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A pochi giorni dalle elezioni tedesche, cresce l’influenza di Pechino sull’AfD, secondo partito nei sondaggi. Alice Weidel, la leader del partito di estrema destra, è una star sui social cinesi.

A pochi giorni dalle elezioni politiche tedesche di domenica 23 febbraio, un fenomeno sta attirando l’attenzione degli osservatori internazionali: il crescente sostegno cinese all’AfD, il partito di estrema destra tedesco dato dai sondaggi intorno al 20% come seconda forza politica del paese, e in particolare alla sua leader Alice Weidel.

Sui social media cinesi proliferano video dedicati a Weidel, soprannominata “Iron Lady” in riferimento a Margaret Thatcher. I contenuti, caratterizzati da riprese soft-focus accompagnate da melodie malinconiche, la ritraggono come una figura quasi romantica della politica tedesca. Decine di account, alcuni con migliaia di follower, condividono materiale elettorale dell’AfD sottotitolato in cinese e numerosi primi piani della leader, inclusa curiosamente la foto di una giovane donna bionda che non ha nulla a che fare con la politica.

Una leader che parla cinese

L’interesse di Pechino per Weidel non è casuale. La leader dell’AfD ha trascorso sei anni in Cina, parla cinese e ha conseguito un dottorato sul sistema pensionistico del paese. Mentre in Germania tende a non enfatizzare questa esperienza, per molti cinesi rappresenta una potenziale alleata che “comprende veramente” il loro paese. Il Partito Comunista, invece, usa spesso l’argomento opposto per screditare i critici occidentali, sostenendo che non abbiano una conoscenza reale della Cina.

L’entusiasmo cinese per l’AfD si inserisce in un contesto più ampio di rapporti privilegiati tra il partito tedesco e Pechino. Lo scorso luglio, una delegazione dell’AfD guidata dalla stessa Weidel ha visitato la Cina, incontrando rappresentanti governativi a Shanghai e Pechino. “I nostri interlocutori cinesi sono stati molto aperti e interessati a noi e si sono dimostrati anche molto ben informati sul nostro lavoro a Berlino”, ha dichiarato Weidel al ritorno.

Victor Gao, vicepresidente del think tank Centre for China and Globalization, legato al regime, in un video di dieci minuti descrive Weidel come una potenziale salvatrice della Germania, sostenendo che la sua candidatura a cancelliere rappresenti “il desiderio di tutti i cittadini comuni” tedeschi. Il messaggio è chiaro: solo un ritorno alle strette relazioni economiche con la Cina e la Russia potrà garantire la stabilità tedesca.

Una partnership che va oltre l’economia

La popolarità di Weidel in Cina ha ormai superato i confini del mondo online. Mentre in passato Angela Merkel era spesso l’unica politica tedesca conosciuta dai cinesi, oggi è più probabile che un giornalista tedesco si senta chiedere di Weidel. Il nome dell’attuale cancelliere Olaf Scholz è invece noto a pochi. La narrativa che emerge dai media cinesi dipinge un quadro fosco della Germania attuale, parlando di “condizioni caotiche”, disoccupazione massiccia e un’economia in caduta libera. In questo contesto, Weidel viene presentata come una figura “pragmatica”, mentre l’orientamento di estrema destra dell’AfD viene largamente ignorato.

La posizione di Weidel sulla geopolitica asiatica è particolarmente apprezzata a Pechino. Durante una recente intervista televisiva con Sandra Maischberger, la leader dell’AfD ha affermato che la Germania deve tenersi fuori dai conflitti degli Stati Uniti: “Non abbiamo nulla da perdere nella questione di Taiwan o nell’Indo-Pacifico. I nostri interessi di sicurezza sono qui”. Questo allineamento con le posizioni cinesi trova riscontro anche nell’attività parlamentare dell’AfD. Lo scorso dicembre, il partito ha presentato una proposta di “strategia autonoma per l’Indo-Pacifico” che metteva in discussione il sostegno tedesco a Taiwan e suggeriva di ridurre la partecipazione della Germania alle esercitazioni NATO nella regione – una mossa che sembrava studiata per compiacere Pechino.

La convergenza tra AfD e Cina si estende anche alla visione dei media e del ruolo dello Stato. In alcuni documenti interni, il partito ha espresso ammirazione per il sistema mediatico controllato dal Partito Comunista Cinese, descrivendolo come più efficace di quello tedesco nel resistere alle “campagne internazionali”. Ma è soprattutto sul piano ideologico che emerge una singolare sintonia: secondo questi stessi documenti, mentre i governi tedeschi avrebbero minando lo stato-nazione attraverso politiche di “immigrazione di massa”, la Cina viene descritta come “forse il partner più importante” nella difesa della sovranità nazionale.

Una simile narrativa trova terreno fertile nei social media cinesi, dove Weidel viene celebrata non solo per la sua presunta eleganza e carisma, ma anche per la sua retorica che molti utenti cinesi trovano “affascinante” e persino “seducente”. La sua popolarità ha raggiunto nuove vette dopo la sua conversazione con Elon Musk, figura molto ammirata in Cina.

Eppure, i rapporti tra AfD e Cina hanno assunto contorni problematici lo scorso aprile, quando il procuratore federale tedesco ha arrestato Jian G., assistente di Maximilian Krah, candidato di punta dell’AfD alle elezioni europee. G., che era “assistente accreditato” nell’ufficio di Bruxelles di Krah, è accusato di aver fornito informazioni a Pechino su infrastrutture critiche europee e di aver spiato membri dell’opposizione cinese in Germania. L’episodio, che ha portato alla sospensione immediata di G. dal Parlamento europeo, non sembra tuttavia aver scalfito il rapporto privilegiato tra il partito tedesco e la Cina.

*articolo apparso sul blog substack.com