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E così il passo è fatto ed il “tabù” è stato rotto: di fronte ad una nuova rapina le forze social-liberali (Verdi e PS) hanno deciso di allinearsi alle politiche tradizionali della destra: chiedere il rafforzamento degli strumenti repressivi (polizie, guardie di confine, ecc.) considerati gli unici strumenti per rispondere all’aumento della criminalità.

 

Così, nello stesso pomeriggio, l’UDC chiede di aumentare le guardie di confine, di tornare a presidiare  le frontiere, se necessario mobilitando l’esercito; poco importa all’UDC che in realtà, al di là della stretta attualità,  i dati oggettivi non confermino la gravità della situazione:  “checché ne dicano le statistiche” è il punto di partenza dell’UDC

Il PS si colloca in parte nella stessa linea e  ritiene la situazione “sul fronte dei reati gravi nel nostro Cantone sembra non migliorare”. Così si chiede che Pedrazzini, capo del dipartimento  delle istituzioni, venga a riferire in Parlamento su quanto è stato fatto e, nel  frattempo, si dà, anche se in forma indiretta, qualche idea su come combattere la criminalità. Manco a farlo apposta siamo sulla stessa linea UDC, in forma certo meno “bruta” e più sofisticata. Ma le misure sono le stesse. Più poliziotti (in particolare con la  possibilità di ricorrere ad aiuti da parte di polizie comunali del Luganese e del Sopraceneri per far fronte alla situazione particolare nel Mendrisiotto), più controlli di polizia (attuando controlli sistematici di polizia sulle strade d’entrata in Svizzera), o ancora chiedendo il sostegno, sempre in maggiori uomini, alle polizie degli altri cantoni. 

 

La furbesca “concretezza”  di Savoia

 

Di stampo nettamente leghista invece l’orientamento dei Verdi che hanno pensato bene di sfruttare l’attuale situazione a fini di pura propaganda elettorale. Diciamo questo per due ragioni. La prima è che viene dalla loro iniziativa la tendenza a drammatizzare la situazione (saremmo assediati dalla malavita e dobbiamo quindi difenderci con ogni mezzo!); la seconda è che, come sempre ha fatto la Lega, si propongono soluzioni che tali non sono. Per i Verdi l’aggravante è che di proposte non ne fanno nemmeno una: non hanno nemmeno la concretezza (discutibile, evidentemente ai nostri occhi) di UDC e PS che, perlomeno, qualcosa propongono. Così il compito dei partiti (ed anche il loro) sia quello di “mostrare disponibilità e collaborazione verso le proposte che verranno messe sul tappeto, a cominciare da quelle che auspichiamo il Governo presenti già nel corso della settimana”. Loro, naturalmente, non ne fanno. Si limitano a mostrarsi “disponibili”. Ma, ricordano, loro la “grande proposta” l’hanno fatto già un anno fa attraverso la proposta di iniziativa federale (cioè un’iniziativa votata dal Parlamento ed indirizzata all’Assemblea federale che dovrebbe poi adottarla) che vorrebbe concedere al Ticino uno statuto speciale. Vediamola questa concretissima proposta:”Il Canton Ticino chiede alla Confederazione, entro i limiti di legge (art. 84 Costituzione federale), l’introduzione di zone a statuto speciale nelle quali attuare contromisure specifiche alle conseguenze negative degli accordi di libera circolazione e agli accordi bilaterali. Tali zone interesserebbero le regioni periferiche particolarmente esposte, sulla base di valutazioni oggettive delle conseguenze della libera circolazione e degli accordi bilaterali in generale”.

Il che significa che tra tempi di discussione e di adozione  in Ticino, tempi di discussione ed adozione in Parlamento, tempo di discussione ed adozione di “contromisure” l’Unione Europea forse non esisterà nemmeno più e quindi il problema sarà risolto…

Naturalmente questa proposta piace a Bignasca che, ancora lo scorso settembre sul sito on line del Mattino, rilasciava un’intervista dichiarava che “I partiti ticinesi devono unirsi e chiedere uno statuto speciale per il Ticino! ” proprio quanto chiede oggi i Verdi.

Naturalmente, anche ammesso e non concesso che il Parlamento nazionale sostenesse tale proposta, a nessuno passa per la mente che le misure più importanti che dovrebbero essere prese per combattere le conseguenze degli accordi bilaterali (a cominciare dall’introduzione di un salario minimo legale) si urteranno con la disposizioni del diritto federale; come ci hanno ricordato, bocciando la nostra iniziativa sul salario minimo, gli stessi partiti con i quali oggi si invita a collaborare.

 

Pseudorealismo elettorale

 

In realtà, tutti lo sanno, l’aumento del dispositivo repressivo non impedirà minimamente la recrudescenza dei fenomeni malavitosi. Essi sono invece il frutto di un degrado della società che tocca non solo le nostre regioni, ma anche le ragioni a noi vicine. Proprio quella Lombardia per gran parte governata dagli amici di Giuliano Bignasca, i Leghisti italiani che possono addirittura contare sul ministro degli Interni Maroni. Naturalmente di queste cose quando si incontra con Bossi e Maroni Bignasca si dimentica di parlarne.

In queste prossime settimane sentiremo ancora varie proposte in questa direzione. La dinamica securitaria paga, come ha dimostrato in questi anni Blocher e le sue campagne. A poche settimane dalle elezioni era inevitabile che questi fatti di cronaca venissero sfruttati per una squallida campagna elettorale alla quale sembra ormai non abbia rinunciato nessuno.

Certo tutti ci diranno che è necessario rispondere alle “ansie” della popolazione, dimenticando che le “ansie” sono una costruzione sociale alla quale contribuiscono proprio coloro che detengono il potere attraverso tutti i mezzi (a cominciare dai media) di cui possono disporre. In realtà solo l’abolizione della insicurezza sociale, solo l’eliminazione di ampie sacche di povertà e degrado sociale, in Ticino e nelle regioni vicine, possono rappresentare la migliore “prevenzione” contro fenomeni come quelli ai quali abbiamo assistito in queste ultime settimane. Il compito di una sinistra di sinistra dovrebbe essere proprio quello di ricordarlo con forza ed anche controcorrente. Cedere su questo terreno, come ci pare si stia facendo, significa spianare la strada ad un ulteriore rafforzamento politico ed elettorale della destra.