagliato.