La settimana scorsa sono state pubblicate le tariffe elettriche per l’anno 2025. Ampia diffusione è stata data al fatto che i prezzi sono diminuiti rispetto al 2024. Le società di distribuzione più importanti del cantone hanno potuto parlare indisturbate di questa diminuzione. Come sempre, è mancata un’analisi più approfondita e oggettiva della situazione. Eppure gli spunti sono parecchi. Proviamo a rimediare ad alcune di queste “amnesie”.
Tariffe 2025: una diminuzione tutta da relativizzare
In maniera generale la diminuzione dei prezzi del 2025 indica un cambiamento di rotta rispetto alle impennate del biennio 2023-2024? I dati non indicano una tendenza di questo genere. Se prendiamo le 10 aziende di distribuzione (su un totale di 11) che hanno pubblicato i prezzi del 2025, la situazione per le economie domestiche è la seguente: ben 4 aziende hanno registrato un aumento medio dei prezzi, da un minimo dello 0,11% a un massimo del 5,76%. Altre 5 hanno effettivamente presentato una diminuzione dei prezzi ma assolutamente contenuta: nessuna di queste ha conosciuto una riduzione superiore al 2,60% (si va da uno -0,13% a un massimo del -2,59%). Solo un’azienda ha offerto una riduzione superiore al 10% per le economie domestiche: le AIL SA con il -12,88%. Come vedremo, anche questo risultato dovrà essere contestualizzato. Un quadro non proprio positivo, dunque, e di sicuro non in controtendenza.
E i prezzi del 2025 subiscono un ulteriore ridimensionamento se si aggiunge un fattore fondamentale: l’evoluzione dei prezzi non solo nel biennio 2023-2024 ma andando ancora più in dietro, in quanto la crescita costante è una tendenza di lunga data. In questo senso, se prendiamo il prezzo standard per le famiglie (H4) sul periodo 2009-2024, una sola azienda ha subito un aumento inferiore al 30% (25,83%), 3 un incremento superiore al 40% ma inferiore al 50%, 1 azienda un aumento superiore al 50% ma inferiore al 60%, ben 5 hanno proposto degli aumenti superiori al 60% ma inferiori al 70% e 1 azienda ha superato la soglia del 77%. Calcolando tutte le aziende, l’aumento medio per questa fascia sul periodo 2009-2024 è stato del 55,62%. Ecco, dunque, che le diminuzioni, nei 5 casi in cui si sono verificate, sono piuttosto marginali rispetto agli aumenti registrati, in particolare quelli del biennio 2023-2024. A questo ritmo, per recuperare gli aumenti intervenuti ci vorranno, in linea assolutamente teorica, almeno due decenni… Per esempio, la SES SA ha contabilizzato sul periodo 2009-2024 un aumento delle tariffe pari al 62,15%, a fronte di una diminuzione, nel 2025, del 2,22%. Per riassorbire gli aumenti cumulati, con un tasso di riduzione delle tariffe pari al 2,22%, i clienti della SES SA dovranno aspettare esattamente 28 anni… Una conclusione s’impone: ormai siamo confrontati a un aumento strutturale delle tariffe elettriche che, difficilmente, visti gli orientamenti delle aziende (e delle autorità municipali che le controllano), potranno essere recuperati e permetteranno di tornare alle tariffe degli anni precedenti. Una maniera per garantire dei profitti elevati alle aziende di distribuzione, soprattutto le più potenti attive in Ticino.
Favorire le grandi imprese a scapito dei normali cittadini e cittadine…
Un altro aspetto degno di nota è il trattamento riservato alle grandi imprese “divoratrici” di energia, quelle che hanno un consumo superiore ai 1,5 milioni di kWh/anno. Non tutte le società di distribuzione di elettricità annoverano nel proprio portafoglio clienti questo tipo di consumatori. Se prendiamo in considerazioni le più importanti (AIL SA, SES SA, AMB e AIM), appare evidente la disparità di trattamento fra le economie domestiche e questi grandi aziende private. Infatti, per le tariffe 2025, le AIM hanno aumentato le tariffe a tutte le economie domestiche e alle piccole e medie imprese. Invece, i grossi consumatori aziendali sono stati gli unici a subire una diminuzione dei prezzi. L’AMB ha concesso le più importanti riduzioni a questi stessi grandi soggetti privati. La SES SA ha seguito la stessa linea, accordando alle grosse imprese gli sconti più consistenti (superiori al 4,5%). Le AIL SA sono state, da questo punto di vista, in assoluto le più generose: i ribassi si situano tra il 19,55% e il 20,34%, mentre, in media, le famiglie hanno potuto beneficiare di una riduzione del 12,88%. Ora, ci potranno raccontare che la “logica mercantile” determina che i soggetti che assicurano degli acquisti elevati di una determinata merce, ottengano dei prezzi molto più vantaggiosi rispetto ai piccoli consumatori. Non condividiamo questa “logica”, ancora meno quando si parla di energia elettrica, non una semplice merce ma un bisogno fondamentale, prodotto in buona parte a partire da un bene collettivo come le forze idriche (o il sole e il vento). Una disparità di trattamento delle aziende private, imperniate attorno alla ricerca del massimo profitto e non alla soddisfazione di un bisogno sociale fondamentale come l’energia elettrica. Ormai le aziende pubbliche di distribuzione agiscono come qualsiasi azienda a capitale privato. E i risultati sono evidenti…
E nel frattempo le grandi aziende di distribuzione continuano a “turbinare” profitti con la benedizione della politica…
A mancare è stato però soprattutto il dibattito politico che sarebbe dovuto nascere analizzando il rapporto fra l’aumento vertiginoso dei prezzi del 2023 e i risultatiti economici realizzati nello stesso periodo dalle due principali aziende di distribuzione ticinesi, AIL SA e SES SA, le quali, insieme totalizzavano nel 2023 ben 206’551 clienti (116’509 e rispettivamente 90’042), pari a circa il 70% di tutti i consumatori di energia elettrica in Ticino.
Ricordiamo prima di tutto gli aumenti tra il 2022 e il 2023 di queste due aziende, sempre in riferimento al prezzo standard per le famiglie (H4). L’AIL SA ha imposto ai suoi clienti un aumento del 32,15%, da 21,58 a 28,52 ct./kWh. La SES SA dal canto suo ha applicato un aumento del 18,28%, passando da 24,72 a 29,24 ct./kWh. Come risaputo, entrambe le società hanno giustificato queste impennate con l’esplosione dei prezzi sui mercati internazionali dell’energia a causa della guerra in Ucraina, della siccità, ecc. Ovviamente lo hanno fatto come vittime di un sistema che non dipende da loro volontà, come un fatto “ineluttabile”, quasi si fossero limitate ad adattare fatalmente i nuovi prezzi di costo ai prezzi di vendita. La realtà è tutt’altra. E basta leggere con sufficiente attenzione i rapporti di attività 2023 delle due società.
Le AIL SA riportano per il 2023 un utile annuale di 15,590 milioni di franchi, un’esplosione del 159,45% rispetto ai 6,163 milioni del 2022. Gli attivi di questa società sono passati da 298 milioni di franchi nel 2022 a ben 318,5 milioni nel 2023, ossia un aumento di 20,5 milioni di franchi (+ 6,9%)! E infine la questione dei dividendi. Nel 2022, la città di Lugano ha incassato 9,2 milioni di franchi. Nel 2023, quando ai cittadini e alle cittadine sono stati imposti corposi aumenti tariffari, il dividendo versato dalle AIL SA al forziere cittadino è stato di 11 milioni di franchi, pari a un aumento del 19,5%! Addirittura le AIL SA avevano proposto il versamento di un dividendo di 12 milioni di franchi…
La situazione della SES SA è assolutamente speculare a quella delle AIL SA. L’utile d’esercizio è stato incrementato dai 10,727 milioni di franchi del 2022 ai 13,676 milioni del 2023, un saldo positivo di 2,949 milioni di franchi (+ 27,49%). Il tesoro del gruppo è passato da 288,035 a 306,052 milioni di franchi, un aumento di 18,017 milioni di franchi (+ 6,25%). E per il secondo anno consecutivo la SES ha versato un dividendo ordinario di 1,95 franchi per azione e un dividendo supplementare straordinario di 1,05 franchi, per un dividendo totale di 3 franchi per azione (ossia 3,3 milioni di franchi). Con perfidia e arroganza, l’ex sindaco di Locarno Alain Scherrer, concludeva così la sua relazione sul rapporto di attività 2023 della SESA SA: «Le incognite e le sfide per il futuro non mancano, ma una cosa è certa e rimane invariata, ossia la nostra missione di garantire energia per permettere uno sviluppo economico, sociale e sostenibile. Ovunque sul nostro territorio»!
Risultati finanziari pazzeschi dunque. Ciò che li rende particolarmente inaccettabili è che nel 2022, quando sono state presentate le nuove tariffe per il 2023, sono state lanciate petizioni, organizzate dall’MPS in prima linea, per chiedere la rinuncia delle tariffe elettriche decise un po’ da tutte le società di distribuzione, in particolare a Lugano. La legge lo permette. Le autorità politiche cittadine l’hanno rifiutata. Ricordiamo come il sindaco di Lugano, Michele Foletti, ha risposto alla nostra petizione: «Tenuto conto degli aspetti presentati si ritiene come “non percorribile” quanto proposto dalla petizione. Ciò significherebbe infatti mettere a rischio l’esistenza delle AAE stesse [Aziende di approvvigionamento energetico, quindi in questo caso le AIL SA]»[1]. Affermazioni allucinanti alla luce dei risultati che abbiamo presentato. Affermazioni che dovrebbero provocare un dibattito politico infuocato. Invece nulla, silenzio totale da parte di tutti i partiti dei “governicchi” comunali… Nessuna richiesta di assunzione di una qualsivoglia responsabilità politica. Si può continuare a depredare le cittadine e i cittadini. Perché anche i risultati del 2024 presenteranno lo stesso scenario. E allora noi ribadiamo che le tariffe del 2025 devono essere riportate a quelle del 2022! Si tratta semplicemente di ridare agli utenti/clienti il frutto di un guadagno di natura totalmente speculativa. Nell’attesa di ripensare politicamente tutta la filiera dell’energia elettrica, anche in vista delle future e fondamentali scadenze delle principali concessioni per lo sfruttamento delle forze idriche, nel senso di una loro socializzazione per soddisfare dei bisogni primordiali collettivi, anche tenuto conto delle esigenze imposte dalla transizione climatica ineluttabile.
*una versione ridotta di questo articolo è apparsa sul quotidiano La Regione sabato 14 settembre 2024.
[1] Risoluzione municipale del 12 gennaio 2023, in risposta alla Petizione “No all’aumento delle tariffe elettriche e del gas”