Lo scorso 20 agosto abbiamo pubblicato sul CdT un’opinione sulla politica condotta dalla città di Bellinzona (cfr. Bellinzona e le sue scelte strategiche. È vera gloria? * MPS – Movimento per il socialismo (mps-ti.ch)). A questo nostro intervento ha risposto Ivano Dandrea, CEO del gruppo Multi ed esponente del PPD-Il Centro (Corriere del Ticino (cdt.ch)).
Un’occasione per approfondire il dibattito; per questo abbiamo preparato una replica inviata al Corriere. La direzione del Corriere pensa che dibattere possa far male; e così ci ha fatto sapere che riteneva chiuso il dibattito, rifiutando di pubblicare la nostra replica ed una eventuale duplica di Dandrea. Una vicenda che illustra bene l’essenza del Corriere di Pelli.
Non ci resta che pubblicare qui l’articolo che avevamo preparato. (Red)
Ivano Dandrea, commentando un nostro precedente intervento (CdT 22.8.2024), si definisce un “osservatore economico”. In realtà il suo è un esempio perfetto di intervento politico, pieno di richiami retorici astratti buoni per tutte le stagioni, ma privo di riscontri oggettivi. Simile a quello che potrebbe fare in consiglio comunale un capogruppo PPD-Il Centro in sede di bilanci consuntivi; un sostegno, come sempre nel caso di questo partito negli ultimi anni, sostanzialmente gregario alla conduzione social-liberale della città.
Abbiamo illustrato l’impotenza della città rispetto ai ritardi nella realizzazione di progetti cosiddetti strategici per la città sostenendo che la città ha poco o nulla da dire perché, in sostanza, sono gli altri ad avere suscitato questi progetti e, quindi, a decidere.
Agli esempi che abbiamo fatto potremmo aggiungerne altri a tutti noti. Pensiamo, ad esempio, alla progettazione del centro intergenerazionale della cultura e delle associazioni, iniziativa sorta grazie all’annuncio della Confederazione di voler cedere alla città l’ex ospedale di Ravecchia. Anni di discussioni, commissioni, documenti e il coinvolgimento di parecchie persone entusiaste. Ebbene, è bastata la marcia indietro della Confederazione per annichilire il progetto. Sparita la disponibilità del luogo, sparito il progetto. Illuminante e desolante!
Ora, un’analisi oggettiva mostra inequivocabilmente che:
a) Bellinzona ha rafforzato la sua immagine di città “terziaria”: l’aumento dell’occupazione è avvenuto nel settore terziario, in particolare grazie, ancora una volta, all’amministrazione cantonale e alla stessa città. Proprio il contrario di quello che il nostro critico vorrebbe: “riuscire a toglierci quell’ormai obsoleta immagine di una Bellinzona dell’amministrazione pubblica e delle regie federali (foriera per decenni di molti posti pubblici ma modello ora messo in crisi dalle difficoltà finanziarie del Cantone)”.
b) Bellinzona ha sostenuto (con decine di milioni) il settore secondario (scienze della vita, biotecnologie, Nuove Officine, etc.), ma questo settore ha fatto segnare una chiara diminuzione degli addetti. Prendiamo il settore delle scienze della vita: decine di milioni per un settore che, complessivamente, offre 302 posti di lavoro, veramente poca cosa rispetto agli oltre 28’000 addetti che operano sul territorio cittadino. E non nemmeno stata ripagata in termini fiscali. In questo settore abbiamo aziende che macinano profitti – valga per tutte il caso della Humabs Biomed (controllata dalla multinazionale americana Vir Biotechnology), ma sulle cui ricadute fiscali non vi sono dati significativi e confermati (prova ne sia che la città non prevede aumento del gettito delle persone giuridiche). In sostanza, il presunto rapporto investimenti-ricadute occupazionali e fiscali è tutt’altro che dimostrato.
c) Un miliardo, ci avviciniamo a questa somma ormai – e non ci sono ancora costi definitivi sulla bonifica del sito delle attuali Officine, per 360 posti di lavoro con le Nuove Officine. Oggi i posti di lavoro offerti dalle strutture che confluiranno a Castione sono 510. Quasi un miliardo per il 30% in meno di posti di lavoro. Ancora più preoccupante pensando al fatto che la struttura fondamentale del nuovo impianto industriale non è stata modificata rispetto al progetto iniziale (che costava la metà). Visto che si tratta di un investimento interamente “pubblico” (e poco importa che Cantone e città a questo punto ne paghino solo l’ottava parte) un “osservatore economico” dovrebbe porsi qualche interrogativo “critico”.
Infine, l’interrogativo di fondo è se queste “scelte strategiche” hanno portato (o porteranno) un miglioramento significativo alle condizioni di chi vive a Bellinzona. Non lo sappiamo, perché è difficile conoscere i determinanti sociali ed economici. Per questo, abbiamo proposto di allestire (come a Lugano) un’analisi della situazione economica e sociale degli abitanti di Bellinzona. Inutile dire che la proposta è stata bocciata dal Consiglio Comunale di Bellinzona. Meglio non sapere!