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Netanyahu è diventato il beniamino dell’estrema destra globale, non solo come modello di comportamento, ma anche grazie ai suoi assidui sforzi per scagionare i suoi amici in tutto il mondo dall’accusa di antisemitismo e rivolgerla a coloro che lui e i suoi compari odiano…

Gli Arabi sono abituati a essere accusati di antisemitismo ogni volta che i sionisti e i loro sostenitori non sono in grado di confutare le loro critiche alla realtà dello Stato di Israele e al suo oppressivo comportamento coloniale. Non a caso le persone che, pur essendo di origine ebraica, muovono critiche al sionismo, sono a loro volta abituate a subire lo stesso vilipendio, con una maggiore severità in quanto i sionisti li considerano “traditori” o li accusano di “odio verso sé stessi” secondo la logica razzista secondo cui ogni ebreo dovrebbe essere sionista (la stessa logica che prevale tra coloro la cui ostilità al sionismo funge da sottile velo per una posizione razzista ostile agli ebrei in quanto tali).

La novità degli ultimi anni è l’allargamento dell’ambito delle persone accusate di antisemitismo a un’ampia gamma di critici di sinistra dello Stato di Israele, la cui posizione critica ha una lunga storia politica e che, durante decenni di critiche ai governi israeliani per le loro pratiche coloniali razziste nei confronti dei palestinesi, erano convinti di condividere questa posizione con gli ebrei israeliani di sinistra. Questo spostamento ha accompagnato una crescente deriva della scena politica globale verso la destra e l’estrema destra, spinta e stimolata da quest’ultima.

Benjamin Netanyahu è stato un pioniere. Il Primo Ministro sionista è, a più di un senso, un pioniere dell’estrema destra globale. In particolare, ha svolto questo ruolo dopo il suo ritorno al potere nel 2009 e la sua longevità al governo, stabilendo il record per il più lungo mandato di un primo ministro dello Stato di Israele: ha ricoperto la carica per più di dodici anni fino al 2021, prima di tornare a occuparla dalla fine del 2022. In questi anni, Netanyahu è stato un modello per l’estrema destra mondiale per il suo vergognoso opportunismo, per la sua capacità di mentire spudoratamente, per l’uso spregiudicato dei più vili metodi politici contro i suoi avversari israeliani e per la sua capacità senza precedenti di superare tutti nella scomunica sionista degli oppositori, trasformandola nella sua arma ideologica preferita.

Netanyahu è diventato il beniamino dell’estrema destra globale, non solo come modello di comportamento, ma anche grazie ai suoi assidui sforzi per scagionare i suoi compagni in tutto il mondo dall’accusa di antisemitismo e addossarlo a coloro che odiano. Ciò si è inserito nella coincidenza tra l’ascesa dell’estrema destra a livello mondiale e l’aumento dell’islamofobia, come risultato della combinazione tra l’ostilità razzista verso gli immigrati provenienti dai Paesi a maggioranza musulmana e l’ideologia della “guerra al terrore”, stimolata dagli attacchi criminali compiuti da Al-Qaeda e Daech nel Nord del mondo.

Nel suo tentativo di scagionare le fonti dell’antisemitismo tradizionale dell’estrema destra dall’accusa di antisemitismo per scaricare la stessa accusa su tutti i critici del sionismo, Netanyahu si è spinto fino a tentare di assolvere parzialmente lo stesso Adolf Hitler dalla responsabilità di aver perpetrato il genocidio degli ebrei europei, attribuendo tale responsabilità ad Amin al-Husseini (1) in un modo che ha provocato proteste e denunce da parte di tutti gli storici della Shoah. L’intento di Netanyahu non era solo quello di amplificare l’ostilità razzista nei confronti di arabi e musulmani attraverso la figura di al-Husseini, argomento prediletto della propaganda sionista da oltre ottant’anni a causa del danno che egli arrecò alla causa palestinese collaborando con la Germania nazista e l’Italia fascista durante la Seconda guerra mondiale. L’intenzione del primo ministro israeliano era anche quella di scagionare l’estrema destra europea antisemita attraverso la figura di Hitler.

Netanyahu è così diventato il pretesto preferito dai leader dell’estrema destra globale per nascondere il proprio antisemitismo, anche quando è palese. Da Viktor Orban, il primo ministro ungherese il cui odio per gli ebrei non è un segreto, a Donald Trump, che ritiene che sia dovere degli ebrei americani essere incondizionatamente fedeli allo Stato di Israele e al suo governo, a Vladimir Putin, altro modello dell’estrema destra globale, e Marine Le Pen, che si sforza di nascondere l’antisemitismo storicamente insito nel movimento che guida, diverse figure dell’estrema destra globale sono diventati i migliori amici di Netanyahu e del suo governo sionista di estrema destra, a loro assai simile. Hanno superato tutti in termini di sostegno dimostrato loro, trovando così un modo assai a buon mercato per mascherare il loro antisemitismo passato e presente, grazie anche al fatto che il numero degli ebrei europei è diventato molto limitato dopo il genocidio nazista, mentre gli immigrati dal Sud del mondo sono diventati il nuovo capro espiatorio preferito dell’estrema destra del Nord.

Un esempio rivelatore è stato l’annuncio di Amichai Chikli, ministro di Netanyahu e membro del suo partito Likud, che l’intero governo israeliano si è rallegrato per la vittoria del partito della Le Pen al primo turno delle elezioni parlamentari francesi di domenica scorsa (30 giugno N.d.T.). Chikli ha un incarico ministeriale specializzato in “affari della diaspora e lotta all’antisemitismo”! La cosa peggiore è che i partiti politici di “centro” hanno scelto di sfruttare l’accusa di antisemitismo utilizzandoli a favore della destra nella loro lotta contro gli avversari di sinistra, come nell’odiosa campagna condotta in Gran Bretagna dalla destra conservatrice e dall’ala destra del partito laburista (“centrista”) per eliminare politicamente Jeremy Corbyn, e nell’analoga campagna condotta contro Jean-Luc Mélenchon in Francia dal “centro-destra” rappresentato dall’attuale presidente Macron, e dall’ala destra della sinistra, il cosiddetto “centro-sinistra”.

Partecipando a queste campagne diffamatorie senza nemmeno dirigere il loro fuoco contemporaneamente contro l’estrema destra e denunciando la sua ipocrisia sul tema dell’antisemitismo, le forze “centriste” hanno contribuito a coprire l’estrema destra e a dare credibilità alla sua pretesa di non avere mai avuto nulla a che fare con l’antisemitismo, privilegiando questa considerazione rispetto alla condanna del razzismo anti-nero e anti-musulmano e della xenofobia in generale, che l’estrema destra non pretende affatto di aver superato, ma di cui anzi va fiera, utilizzandoli come argomento ideologico centrale della sua attività. È così che lo spettro politico “centrista”, da destra a sinistra, ha finito per partecipare alle manifestazioni contro l’antisemitismo insieme all’estrema destra antisemita, come è successo in Francia dopo l’operazione di Hamas nella Striscia di Gaza.

In conclusione, fare dell’accusa di antisemitismo un male assoluto fino a sminuire tutti gli altri aspetti del razzismo e accettare che “gli ebrei” siano rappresentati da un governo sionista guidato da un partito di origine fascista e che coinvolge ministri “neonazisti” e fondamentalisti religiosi ebrei, Un governo che ha avvicinato lo “Stato ebraico” alla “gestione della barbarie” secondo il modello incarnato dallo “Stato islamico”; ebbene, questo comportamento delle forze “centriste” ha contribuito e continua a contribuire notevolmente al rafforzamento dell’estrema destra globale, così come la sua emulazione in altri ambiti, in particolare l’ostilità razzista verso gli immigrati.

*Traduzione della rubrica settimanale curata dall’autore (professore al SOAS, Università di Londra) sul quotidiano londinese in lingua araba Al-Quds al-Arabi. Questo articolo è apparso online il 2 luglio e nell’edizione cartacea il 3 luglio.

1. “Gran Mufti di Gerusalemme (1897-1974), fu uno dei principali leader nazionalisti arabi radicali degli anni trenta, indicato anche come un precursore del fondamentalismo islamico, malgrado i suoi lavori non abbiano mai inteso coinvolgere aspetti regolati dalla teologia islamica. Noto per il suo forte antisemitismo e avverso ad ogni forma di ebraismo in Palestina, al-Ḥusaynī combatté contro l’instaurazione di uno Stato ebraico nel territorio mandatario britannico in Palestina e sostenne la creazione di uno Stato arabo in sua vece. A tal fine, al-Ḥusaynī non esitò a cercare il sostegno della Germania nazista e dell’Italia fascista, collaborando in seguito attivamente con la prima durante la seconda guerra mondiale”. (da Wikipedia N.d.T.)