Per il diritto dei popoli, contro il militarismo!

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Nelle relazioni internazionali, la forza sta sostituendo il diritto. È il caso dell’Ucraina, invasa dalla Russia in spregio al diritto internazionale, che sta conducendo una guerra spaventosa, con massacri di civili, violenze sessuali e tortura generalizzata dei prigionieri. È anche il caso di Israele, dove Netanyahu sta conducendo una guerra di genocidio a Gaza, intensificando la colonizzazione in Cisgiordania, invadendo il Libano e persino la Siria, con il benestare della comunità internazionale.

Da molto tempo gli Stati Uniti hanno una particolare responsabilità nella militarizzazione del mondo. Sono gli Stati Uniti che da decenni permettono allo Stato di Israele di violare le risoluzioni dell’ONU e sono anche loro che armano la sua armata genocida. Dall’Iraq all’Afghanistan, gli Stati Uniti sono stati i principali fautori della guerra nel mondo negli ultimi anni.

Con l’elezione di Trump, l’imperialismo americano ha tuttavia superato una nuova tappa. Gli Stati Uniti minacciano ora tutti i loro vicini, dalla Groenlandia a Panama, passando per il Messico e il Canada. Trump nega anche i diritti del popolo ucraino e sostiene l’aggressione russa. Trump e Putin stanno quindi disegnando un mondo in cui non esisterebbe altra legge se non quella del più forte.

Per far fronte alla politica di Trump, l’Unione europea ha scelto la via del riarmo, con un piano per aumentare notevolmente i bilanci militari e schierando le armi nucleari francesi in tutta Europa.
Si tratta scelte che hanno come primo obiettivo quello di legittimare lo smantellamento del servizio pubblico e di giustificare le politiche di austerità, spiegandoci che dobbiamo stringere la cinghia per far funzionare a pieno regime le fabbriche di armi.

Pur non facendo parte dell’Unione Europea, la Svizzera, come sempre, anticipa i tempi. E di fatti erano passati pochi mesi dalla invasione russa dell’Ucraina, che già la consigliera federale Viola Amherd  e il Consiglio federale, seguiti a ruota dal Parlamento, proponevano un aumento progressivo della spesa fino a raggiungere l’1% del PIL nel 2030, passando dagli attuali 5 miliardi spesi per l’esercito a circa 8 miliardi di franchi.

Tutto questo avviene in un contesto in cui il Consiglio federale propone di realizzare un piano di risparmio che toccherà diversi settori, in particolare formazione, sanità e socialità. Un piano pesante (ripartito su 59 misure) che, secondo il programma messo in consultazione dal governo ammonta complessivamente a  2,7 miliardi di franchi nel 2027 e a 3,6 miliardi di franchi nel 2028.
Per il 2025 l’esercito riceverà 530 milioni in più rispetto all’anno procedente. E per realizzare questo obiettivo, il Parlamento ha deciso di tagliare decine e decine di milioni sul personale della Confederazione, nella cooperazione internazionale e nella politica di asilo. Altri, come detto, seguiranno.
A tutto questo si aggiungono i progetti per rilanciare e potenziare l’esercito, aumentando anche gli effettivi; è in questo contesto che si susseguono le proposte per ridurre le possibilità di ricorrere al servizio civile.

Tutte queste politiche si basano su una menzogna colossale, e cioè che l’aumento delle spese militari possano in qualche modo garantire la pace (la famosa deterrenza): tutto questo non è mai avvenuto e non avverrà nemmeno adesso. La costruzione di una pace duratura può avvenire solo sulla base della giustizia e del diritto. È affermando il diritto dei popoli all’autodeterminazione, sia in Ucraina che in Palestina, che si potrebbero gettare le basi di un ordine giusto, senza il quale non può esserci pace duratura.

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