Sarà necessario aprire una riflessione profonda su quanto sta accadendo in questi ultimi mesi sul terreno sociale. Sarà necessario e impellente farlo per chi si pone il problema di verificare, fuori dalla retorica di piazza o mediatica, l’adeguatezza o meno della risposta che e’ in campo rispetto alla inaudita gravità dell’attacco che viene portato da padroni governo e dai loro complici.
Dobbiamo purtroppo constatare che stiamo procedendo a passo spedito verso la sconfitta sociale più cocente dal dopoguerra ad oggi e senza nessuna vera resistenza organizzata. Al di là dei tempi della dinamica parlamentare, da qui a poche settimane lo screditato e mai cosi poco amato parlamento italiano approverà la sostanziale cancellazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori, rendendo praticamente libero il licenziamento per instaurare, grazie al drammatico combinato disposto con la crisi e i suoi effetti, la paura nelle fabbriche, negli uffici. Prima della necessaria riflessione vorrei però si facesse di tutto per tentare di bloccare il Parlamento.
L’agenda dell’opposizione sociale è clamorosamente scarna di impegni. Sono programmati presidi davanti al parlamento venerdì 8, la Fiom sostiene iniziative il 13 e il 14. Il 22 giugno il variegato mondo del sindacalismo di base ha proclamato sciopero ed è un fatto positivo sebbene non sia lo sciopero generale di cui abbiamo un disperato bisogno. Oggi solo la Fiom, grazie allo straordinario consenso che in questi due anni si è accumulato potrebbe rappresentare il perno su cui costruire un vasto fronte sociale. La proclamazione dello sciopero generale dei metalmeccanici avrebbe il pregio di aggregare tutte le soggettività resistenti. Produrrebbe nuove pressioni verso un gruppo dirigente cgil appagato dalla finta modifica sull’art. 18. Lo sciopero Fiom rimetterebbe al centro della discussione del paese l’art. 18, mentre oggi è del tutto evidente che in campo ci sono solo le pressioni di segno opposto, da confindustria a settori politici. Lo sciopero Fiom potrebbe essere il volano per quella mobilitazione generale, prolungata che è resa necessaria dalla dimensione dello scontro. Ma il segretario generale Landini ha detto no, prima in segreteria poi all’assemblea dei delegati Fiom, ad una nuova proclamazione di sciopero della sola Fiom dopo quello dello scorso 9 marzo. Capisco la necessitaà di chiedere conto ad una Cgil che proclama 16 ore di sciopero per non farle, ma se non lottiamo ora, prima che il parlamento cancelli l’art. 18, quando lo faremo? Se non ora quando? Dobbiamo proclamare sciopero generale e da subito organizzare il presidio permanente dei palazzi, evitando di interloquire, come nell’iniziativa di sabato 9, con partiti di governo come il PD, al cospetto del quale il moderato Hollande è un temibile sovversivo. I palazzi vanno presidiati, non bisogna entrarci.
* Segreteria nazionale Fiom. Il presente articolo è apparso sul sito www.ilmegafonoquotidiano.it