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Pubblichiamo qui di seguito l’intervento del 27.9.2011 del nostro deputato in Gran Consiglio in occasione del dibattito generale nel parlamento cantonale sulla questione BancaStato.

 

La vicenda sorta attorno al siluramento del direttore Barbuscia è soltanto la punta di un iceberg.

 

Tutte le vicende che adesso vengono qua e là sollevate, in particolare da una stampa sempre compiacente a non disturbare i manovratori, sono state sistematicamente denunciate dal mio partito l’MPS nel corso di questi ultimi dieci anni. Basterebbe leggere i numerosi articoli pubblicati sul nostro  giornale Solidarietà per rendersene conto.

 

Non parlo naturalmente solo degli scandali (e attenzione: pure ora di alcuni si parla,su altri si preferisce glissare…), ma della politica di BancaStato, del modo in cui è stata gestita, nel modo in cui è stata diretta, dello sviluppo (chiamiamolo così…) dei suoi affari.

 

Una politica della quali i primi responsabili sono quasi  tutti i partiti presenti in questo Parlamento e nel Consiglio di Stato. I vostri partiti che siedono con i vostri  rappresentanti (e non dite il contrario: non vi crede più nessuno!) nel consiglio di Amministrazione (in quello attuale ed in quelli, ancora più numerosi, degli anni precedenti).

 

Una responsabilità alla quale oggi si tenta di sfuggire mettendo in primo piano lo “sgarro” commesso da Pelli e soci nel loro disastro comunicativo a proposito della destituzione di Barbuscia.

 

Ma basterebbe ricordare, tra le molte, due  questioni importanti per mettere in luce la responsabilità vostra e dei vostri partiti.

 

La prima: la cosiddetta scarsa redditività della banca. E pensare che 8 anni fa avete votato una nuova legg  proprio perché avrebbe permesso a BancaStato di migliorare la propria redditività.

 

Vi abbiamo sentiti, durante la campagna referendaria che MPS aveva promosso nel 2003 (soli contro tutti, combattuti persino dal Partito Socialista) spiegarci che noi volevamo impedire alla banca di crescere, di proteggersi, di svilupparsi in nuovi settori.

 

Dopo otto anni il risultato è magrissimo: se l’obiettivo della nuova legge e del nuovo corso di BancaStato era quello di migliorare la sua redditività: ebbene siamo di fronte ad un vero e proprio fallimento.

 

Noi, naturalmente, non ci strappiamo le vesti per questa mancato sviluppo della redditività. Per MPS non è mai stato una priorità. Avevamo detto che prioritario era che la Banca sviluppasse soprattutto la sua specificità di banca pubblica, apportando un contributo originale e diverso da quello delle altre banche all’ economia del cantone.

 

Che senso ha, ci eravamo chiesti, avere una banca pubblica che prende a modello le altre banche? Che si vuole comportare come le altre? Che ricerca la massimilizzazione del profitto?

 

Di questo tema della redditività  se ne era occupato anche il presidente Pelli, un paio d’anni dopo l’approvazione della nuova legge.

 

Verso la fine del 2004, Pelli intervistato da la Regione, sulla deludente performance di BancaStato, malgrado disponesse con la riforma approvata di nuovi strumenti di azione sosteneva che la “ormai cronica situazione di bassi tassi di interesse” non permetteva a BancaStato di sviluppare i nuovi prodotti (in particolare i famigerati derivati) previsti dalla riforma.

 

In poche parole i bassi tassi di interessi sarebbero stati all’ origine del mancato sviluppo della redditività di BancaStato.

 

Il che ci sembra un ragionamento assai curioso (per non dir peggio) da parte del presidente di una banca pubblica. Poiché significa che la condizione di base che garantirebbe la  “felicità” di BancaStato (alti tassi di interesse) corrisponderebbe all’”infelicità” dei normali cittadini, cioè dei «proprietari» della banca. Alti tassi di interesse significherebbero  aumento di ipoteche ed affitti, maggiori difficoltà per le attività economiche ed occupazionali, una erosione del potere d’acquisto dei salari, e tanto altro ancora.

 

Ma veniamo alla seconda questione, quella del controllo e della trasparenza.

A mostrare, anche qui, tutto il fallimento della riforma votata da voi otto anni fa, ci ha pensato il consiglio di amministrazione della banca nella conferenza stampa di venerdi scorso.

 

In quella occasione il CdA ha affermato, ed ha purtroppo ragione, che compito della commissione di vigilanza sul mandato pubblico  non è di occuparsi dei problemi interni alla banca (come potrebbe essere la sostituzione del direttore) ma di verificare se, nel suo complesso, con la sua politica la banca adempie al mandato pubblico.

Mandato pubblico che, vale la pena ricordarlo, sono gli organi stessi della banca a definire e non questo parlamento o un altro organo democraticamente eletto dai cittadini.

 

Questo cambiamento di impostazione è avvenuto in effetti con il mutamento di controllo intervenuto con la nuova legge e che MPS aveva messo al centro del dibattito referendario.

 

Che questo parlamento abbia ormai deposto armi e bagagli nei confronti di BancaStato lo confermano non solo il fatto che in otto anni di declino non una volta siete stati capaci in questo allegro consesso, in occasione della discussione sui conti della banca, di inviare messaggi forti e chiari, chiedendo un cambiamento di rotta. E almeno questo poco la legge su Bancastato ve lo avrebbe permesso.

Nemmeno quando BancaStato (vogliamo ricordarle queste cose) riusciva, come amministratore di parte della sostanza della cassa pensione dello Stato a fare peggio degli altri gestori.

 

Ma che dire di un Parlamento che accetta, come avvenuto pochi mesi fa, di essere sorpassato e messo sulla “touche” dal CdA di BancaStato nella vicenda dell’acquisto di Unicredit Suisse.

 

Perché le cose, cari colleghi e care colleghe, sono proprio andate così. Di fronte alle vostre, giuste, esitazioni, il CdA ha deciso di tirare dritto e di mettervi di fronte al fatto compiut.

 

Procedendo all’acquisto malgrado i dubbi giuridici sulla fattibilità dell’operazione che avevano spinto il governo a presentare un messaggio di modifica della legge.

 

Ed ora (anche qui è ora che Pelli ed il consiglio di amministrazione la smettano di raccontare balle) proprio per lo sviluppo di questa operazione ci vengono a chiedere 130 milioni per l’aumento di capitale. Cercano di aggirare ancora una volta il Parlamento attraverso la proposta di varianti (in particolare cercando di far decidere al Consiglio di Stato).

 

Naturalmente in tutte queste vicende una responsabilità altrettanto importante spetta al Consiglio di Stato che, si può dire (perlomeno) è venuto meno al suo dovere di rappresentante della proprietà.

 

Chiedere che si attui un cambiamento radicale  è il minimo che si possa fare per rispetto dei cittadini e delle cittadine alle quali avete chiesto, otto anni fa, fiducia.

Un fiducia che, sebbene in modo risicato visti gli schieramenti in campo (il solo MPS riuscì comunque a far votare No al 42% della popolazione), eravate riusciti ad ottenere a favore del cambiamento. Un fiducia che non è stata assolutamente ripagata. Una fiducia che non meritavate otto anni fa e non meritate ora.

 

Alla luce di questa situazione non rimane altro che mandare a casa l’intero Consiglio di Amministrazione ed iniziare una discussione di fondo con tutte quelle forze e personalità del mondo economico, associativo e cultura che si sono espressi in modo chiaro a favore dello sviluppo di Bancastato come banca pubblica.

 

Aspetti contenuti nella mia proposta di risoluzione che vi invito a votare.

 

Non credo però che le direttive dei vostri partiti vi permettano di avere questo coraggio civico.

Dunque da parte del mio partito stiamo valutando:

  • l’invio di un dossier su Bancastato alla Finma;
  • la promozione di una perizia sulla gestione di Bancastato
  • e la costituzione di un comitato unitario aperto alla società civile con l’obiettivo di lanciare un’iniziativa popolare che faccia cambiare politica a Bancastato.